L’ATTESA
Guardavo fuori dalla finestra appannata. C’era freddo ,quel giorno,tanto freddo a Milano. Quel giorno di Dicembre dove il cielo sembrava spremuto da nuvole , erano una sull’altra come lana bianca che serve per imbottire i guanciali. Era un bianco che invocava neve ma, stentava a venire. Sembrava volesse aspettare chissà cosa per donare un po’di luce ai palazzi ,alle vie, alle persone che scivolano sui marciapiedi chiuse nel grigiore del cemento. Pensavo…forse la neve aspetta me …sara’ per qualche ragione strana ma penso proprio che aspetti me. Col gomito del maglione sfregavo, ogni tanto, il vetro per osservare meglio il pezzo di cielo che si vedeva a malapena e aspettavo, nel silenzio, in quella piccola stanza presa in affitto per centomila lire al mese. Aspettavo e ,la speranza restava appesa sulla tenda della finestra appannata.
La busta, invece, restava li,sullo spazio appena vuoto della mensola ,dove erano appoggiati i libri di anatomia di Giovanni. I minuti passavano lenti e oramai era gia’ un’ora che stavo con gli occhi attaccati al vetro . Non osavo aprire quella busta anonima che poteva contenere la mia ,anzi, la nostra felicita’. No, non potevo più aspettare altrimenti non avrebbe nevicato e, io lo volevo con tutte le mie forze, perché era così che mi piaceva pensare.
Presi la busta e la guardai bene, non riuscivo a vedere niente di particolare e oltretutto era anche leggera come se dentro ci fosse stata una piuma di cigno. Le mie dita tremanti avevano cominciato a staccare i lembi ,spesso si arrendevano e non andavano avanti.
Mi decisi inghiottii il respiro e la aprii completamente. Il foglio piegato era inodore, lo guardai avanti e dietro passandolo da una mano all’altra .
Tra un po’ sarebbe arrivato Giovanni e non avevo preparato neanche la cena.
Va bene ,mi sono detta ,o ora o mai piu’e poi non nevica se non mi decido. Aprii finalmente .Quel foglio ad occhi chiusi. Così l’avevo aperto ma, io serravo le ciglia e navigavo nel buio della mente. Poi,con il cuore accelerato,mi feci coraggio e guardai prima sfocatamente e poi con gli occhi da lince affamata. Si , Oddio!! E’ si ! Oddio non ci credevo! E’ si …e’ si…. e’ si…. …e’ si’. Un coro di voci bianche si rincorrevano nella piccola stanza e tra le pareti sonanti della mia testa . E’ si ….e’ positivo!!! E’ positivo! Aspetto un bambino. Il mio bambino,il nostro bambino. Dio,Dio grazie! Grazie , grazie ….grazie .
Fuori cadevano gia’i primi fiocchi di neve mentre Giovanni bussava alla porta come lui sapeva fare.