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L’avidità come comportamento anti-prosociale!

Da Psychomer
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Maria Concetta Antelmi
dicembre 10, 2010Posted in: psicologiaL’avidità come comportamento anti-prosociale!

L’avidità è una componente spesso presente negli individui facenti parte di questa società, forse, ecco perché si va sempre più verso una crisi economica.

Poiché l’individuo sembra ignorare il benessere degli altri a favore del proprio l’avidità è diventata più accettabile (e il termine meno frequente) nella cultura occidentale, dove il desiderio di acquisire ricchezze è componente costituente del capitalismo.

In molti, sin dai tempi più remoti, citano il passaggio così: “Il denaro è la radice di tutti i mali”, ma quello che la Sacra Scrittura dice è che l’AVIDITA’ per il denaro è la radice di tutti mali, non il denaro in sè. Esso non è ne cattivo ne buono è l’avidità che è malvagia, a questo concetto si riferiva l’apostolo, “L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali e, per averlo grandemente desiderato, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono trafitti di molti dolori” (iTi 6:10). In effetti poi si è rivelata come il “danno” dell’attuale società.

Oggi diremmo che l’avido è portatore di una disregolazione degli impulsi e di una loro gestione compulsiva, cioè l’avido è qualcuno che è diventato schiavo di basse passioni o di istinti, ossia qualcuno che si costringe a dirottare sciaguratamente le proprie azioni verso un oggetto.

Un’interessante ed ulteriore corrente della psicologia moderna è quella denominata psicologia del Sé. Questa corrente psicanalitica deriva in parte dalla psicologia delle relazioni oggettuali, sviluppa tasi in America settentrionale soprattutto per opera di Heinz Kohut, secondo il quale esiste in ogni individuo un Sé nucleare, attorno al quale si determinano le relazioni con l’ambiente che possono favorire o svantaggiare la sua realizzazione.

L’avido è concentrato troppo sul sè: quel pensare troppo a riempire le proprie tasche danneggia le relazioni interpersonali.

L’avidità è diversa da tutti i comportamenti positivi o pro sociali; elaborato una definizione più ampia si potrebbe dire che l’agire prosociale è:

“Quei comportamenti che, senza la ricerca di ricompense esterne, estrinseche o materiali, favoriscono altre persone o gruppi, secondo i criteri di questi, o mete sociali obiettivamente positive e che aumentano la probabilità di generare una reciprocità positiva di qualità e solidale nelle relazioni interpersonali o sociali conseguenti, salvaguardando l’identità, la creatività e l’iniziativa degli individui o gruppi implicati.” (Roche 1991).

Tutte le azioni prosociali, costituiscono uno stimolo percettivamente incisivo, chiaro, orientato solo verso l’obiettivo ed alla persona del recettore, al quale veicola attenzione e considerazione.

Essa si caratterizza per l’elevata consapevolezza e sensibilità, aumentando la valutazione positiva della stessa e trasformandola in modello e, pertanto, si moltiplicano considerevolmente le possibilità statistiche, che il proprio recettore si trasformi in iniziatore o autore, a sua volta, di altre azioni simili.(F.Monteduro ’06).

Descriviamo brevemente le abilità prosociali (Salfi, Monteduro, 2004)
1. L’ottica positiva ;
2. La comunicazione;
3. L’ empatia;
4. L’assertività ed alternative all’aggressività;.
5. L’ autocontrollo;
6. La risoluzione dei problemi e creatività;
7. L’aiutare, il condividere, il collaborare.

Da questo breve elenco si evince, chiaramente, come l’avidità possa essere considerata.

Esistono diverse avidità: come ad esempio quella per il cibo: la splendida immagine comica di Totò, morto di fame, che in Miseria e Nobiltà salta assieme agli altri commensali con i piedi sulla tavola inaspettatamente imbandita, mangia con le mani ogni cosa sia a sua portata e addirittura si infila gli spaghetti in tasca. Quale immagine dell’arte riesce a descrivere con maggiore sintesi l’essenza dell’avidità?

Immaginate però se Totò non avesse diviso il suo cibo, avere, con gli altri commensali, cosa sarebbe successo? Si sarebbero danneggiati  o forse addirittura rotti, i rapporti intra e interfamiglia.

Consiglio: cercate di condividere sempre il vostro avere.

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Ciao! Sono Maria Concetta Antelmi: psicologa,clinica e di comunità. Laureata in Psicologia Clinica e di Comunità presso la Facoltà di Psicologia 1 dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza“. Iscritta all’albo sezione A regione Puglia nel '05. Leggi il mio profilo completo nella pagina "About us".

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