«L’autostrada del diavolo è un nome col quale si è tentato di esprimere un semplice concetto: quello di luogo maledetto.
Fu il 18 gennaio 1541 che il primo uomo bianco morì nel caldo di quel deserto. […] Bastava ci fossero delle persone affinché il deserto occidentale producesse cadaveri.»
Luis Alberto Urrea getta a capofitto il lettore nella storia di un lembo di terra omicida, di una terra che custodisce sangue e morte silenziosamente e che ogni giorno viene saziata da altre vittime all’inseguimento di una vita migliore fatta di stelle e strisce.
“L’autostrada del diavolo” (Edizioni XL) è una storia vera (come scritto nel sottotitolo), terribile, la storia di un gruppo di uomini disperati in cerca di quella America che gli viene mostrata continuamente e di cui non possono far parte. Ventisei uomini in cerca di un futuro lontano dalle miserie quotidiane in cui sono cresciuti e hanno vissuto imprecando contro la fortuna e il governo, uomini così abbagliati dalle ali della libertà da lanciarsi follemente convinti di farcela, nella traversata di quel deserto tra Yuma e Tucson, in Arizona, capace di uccidere in poco tempo la speranza e di lacerare il corpo ad ogni passo.
Lo stile incalzante, asciutto, teso di Urrea fa di questo libro un viaggio nel viaggio: una presa di coscienza del sistema delle frontiere americane, dei “tutori dell’ordine” che vigilano queste distese giorno e notte, del loro gergo, facendo rimbalzare il punto di vista del lettore tra quello dei Migra (bianchi) e quello dei Chicani, fino a immergerlo completamente nei passi lenti che disegnano la sabbia di rabbia cupa.
Un dramma che mostra anche l’attaccamento alla vita, la disgraziata passione per un’esistenza incapace di essere assaporata in Messico e ritrovata in mezzo al caldo infernale, implacabile del nulla in cui i protagonisti lottano. Da questa corsa alla sopravvivenza gli ultimi barlumi di razionalità, di lucidità che crollano quando i protagonisti provano a bere dai cactus trovandosi ricoperti di spine o quando cominciano a bere la propria urina intossicandosi.
Il fiato sospeso del lettore si spezza raramente durante la lettura del “L’autostrada del diavolo”, il fiato si spezza per far respirare la tensione accumulata, per far uscire quel dolore cresciuto, quelle lacrime salate. Il fiato si spezza per sputare fuori la sabbia del deserto della ragione umana e dei suoi sogni infranti.
Buona scelta
IBD
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Luis Alberto Urrea
L’AUTOSTRADA DEL DIAVOLO
Una storia vera
Edizioni XL € 13.50 pp.gg 260-2008