L’autunno triste del Masi in saldo
Creato il 15 ottobre 2010 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Il 4 giugno scorso aveva querelato Leoluca Orlando. Il deputato dell’Idv aveva usato una serie di analogie per descriverne il ruolo: “La Rai è diventata la stalla di Arcore, Mauro Masi ne è lo stalliere”. Ieri ha fatto di peggio, ha querelato l’universo mondo, compreso l’usciere di viale Mazzini che lo aveva salutato con un semplice “buongiorno” invece che con il solito “buongiorno signor sire direttore generale”. Dell’ira funesta di Mauro Masi, colto dalla sindrome da dipartita, ne hanno fatto le spese nell’ordine: Il Manifesto, Vauro, L’Unità, Roberto Natale presidente della Fnsi e il mite Felice Belisario, capogruppo dell’Idv al Senato. Dopo la puntata di Annozero di ieri sera, e i commenti di molti uomini politici nel corso della giornata, i legali di Masi stanno pensando seriamente di querelare Pierluigi Bersani, Roberto Formigoni, Gianni Riotta e perfino Niccolò Ghedini che, a chi gli domandava cosa ne pensasse della sospensione di Michele Santoro, ha risposto con un “mavalà” che Masi ha preso storto. Solo più che mai, abbandonato da tutti i suoi fans all’interno del Pdl (meno Gasparri che non ha capito una mazza di quanto sta accadendo), cazzeggiato nuovamente da Silvio (che per Santoro aveva richiesto il “metodo Ahmadinejad”, e cioè la lapidazione in pubblico come per gli adulteri e non una semplice sospensione), preso per il culo dal mondo civilizzato e dalla Padania, a Masi non è restata altro che la via giudiziaria, quella che gli prosciugherà in un amen la sostanziosa liquidazione che prenderà a breve dalla Rai, visto che nessun giudice dotato di un minimo di buon senso potrà mai dargli ragione. Dal canto nostro ci siamo armati di santa pazienza e abbiamo ascoltato e riascoltato (fino a trascriverlo per maggiore sicurezza) su You Tube il discorso di Santoro nella puntata incriminata di Annozero, quella del “vaffa’n’bicchiere”. Il “vaffa” di Santoro è stato un termine rivolto al “contesto” e non al direttore generale tanto che vale la pena riportarlo così come lo abbiamo trascritto: “Ma voi imprenditori, se vi dicono che tutti i bicchieri anche quelli della vostra azienda, devono avere tutti il marchio libertà, ex ante altrimenti non vanno in commercio cosa gli dite? Che sia l’azienda, il direttore, l’autorità voi gli direste ‘ma vaffa’n’bicchere’ no?”. Sicuri della nostra trascrizione ci siamo chiesti se questa è la ragione della sospensione a divinis per dieci giorni e due puntate di trasmissione, perché se la ragione è questa siamo d’accordo con Masi: “Neppure nello Zimbabwe”. Nell’Italia dei due pesi e delle due misure, un bestemmione deve essere “contestualizzato” un “vaffa” no, Silvio ha sempre ragione, anche per santa madre Chiesa, gli altri sempre torto. E così il Corriere del Piccolo, cioè il Giornale di Paolo Berlusconi, di Silvio Berlusconi, di Fedele Confalonieri, di Mediaset, di Fininvest (il proprietario cambia a seconda se si applica la “Gasparri” o no), può titolare: “Michele Santoro si è montato la testa. Come un moderno Re Sole si appropria del video e ripete: ‘La Rai sono io’”, mentre i segugi stanno preparando “ex ante” un dossier su Vauro ritratto con la foto di Lenin, un bicchierino di Vodka in una mano e l’altra sul culo dell’assessora alle pari opportunità del comune di Mosca. Quello che pensiamo di Santoro lo abbiamo detto e scritto in ogni circostanza, non lo adoriamo né ci sentiamo di prenderlo come esempio del nostro modo di intendere il giornalismo, ma quello che ci fa girare terribilmente le palle è che qualcuno voglia a tutti i costi farlo fuori semplicemente imbavagliandolo non essendo praticabile (almeno per ora) l’assunzione della “teoria Putin” sulla libertà di stampa. Michele dicci dove dobbiamo firmare.
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