L’astronomo Brescia: «da cattolico sostengo l’autonomia della scienza»

Creato il 08 maggio 2012 da Uccronline

L’astronomo italiano Massimo Brescia, docente di Tecnologie Astronomiche all’Università Federico II di Napoli e ricercatore presso l’Inaf (‘Istituto Nazionale di Astrofisica) presso l’Osservatorio astronomico di Capodimonte, dal 2006 membro dell’International Astronomical Union (IAU), ha rilasciato recentemente un’intervista sulla storia dell’astronomia e la situazione sulla ricerca in Italia.

Giustamente si è lamentato del «continuo taglio ai finanziamenti per la ricerca di base», rivelando che «l’Astronomia è una delle discipline più colpite, nonostante l’attivismo, l’intelligenza e la capacità di resistere della comunità astrofisica italiana», e ha anche spiegato come secondo lui il vero artefice della rivoluzione scientifica non è Galilei ma Leonardo da Vinci, il quale introdusse per primo «il metodo sperimentale come pietra miliare della speculazione scientifica moderna. Purtroppo era disordinato e troppo occupato a curiosare ovunque per scrivere trattati sistematici sulle teorie e scoperte che compieva su base quotidiana».

Sulla sua carriera scientifica ha parlato di uno degli ultimi progetti, legato al connubio tra Astrofisica e Informatica, ovvero il progetto DAM e ha anche risposto ad una domanda sull’attività della Specola Vaticana, ovvero un’organizzazione scorporata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), anche se i risultati che si raggiungono vengono pubblicati su riviste internazionali. E’ uno degli Osservatori astronomici più antichi del mondo, risale risale alla seconda metà del secolo XVI, ed è dipendente dalla Santa Sede. E’ in questo osservatorio che Padre Angelo Secchi divenne fondatore della spettroscopia astronomica, diventando il primo ricercatore della storia a classificare le stelle in classi spettrali.

Il dott. Brescia stranamente non ha una grande stima per tale Osservatorio, ritenendo che non sia un «valido esempio di coniugazione tra scienza e fede. Per un motivo molto semplice: non pone scienza e fede sullo stesso piano, ma usa la prima per cercare testimonianze naturali alla seconda. E’ dunque utile e legittima sicuramente, ma non ha la prerogativa suprema della ricerca scientifica: la libertà da qualunque condizionamento del pensiero umano e da dogmi non dimostrabili scientificamente». Dubitiamo fortemente, tuttavia, che l’utilità della Specola Vaticana sia la dimostrazione scientifica di Dio, sorprende questa affermazione.  L’astronomo parla invece con grande realismo dell’argomento tra scienza e fede: «pur essendo un cattolico credente e praticante, ritengo che la scienza debba essere fine a se stessa per poter raggiungere in totale autonomia ed indipendenza le scoperte che rivelino le leggi che governano l’Universo e la natura umana. Qualunque condizionamento assoggetta la scienza ad un mezzo, piuttosto che ad uno scopo. In questo caso Machiavelli sbagliava…».


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