Eseguito diligentemente anche questo passaggio, torno fiero all’Agenzia delle Entrate con il mio F23 timbrato dalla Banca. Penso dentro di me: “ho pagato, ora devono soltanto prendere atto ed effettuare la registrazione”. Effettivamente, a questo punto l’impiegato prende a digitare intensamente sul suo terminale. Ma subito aggrotta la fronte: “lei ha più di nove proprietà immobiliari”. “No”, rispondo “ne ho solo tre: oltre alla prima casa, un appartamentino in montagna e una casa in Toscana”. Già, ma se si contano anche due pezzetti di terreno che vi sono attaccati, due box e due soffitte di cui una adattata a mansarda, si arriva proprio a nove. E ora con l’appartamento della mamma fanno dieci. Devo riconoscere che l’impiegato ha ragione; ma ancora non comprendo dove voglia andare a parare. Me lo spiega impietosamente lui stesso: chi possiede più di nove unità immobiliari non può fare la registrazione allo sportello; può farla solo per via telematica.
Oddio, e ora come si fa? Mi spiegano che devo andare a un altro sportello per chiedere un codice Pin, necessario per eseguire la pratica on line. Ma mi avvertono anche del fatto che, eseguendo la pratica in questo modo, il pagamento dell’imposta non può essere effettuato per mezzo del modulo F23: va fatto anche quello on line. E io che ha già pagato con l’F23 in banca? Non c’è altro modo per rimediare che quello di chiedere il rimborso e intanto procedere a pagare una seconda volta con l’altro sistema.
Mi sento vessato e persino schernito per questa mia pretesa di registrare da solo ‑ senza consulenti! ‑ un contratto di locazione. In questa gimkana costosissima (più ancora di tempo che di denaro) a cui ho dovuto sottopormi vedo l’arroganza di un’amministrazione fiscale alla quale tutto è dovuto dal cittadino-suddito, mentre nulla essa stessa al cittadino deve: non la semplificazione degli adempimenti che un management minimamente capace e attento al benessere del contribuente onesto dovrebbe essere capace di garantire con intelligenza e sollecitudine; non l’informazione completa e tempestiva che un impiegato minimamente diligente e ben addestrato dovrebbe fornire fin dal primo contatto con il contribuente; non l’attenzione a evitare tutti i piccoli e grandi aggravi degli adempimenti, le piccole e grandi complicazioni gratuite, che costano al cittadino sproporzionatamente di più di quanto rendono allo Stato.
Che stupido, questo Stato! Quanto più volentieri pagheremmo le tasse, se avessimo la sensazione che l’amministrazione pubblica si comporta verso di noi con la stessa diligenza, sollecitudine e buona fede che da noi essa pretende!