Dopo la condanna dell’Europa per i fatti di Genova si sono scatenate le polemiche sull’Assessore alla Legalità di Roma Capitale Alfonso Sabella da parte di chi ne chiede le dimissioni mettendolo sullo stesso piano di Gianni De Gennaro. Ma se ci si basa sui fatti, appare evidente come le due posizioni non siano paragonabili…
L’assessore Sabella all’assemblea pubblica sui Punti Verde Qualità il 29 gennaio 2015
Titola La Repubblica del 7 aprile la Corte di Strasburgo condanna l’Italia: “Alla Diaz fu tortura, ma colpevoli impuniti” . E ciò è ancora più grave se si pensa che da anni un vasto fronte della società civile e qualche esponente della politica chiedono invano l’introduzione in Italia del reato di tortura, mancanza grazie alla quale sono rimasti impuniti molti esponenti delle forze dell’ordine protagonisti dei pestaggi e delle torture di inermi manifestanti nel luglio 2001 in occasione del G8 a Genova. Non solo impuniti ma anche premiati: in questi anni sono rimaste inascoltate le grida di chi segnalava che proprio quegli stessi esponenti delle forze dell’ordine facevano fulminanti carriere. In proposito si veda l’articolo de Il Manifesto di due giorni fa: Genova 2001, le carriere folgoranti dei poliziotti “della Diaz”. E molte sono le ombre sull’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, oggi Presidente di Finmeccanica (1)
Su De Gennaro si sono avvicendate dichiarazioni contradditorie all’interno dello stesso Partito Democratico: al Presidente Orfini che ha definito “vergognoso” il fatto che De Gennaro fosse alla presidenza di Finmeccanica, il Presidente Renzi ha replicato che “Per il rispetto che dobbiamo a Finmeccanica, agli azionisti e a chi ha fiducia in questa società sui mercati, diciamo che il governo non ha alcun dubbio su De Gennaro”. Ma Orfini non ha fatto passi indietro:“Resto della mia idea: il cambiamento che il Pd sta promuovendo nel Paese non dovrebbe fermarsi di fronte alla porta dei soliti noti”.
In tutto questo c’è chi ha pensato di tirare in ballo l’assessore alla Legalità di Roma Capitale Alfonso Sabella, che al G8 di Genova era dirigente dell’Amministrazione penitenziaria (DAP) : parte con gli attacchi il quotidiano romano Il Tempo, si aggiungono in tanti, a cominciare dal centrodestra (Cicchitto) e M5S (Grillo), mettendo Sabella nello stesso fascio di De Gennaro, e chiedendo le sue dimissioni.
Ma siccome noi di Carteinregola andiamo sempre a “vedere le carte”, ci siamo chiesti cosa ci fosse veramente a carico dell’assessore alla Legalità che sta rivoltando la Capitale come un calzino per verificare la correttezza degli atti amministrativi, soprattutto delle opere date in affidamento diretto e non tramite gare di evidenza pubblica. Uno che solo pochi giorni fa aveva avuto il coraggio di dire che “ la mafia romana è più invasiva e pericolosa di Cosa Nostra siciliana, quella del tritolo e dei kalashnikov, una mafia che non occupa il territorio, bensì le istituzioni. E abbiamo scoperto che la posizione di Sabella non è affatto assimilabile a quella di De Gennaro, che è stato rinviato a giudizio per istigazione alla falsa testimonianza nelle indagini inerenti ai fatti del G8 , è stato assolto in primo grado, poi condannato in appello ad un anno e quattro mesi di reclusione e infine assolto in Cassazione, con una sentenza che ha lasciato comunque aperti molti interrogativi, dato che è stato invece condannato Francesco Colucci, che secondo l’accusa avrebbe ritrattato quanto detto in precedenza «aggiustando il tiro» dei suoi ricordi per tenere lontano dalla vicenda proprio l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro (2). Senza dimenticare che era compito del capo della Polizia De Gennaro destituire i funzionari condannati che invece hanno poi fatto quelle carriere (3)
Quello che abbiamo trovato a carico di Sabella, per chi volesse sapere come sono andate veramente le cose almeno dal punto di vista della verità giudiziaria, e da una fonte non sospetta – visto che l’articolo è del Manifesto, del 15 aprile 2005, è che Sabella “A Bolzaneto vide che i detenuti erano tenuti in piedi con la faccia contro il muro, ma non fu testimone diretto delle violenze più gravi, né della loro sistematicità, quindi non avrebbe potuto impedirle” E il Manifesto cita le parole dei magistrati genovesi: “Sabella era indubbiamente in posizione di garanzia rispetto ai diritti dei detenuti». Le testimonianze però confermerebbero che il magistrato «era costantemente in San Giuliano, dove per la localizzazione (vicino alle manifestazioni, ndr) temeva situazioni di maggiore tensione; la sua presenza in Bolzaneto è stata limitata a visite occasionali, anche se ripetute; inoltre il suo arrivo in qualche modo era sempre preannunciato in quanto era sempre scortato».«Appare quindi verosimile che nel corso di queste visite non siano stati posti in essere alla presenza del magistrato singoli e specifici atti di violenza», anche perché Sabella era «l’unico non appartenente alle forze dell’ordine e quindi non `omogeneo’ alle stesse»
E a noi sembra che di questi tempi, in cui tutti quelli che strillano la propria innocenza si tengono poi ben stretta la prescrizione che li salva dai processi, uno che “unico del G8… non solo ha rinunciato alla prescrizione ma si è anche opposto alla richiesta di archiviazione nei propri confronti, dicendo anzi ‘indagate su di me affinche’ non ci siano ombre'”sia, oltre a una perla rara, degno di rispetto. Anche perchè aggiunge: “Io sono l’unico del G8 ancora processabile, quindi chi mi attacca vada alla Procura di Genova e mi denunci per concorso colposo in lesioni dolose”. E soprattutto perchè assai difficile di quetsi tempi trovare qualcuno che abbia il coraggio di fare autocritica, come Sabella nell’intervista odierna a La Repubblica, in cui all’obiezione sulla difesa dei suoi uomini [gli agenti della polizia penitenziaria NDR] all’indomani dei massacri risponde: “Pensavo fossero stati corretti. Quando ho scoperto cosa avevano fatto, mi sono sentito uno schifo“.
Anna Maria Bianchi Missaglia annaemmebi@gmail.com
Vedi anche l’articolo di La Repubblica del 10 aprile con l’intervista a Sabella: G8, Sabella nella bufera. “Io vittima di una regia, la politica cercava il morto per demonizzare la piazza” L’intervista ad Alfonso Sabella: “Adesso spero in un nuovo processo per cancellare questa macchia sulla mia vita e sulla mia carriera” di GIOVANNA VITALE
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(2) Corriere della Sera, 23 novembre 2011
(3) Repubblica,10 aprile p14. Intervista a ENRICO ZUCCA,pm del processo Diaz: da numero 1 della polizia non sospese i funzionari, il capo dell’Anticorruzione sbaglia a difenderlo