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L' astrologia

Creato il 25 gennaio 2012 da Lory663
Per conoscere il futuro i romani ricorrevano con cieca fiducia agli astri e alle forze da essi generate, specie a partire dal II secolo a.C., quando si diffusero i culti orientali.
L' astrologia
Durante l’impero, quando il culto ufficiale non era altro che un ripetersi vuoto dei riti ai quali non credeva più nessuno, si affermò prepotente una vera e propria “scienza degli astri”, nonostante la dichiarata avversità delle autorità dello stato. Si diffusero allora gli oroscopi, così seguiti e popolari da essere venduti nei mercati e nelle strade.
Gli astrologi (chiamati chaldei, perché venivano confusi con i magi della Mesopotamia) godevano di maggior credito dei vecchi aruspici; consultarli divenne un’abitudine specie tra le donne di ogni ceto e di ogni disponibilità economica.
La filosofia stoica, che credeva nell’influenza degli astri sui destini degli uomini, favorì la diffusione dell’astrologia anche tra gli intellettuali che contribuirono a darle dignità e credibilità di scienza.
Giorni fasti e giorni nefasti
I romani distinguevano i giorni fasti (da fas: giusto, lecito permesso) nei quali si potevano svolgere ogni genere di attività, sia pubblica sia privata dai giorni nefasti (nec fasti), quelli che, essendo riservati a cerimonie religiose di particolare solennità, rendevano sconsigliabile o proibivano di dedicarsi ad altre attività.
Speciale importanza veniva attribuita al giorno della nascita (dies natalis), specie quando cominciò a dettar legge l’astrologia, ma in generale, la massima attenzione era rivolta ad ogni giorno di particolare importanza nella vita di un uomo o di una donna, come a esempio il giorno delle nozze.
All’influsso dell’astrologia si dovette, già nel corso del III secolo d.C., l’introduzione nel calendario della settimana di sette giorni, ognuno dei quali era riferito a uno dei sette pianeti (compresi Sole e Luna) che con il loro movimento si riteneva governassero il mondo. Ogni giorno fu denominato col nome del dio-pianeta, nomenclatura che è arrivata tale e quale fino a noi (almeno nei paesi di lingua latina) salvo il giorno del Sole (dies solis) sostituito dal “giorno del Signore” (dies dominica, la domenica.

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