Ma tuttavia, come fa notare Agapo (www.agapo.net), mentre gli atti di violenza contro gli omosessuali gay sono oggi denunciati con regolarità nella comunicazione pubblica e mentre tutta la società si appresta a offrire protezione se non a sostenere la causa delle associazioni gay, l’opinione pubblica in genere non sa neanche dell’esistenza degli omosessuali ego-distonici. Non compaiono in nessun talk show, sono persone fastidiose. Perché? Per il semplice motivo che vivono il proprio impulso e orientamento sessuale con disagio. Questa è una forma di discriminazione verso di loro. La cultura dominante, ignorando gli omosessuali ego-distonici, non riconosce la loro sofferenza e liquida la questione con risposte come: «l’omosessualità è una variante naturale del comportamento umano», come se l’assenza di malattia significasse salute o benessere, disinteressandosi in questo modo degli effetti che tali comportamenti generano nella psiche di queste particolari persone. La società li tratta come se il loro disagio fosse esclusivamente dovuto a fattori esterni o alla cosiddetta “omofobia interiorizzata”. La risposta che viene data loro è di vivere in modo sereno la sua tendenza sessuale, ossia di fare proprio quello che crea loro disagio.
L‘Associazione Genitori e Amici di Persone Omosessuali tocca anche la questione “terapia”, già sollevata dallo psicoterapeuta Ricci qualche giorno fa. Quando sui media si parla della cosiddetta “Terapia Riparativa”, subito si accusa: «Vogliono curare i gay», inducendo così a credere che vi sia qualcuno che sia interessato a costringere i gay a cambiare orientamento sessuale con la forza o la manipolazione. Ma nessuno, spiegano, ha in mente di fare questo, men che meno andare contro la volontà della persona. Con la pretesa di proteggere gli omosessuali si nega loro il diritto alla libera scelta terapeutica e questa è pura intolleranza omosessualista, che violenta la libertà degli omosessuali egodistonici, che non condividono l’ideologia libertina della nuova borghesia culturale. Viene contestata anche la posizione, ovviamente politica, del dott. Grimoldi, attuale presidente dell’Ordine degli psicologi in Lombardia, secondo cui: «E’ il concetto stesso di riparazione ad essere sbagliato. Si ripara un’auto quando questa è guasta. Negli omosessuali non c’è niente di guasto», facendo riferimento alla denominazione scientifica “Terapia Riparativa”. Anche lui si è prestato a questo apposito equivoco, ma in realtà a partire dal 1920 il concetto di “riparativo” è assai diffuso nel linguaggio psicologico e si riferisce al danno causato da traumi affettivi subiti nella prima infanzia. Non è affatto legato all’idea di “riparare” gli omosessuali.
La posizione di Agapo è condivisibile: l’omosessualità è una condizione estremamente complessa e variegata, scrivono, e non può esistere una “soluzione unica” valida per tutti. Molte delle persone che la praticano stanno bene, altre, che fanno altrettanto, stanno meno bene; vi sono alcuni, inoltre, che escono dall’omosessualità: la maggior parte lo fa in modo “spontaneo”, altri nell’ambito di un processo spirituale, altri ancora con un aiuto psicologico. Non prenderne atto o volerlo impedire significa ribaltare il principio della tolleranza nel suo esatto opposto.