La sindrome di Asperger non è la causa della strage nella scuola del Connecticut
La sindrome di Asperger non è alla base della strage di bambini di una scuola del Connecticut che ha scosso il mondo intero in questi giorni. Un uomo, armato di pistola, dopo aver ucciso a casa la madre che lavorava come insegnante in quell’istituto, ha fatto irruzione nell’edificio uccidendo una ventina di bambini.
Molte cose sono state dette sull’omicida che ha compiuto questo atto terrificante. Un comunicato stampa del Gruppo Mondo di Asperger sottolinea come in questo fatto siano state molte le informazioni non corrette che sono state date e critica chi trova nell’autismo la causa di questa immensa tragedia.
«Si tenta di attribuire all’autismo la responsabilità di un gesto mostruoso. Quello che è stato scritto e che ancora viene scritto in queste ore rasenta la diffamazione», si legge nel comunicato. «Duole che non esistano avvocati specializzati nella tutela delle persone autistiche. Troviamo drammatico cancellare con il colpo di spugna dell’ignoranza e della “caccia all’untore” anni di impegno nel difficile intento di divulgare informazioni corrette sull’autismo. Vi sono diritti umani basilari rifiutati agli autistici, Paesi che non concedono visti permanenti, emarginazione dal mondo del lavoro, abusi domestici e scolastici continui. Noi e i nostri figli paghiamo sulle nostre vite il prezzo di questa disinformazione».
Al dramma delle famiglie delle 27 vittime di questa strage si aggiunge anche quello delle famiglie che vivono ogni giorno l’autismo sulla loro pelle. Collegare il fatto che l’omicida fosse affetto da autismo al suo gesto rischia di trasmettere un messaggio sbagliato, ovvero che la sindrome di Asperger può portare alla psicopatia e alla violenza. «L’Asperger non fa fare stragi nella stessa misura in cui l’essere prete non fa abusare sessualmente dei bambini o essere tedesco non ti fa essere necessariamente nazista», prosegue il comunicato. «Il messaggio dei media è devastante: chi non conosce l’autismo si fa un’idea deviata».
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