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L’asso nella manica

Creato il 20 febbraio 2014 da Nehovistecose

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Regia di Billy Wilder

con Kirk Douglas (Chuck Tatum), Jan Sterling (Lorraine Minosa), Robert Arthur (Herbie Cock), Porter Hall (Jacob Boot), Frank Cady (Federber), Richard Benedict (Leo Minosa), Ray Teal (Sceriffo), Lewis Martin (McCardle), John Berkes (papà Minosa), Frances Dominguez (mamma Minosa), Gene Evans (vice sceriffo).

PAESE: USA 1951
GENERE: Drammatico
DURATA: 110’

Giornalista senza scrupoli si convince di aver trovato lo scoop della vita quando è tra i primi a soccorrere un poveretto intrappolato in una miniera del New Mexico. Pur di avere l’esclusiva e di montare un servizio a regola d’arte, plasma gli eventi a proprio piacimento e ritarda volutamente i soccorsi, senza accorgersi che la vita del minatore è appesa ad un filo…

Ultimo dramma di Wilder prima di approdare alla commedia. Un apologo sulle aberrazioni del giornalismo ma anche, a un livello più profondo, una metafora della crudeltà umana. “Io non comando gli eventi, li descrivo”, dice l’antipatico protagonista. È una menzogna. Egli è una sorta di demiurgo che, attraverso il potere dei media, CREA la verità che più gli piace. O meglio – e qui si vede tutto il pessimismo di Wilder – la verità che più piace alla massa, una massa pecorona e assetata di sangue che vuole il “lato umano” delle vicende e brama i 15 minuti di gloria di cui parlerà Warhol. Viene tuttora considerato il miglior film sul giornalismo che Hollywood abbia mai partorito, e sicuramente la definizione è azzeccata. Basti guardare alla sua immortale attualità (anticipa situazioni che oggi sono all’ordine del giorno), o alla finezza di una serie infinita di trovate simboliche, annotazioni politiche, riflessioni sociologiche. Ma è soprattutto un film sull’America, sulla sua sete di soldi e potere, sul sostrato di beata ignoranza che da sempre la tiene in piedi. Ipocritamente, certo, ma l’importante è, come dice Giorgio Gaber, far finta di esser sani. Wilder, aiutato dalla magistrale fotografia di Charles Lang, dalle musiche di Hugo Friedhofer e da un’interpretazione perfetta di Kirk Douglas (antipatico a 18 carati), dirige con mano ferma e con quell’eleganza formale che renderà grandi le sue commedie. Inverosimile? Forse, ma ciò che dice è estremamente reale. Lo sguardo distaccato diventa, pian piano, uno sguardo “morale” che dimostra grande sensibilità e mirabile intelligenza. Conosciuto anche col titolo – più azzeccato dell’originale – The Big Carnival. Da non perdere.

Voto



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