Magazine Diario personale
Il giovane rugbista ora è un giovane cestista.Eh già.Qualche settimana fa vedevo Ciccio pensoso. Non era più lo stesso e soprattutto avevo notato un certo distacco dal suo amato rugby.Così ho indagato e lui quasi fosse una liberazione mi ha detto "Non voglio più andare a rugby, non mi diverto più".Sembra impossibile, lui che il rugby era la sua vita e di riflesso lo era anche per la nostra lavatrice.Abbiamo cercato di indagare, aveva quasi l'atteggiamento di un innamorato deluso e quindi si temeva fosse successo qualcosa. Sicuramente non ha aiutato lo spirito della società in cui giocava, che è lontano da quello di un tempo.Ma lui era determinato e sereno e soprattutto portava sempre la stessa spiegazione.Così abbiamo deciso di accettare la sua decisione, ritenendo che fosse meglio un pentimento dopo che un rimanere prima per pressioni esterne.Poi due cose mi hanno fatto capire che sapeva quello che stava facendo:- ho parlato con una della Gine (la sportiva) e lei mi ha detto che non ci trovava niente di strano e che se lui non si divertiva più faceva bene a cambiare, soprattutto se pensiamo che Ciccio pesa sempre meno di 35 chili a 12 anni; - ho parlato con Ciccio e lui mi ha spiegato che era stanco di sentirsi dire "passala sennò ti placcano" anche se ha sempre fatto il suo dovere ed ha persino giocato una partita anche dopo aver deciso di cambiare sport; "secondo te - mi ha detto - quando viene fatta una meta di chi si ricordano? di chi ha passato la palla o di chi ha fatto la meta? io voglio essere quello di cui si ricordano e nel rugby non ce la posso fare".
Per Ciccio lo sport è fondamentale, fare uno sport in cui non si sente realizzato è una fonte di infelicità unica.
Il padre di Ciccio è un ex giocatore ed ex allenatore di basket ed ora è un podista. Ha cercato varie volte di indirizzare il giovane all'atletica, gli ha fatto fare qualche allenamento e mi ha detto che ha dei tempi incredibili, ma Ciccio vuole la squadra, non lo sport individuale e così si è orientato al basket.Il giovedì ha mollato il rugby, dopo due giorni ha iniziato basket ed ora è contento.
Mi ha colpito molto la consapevolezza di mio figlio che ha guardato avanti ed ha visto lungo, ha capito che probabilmente nel rugby non aveva futuro, non come avrebbe voluto lui almeno. Ed ha scelto di mollare prima di disamorarsi del rugby, così mi ha detto. Voglio lasciare ora, non quando non ce la farò più e mi darà fastidio anche guardare una partita.
12 anni sono un'età incredibile. Ieri sera ci siamo seduti sul divano a parlare, credo il dialogo sia l'unica vera arma che abbiamo coi figli, soprattutto oggi ed a questa età. Abbiamo parlato di tutto, non ci censuriamo mai, di sentimento e di sesso, di scuola e di amici.
Oggi è tutto così effimero, hanno i cellulari e si messaggiano continuamente di tutto.Gli ho insegnato da sempre che il telefonino è un ottimo strumento, ma va usato come si deve.Che non si deve scrivere qualcosa che non si avrebbe il coraggio di dire in faccia a qualcuno, solo perché protetti dietro lo schermo.Perché adesso tutti uozappano, ma non ci si parla più.Voglio che sappia che si può parlare di tutto, che scappare e nascondersi non serve e non solo perché il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Soprattutto perché da sé stessi non si scappa mai.
Potrei scrivere per ore sulla trasformazione in corso. A volte mi frena il pudore nei suoi confronti ed il rispetto della sua privacy, per cui magari lascio perdere.Ma è bellissimo vederlo crescere anche se sicuramente è molto impegnativo.
E tornando allo sport, ho provato a buttar là se la scelta del basket era casuale o se era un tentativo di gettare un ponte e creare un legame col padre per avere qualcosa da condividere."No, non è per quello. Ma anche se fosse, il basket mi piace e ci son portato".
Quando si dice, cogliere l'attimo.
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