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L’avversario di Emmanuel Carrère

Creato il 21 maggio 2014 da Diletti Riletti @DilettieRiletti
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A vent’anni io, ma forse pure voi, ripetevo come un mantra le parole di Trainspotting, Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete la famiglia; scegliete un maxitelevisore del cazzo; ricordate? Non è che volessi diventare una tossicomane che fa viaggi nei water, ma l’idea di una vita ordinaria non mi allettava.

E poi… poi invece quello steccato bianco, quei bambini biondi (non so in base a quale principio dovrei partorirne di biondi, ma il sogno è il mio), quella vita regolare hanno cominciato a non farmi proprio schifo. Il sogno del precario: avere un cane da chiamare Rex. Il caldo focolare, avete presente?

Ma… c’è chiaramente un “ma”. Cosa si nasconde dietro le vite con la lacca che tiene la messa in piega in ordine? Chi è il nostro vicino, il nostro insegnante di mazurca, o persino chi condivide con noi il letto? Non lo sappiamo, facciamocene una ragione.

Un uomo qualsiasi, Jean-Claude Romand, nel gennaio del 1993, ha ucciso i suoi genitori, sua moglie e i suoi figli, persino il suo cane. Jean-Claude ha eliminato i segni di una vita strutturata e quasi perfetta, lavandoli via con il sangue, lordando il candore di quella perfezione. E questa è una storia vera, raccontata dalla penna di Emmanuel Carrère. Questa è la storia di una valanga: piccoli detriti in forma di bugie si sono lentamente ammassati nel corso degli anni, si sono stretti tra loro aumentando di numero e grandezza, si sono stratificati gli uni sugli altri fino a precipitare in picchiata a valle travolgendo tutto e tutti. Fine corsa la morte, per tutti ma non per l’educato assassino. Già, educato, Jean-Claude è un buon marito, un buon padre, un buon vicino, un buon amico e un buon assassino.

Questo libro non è tuttavia solo la sua storia: è anche il racconto del tormento del suo autore, entrato in contatto col pluriomicida attraverso delle lettere cui seguirà una tardiva risposta, non abbastanza tardiva però perché in Carrère si spegnesse la necessità di indagare nel fondo di una vicenda nera come la notte, come il male, come l’avversario. I piani temporali sono molti, quelli della vita precedente, quelli del processo, quello intermedio e successivo a questo, poiché sarebbe impossibile comprendere questa vicenda se non guardandola nel suo insieme. Le bugie, gli inganni, la facciata rispettabile e i delitti rappresentano un’unica imprescindibile spirale, ma non di spire di serpente che avviluppano e costringono trattasi. Piuttosto è l’impossibilità per Jean-Claude di mostrarsi ai suoi cari come fallito, bugiardo e ladro. Jean-Claude non uccide solo per bisogno imminente, ma piuttosto per la paura profonda di essere smascherato. Le vittime non sono riunite intorno ad una tavola, tra gli omicidi trascorrono moltissime ore, i luoghi sono diversi, Jean-Claude guida, ammazza, torna indietro, lascia tracce, appicca un incendio. E non si ferma, potrebbe farlo molte, moltissime volte, ma non lo fa.

Che si fa al termine di una lettura come questa? Il libro raggela il sangue nelle vene, l’atteggiamento di Jean-Claude lascia tanto impotenti da farci provare non già rabbia, ma spaesamento. Il taglio diaristico dato dall’autore è quanto mai calzante, la storia dirompente, i segreti dell’animo umano scandagliati e non risolti, come è giusto che sia. Quindi sì, io lo consiglio, con l’avvertenza che questo libro non scivolerà via, vi si attaccherà addosso scatenando una serie di pensieri su voi stessi e gli altri. Vi interrogherete forse, come ho fatto io, su quanto conoscete davvero coloro che amate, ma e ancor più voi stessi. Cosa sareste disposti a fare per non deludere chi vi ama e amate a vostra volta?

Il mio solo avvertimento: non fate come me, insonne cronica, che l’ho divorato a notte fonda. Non bisogna aver paura dei fantasmi nel buio, ma di chi vi sfiora il fianco sotto le lenzuola.

 

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L’avversario

Emmanuel Carrère

€ 17,00

169 p

Trad Vicari Fabris

Adelphi


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