Di Antonella M.
La malattia del padre, costretto in clinica per lungo tempo, costringe la mamma a portare il figlio dal nonno. Qui la storia diventa a due voci: da una parte, il nonno ebreo che rivive il suo passato, costretto a fuggire per non essere deportato; dall’altra parte, il nipote che racconta la sua vita di preadolescente con i problemi tipici della sua età. Il rapporto tra i due, a tratti scontroso e brusco, pian piano cresce d’intensità, come se il giovane aiuti il nonno a traghettare la sua vita, finora vissuta in solitudine, quasi come un fantasma, verso il tramonto sereno della vecchiaia.
Il romanzo è percorso da frasi e ricordi molto duri e dolorosi, ma anche di immagini e descrizioni bellissime di paesaggi e momenti vissuti. Tanti passaggi mi hanno colpito, una in particolar modo, la descrizione delle telefonate tra nonno e nipote, dopo l’estate passata insieme: le loro chiacchiere erano come ragnatele di silenzio, pronte a catturare le zanzare della Camargue, i sottintesi e le omissioni erano luccicanti di verità…
Da leggere ed assaporare con calma, per cogliere appieno il rapporto tra i due protagonisti: il nipote che rivede nel nonno il passato, ma che crede nel futuro.
L’estate alla fine del secolo, di Fabio Geda
(ed. Dalai, 2011, pp. 285, ISBN 9788866202127)
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