Fonte: Wikipedia
Un po’ di tempo fa Simonsays101 aveva citato un mio tweet in un suo articolo: in pratica stavamo parlando del nuovo singolo di Mariah Carey “You’re mine (Eternal)”, lui aveva affermato che non bastava mettere in mostra il proprio davanzale per avere successo, e io, che ovviamente devo sempre spararla grossa, gli ho risposto che aveva ragione, e che per avere successo bisogna mettersi completamente nudi su una palla da demolizione. Poi lui ha scritto un articolo a riguardo della canzone, e non trovandomi completamente d’accordo con lui, volevo lasciargli un commento, ma siccome c’erano troppo cose da dire, ho pensato direttamente di fare un nuovo articolo. Prima di passare alle mie opinioni, facciamo un breve ripasso.
Mariah Carey, l’ultima Diva con la d maiuscola che sia rimasta, non ci regala un album di inediti dal 2009, e già da un paio di anni ci stuzzica l’appetito con la pubblicazione di qualche singolo e con l’annuncio di diverse date per l’uscita del suo disco che però non sono state mai rispettate. A San Valentino ha deciso di regalare a tutti gli innamorati quello che sembra davvero essere il singolo che anticipa finalmente il suo album (in uscita il 6 maggio): il brano in questione come ho già detto si chiama “You’re mine (eternal)”, e ce ne siamo già occupati in “Novità di febbraio 2″.
Sul web si leggono diverse recensioni positive, ma se devo dire la mia, questa canzone non mi piace: se devo descriverla con una sola parola userei l’aggettivo impalpabile. E per essere più preciso aggiungerei anche scialba, insapore, debole.
La voce di Mariah non si sente, più che altro è un sussurro delicato, solo nel ritornello è apprezzabile. La base è strana, non mi piace, è il solito mix di pop, R&B e soul della Carey, ma non convince, non è sufficiente per diventare un singolo di successo. Il video anche è pessimo: non ci interessa vedere una signora nel mezzo di un bosco incantato ricoperta di porporina luccicante, come non c’entra nulla che ogni tanto si veda Trey Songz che posa per un servizio fotografico.
Molti giornalisti hanno apprezzato l’ultima nota, l’acuto che chiude il brano, definendola una delle note più alte raggiunte nella sua carriera dalla Carey, ma sinceramente credo che ci voglia un bel coraggio per sopravvivere alla noia della canzone ed arrivare ad ascoltare l’ultima nota. E poi, può un unico vocalizzo risollevare le sorti di un’intera canzone?
Insomma quello che manca in sostanza a questa canzone è un po’ di coinvolgimento, un po’ di entusiasmo: sembra quasi una canzone adatta per la perdita di una persona amata. Il precedente singolo di Mariah (Beautiful) mi aveva fatto ben sperare, ma se “You’re mine” rappresenta quello che troveremo nel nuovo album, mi sa che resteremo abbastanza delusi.
Ora, io ho una grande stima di Mariah Carey, rimane sempre una grandissima interprete, alcune delle sue hit rappresentano un pezzo di storia della musica (su VEVO hanno appena pubblicato Heartbreaker, andate ad ascoltarla), ed ammiro come sia riuscita a superare un momento molto buio della sua vita e della sua carriera pubblicando quella che secondo Billboard è la canzone del decennio scorso (sto parlando di We belong together). You’re mine però non sta riscuotendo il successo sperato, ed il motivo principale secondo me è la scarsa qualità del brano e del video (e di conseguenza potremmo quindi poi includere uno scarso sotegno da parte delle radio).
Simonsays nella sua analisi afferma che un’ulteriore ragione dei risultati non brillanti del singolo sia il fatto che Mariah non dia alla stampa, ai social network e alle persone troppi motivi per far parlare di sé, e con questo mi trovo abbastanza in disaccordo. Sicuramente più attenzione sei capace di generare e meglio è, ma non è l’elemento fondamentale per garantire il successo.
In questo momento tra gli artisti che dominano i vertici delle classifiche in tutto il mondo troviamo gli One Republic e Jason Derulo: non certo due di cui vengono analizzati ogni singolo tweet e ogni singolo gesto. Oppure prendiamo Robin Thicke, che dopo una carriera dignitosa ma non eccelsa, è riuscito a realizzare il tormentone dello scorso anno, il tutto accompagnato da un video molto particolare. O Pharrell, che dopo una quindicina d’anni di carriera ad alti livelli ma dietro le quinte e dopo aver mostrato la tartaruga a Irene Grandi al Festivalbar nel 2004, si è ritrovato nel giro di pochi mesi ad essere protagonista di alcuni dei più grandi successi mondiali, in modo che finalmente tutti conoscano il suo nome. Puoi essere Lorde, e finire in cima alle classifiche con tutti i tuoi vestiti addosso, oppure puoi essere Miley Cyrus, e stare sì nuda su una palla, ma cantare due canzoni cazzutissime come We Can’t Stop e wrecking Ball.
I casi sono tanti, ma la condizione necessaria ma non sufficiente per avere successo rimarrà sempre quella di fare buona musica. In bocca al lupo alla signora Carey.
Dopo tutti questi miei discorsi tediosi, avete qualcosa da commentare? Prego!
Ciao a tutti!!!!