Lo spazio giornaliero dei lettori per i lettori.
La voce di coloro che non hanno un proprio blog e che in questo spazio esprimeranno opinioni veraci, schiette, dirette, sintetiche ma non per questo superficiali sulle proprie letture.
Un’eco dell’anima curiosa, libera, nostrana, riflessiva che vive in ciascun lettore.
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Di Alessandro M.
Il protagonista di questo riuscitissimo romanzo è un junker, uno che passa la maggior parte del suo tempo a “ravanare” (N.d.R. rovistare, frugare) nelle cianfrusaglie altrui, per lo più vecchiume e roba d’epoca assurda e ai limiti del kitsch, per collezionarle o rivenderle.Con tutta l’ironia e la passione di cui è capace, l’autore ci introduce perciò alla filosofia “junk” attraverso aneddoti e teorie bislacche del suo personaggio. Ci prende per mano e ci guida nella catalogazione/datazione di una sequela di oggetti e pian piano cominciamo a sentire il fascino delle cose di un tempo. Scopriamo con sorpresa che non sono semplici oggetti, perché recano l’impronta dell’anima di chi li ha posseduti e amati; si rivelano perciò strumenti utili per conoscere le persone, in quanto parte di essi.
E poi ci sono i momenti “junk” della tua vita, quegli attimi intensi ed improvvisi (Joyce le chiamava “epifanie”, Virginia Woolf “momenti di essere”) in cui tu senti il desiderio di possedere un tale oggetto e in quel momento realizzi qualcosa di profondo, che segnerà in qualche modo la tua vita. Sono questi i momenti per cui si vive, che ti si appiccicano all’anima per decorarla, di cui andiamo segretamente fieri e che ci portiamo silenziosamente nella tomba.
Ma la filosofia junk funziona anche con le persone? A leggere questo libro parrebbe proprio di sì. Ci si può innamorare, come di un oggetto scovato ad uno sgombero, di qualcuno incontrato per caso, che inspiegabilmente ci colpisce e vorremmo subito fare nostro.