Di Maddalena F.
Il libro si apre con il protagonista Giacomo Musso, maestro elementare di 35 anni, detenuto in un carcere di massima sicurezza, accusato di terrorismo: non ricorda nulla delle ultime ore trascorse, non sa cosa è successo, non capisce perché si trova lì. Giacomo è uno studioso, appassionato di lettere e storia: un uomo mite, attento osservatore delle altrui vite. Durante un dottorato a Parigi conosce Shirin, affascinante ragazza francese di origine iraniana: nonostante le profonde differenze, a poco a poco i due si innamorano di un amore grande e appassionato, che in breve tempo li porta al matrimonio. Quando, quasi per un caso, insieme si recano sulle montagne piemontesi nel paese natio di Giacomo, a Shirin – così desiderosa di mettere radici, ma così priva di esperienze in questo senso – non sembra vero di potersi stabilire definitivamente lì. Tanto fa che convince il marito e i due lasciano la cosmopolita e multiculturale Parigi per il minuscolo (e retrogrado) paesino, dove a Giacomo viene proposto l’incarico di maestro elementare di una sezione mista.
Sembra il coronamento del loro sogno d’amore, ma poco per volta la loro vita si trasforma in un incubo. Il sospetto e l’odio strisciante verso la bella straniera non tardano a manifestarsi, nei modo più subdoli: Giacomo stenta a riconoscerne i segnali e quando si rende conto di ciò che sta succedendo è ormai troppo tardi.
L’autore descrive con bravura e con sapienza i risvolti psicologici dell’animo umano, dando vita a una storia struggente, che mi ha spaventato e commosso allo stesso tempo e che a lungo mi ha fatto riflettere su come sia facile creare un solco tra simili, specialmente se ci si lascia trascinare dall’ignoranza. E purtroppo, come dice il proverbio, “la madre degli ignoranti (insieme a quella dei cretini) è sempre incinta”.
Semina il vento, di Alessandro Perissinotto
(ed. Piemme, 2011, pp. 288, ISBN 9788856615111)
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