L'Educazione Femminile nel '600

Da Elena
Trovo molto interessante esporre l’argomento pedagogico partendo da una relazione su un percorso tematico intrapreso da un mio vecchio libro delle scuole superiori, che parte dalla nascita dell’interesse sull’educazione femminile in età moderna fino all’800. Parto dal Seicento, da un filosofo e pedagogista, e dai principali centri di educazione femminile del periodo, ma prima una breve introduzione.

L’età moderna è caratterizzata da differenti concezioni sulla donna: da una parte abbiamo il binomio santa/strega, dall’altra abbiamo la figura della donna di cultura. Nei limiti dell’epoca in discussione, gli uomini stessi cominciano ad interessarsi all’educazione femminile, affinché da molte teorizzazioni si cominciò a mettere in pratica uno specifico modello di “educazione differenziale”, secondo cui gli uomini andavano educati al fine di agire nella vita sociale, economica, politica, mentre per le donne era riservata una specifica educazione domestica e all’obbedienza. L’accesso alla cultura era riservata ad un ristretto gruppo di donne, di rango elevato, ma solamente al fine religioso o quello di trasmettere indirettamente decoro al proprio marito. L’educazione alle donne le rinchiudeva quindi in conventi o in salotti, anche se all’interno di essi erano le donne stesse le protagoniste ed istitutrici di modelli formativi. In seguito si andava ad esaltare la figura materna, anch’essa bisognosa di una corretta educazione, e successivamente oggetto di molte rivendicazioni e ribellioni femminili. Allo stesso tempo gli uomini e successivamente anche le donne, continuarono a teorizzare differenti modelli di educazione al femminile, sia a favore di un egualitarismo di genere, sia partendo da forti pregiudizi. Insomma, l’età moderna si può considerare un forte punto di partenza per il rilievo sociale che è stato assegnato al problema dell’educazione femminile.

COMENIO

Jan Amos Komensky (1592-1670) fu un filosofo e pedagogista, uomo di scuola e di chiesa, maestro e ministro della Chiesa ussita. La sua opera fondamentale fu la “Didactica Magna”, scritta in boemo e tradotta in latino. Sostenitore della pansofia e della pampedia era convinto che vi era necessità di un insegnamento “di tutto a tutti”, e per queste sue teorie si differenzia dai pedagogisti della sua epoca per il suo apporto a quella dell’educazione femminile in cui dimostra una nuova sensibilità che porta il significato dell’educazione stessa non come mezzo necessario per l’istruzione religiosa ai tempi della Riforma e Controriforma, ma come scopo. Infatti egli riteneva che tutti, indistintamente dalla condizione sociale o dal genere, dovevano essere educati alla stessa maniera; soprattutto con riferimento alle donne scrisse: “…Esse sono come noi immagine di Dio, come noi partecipi della Grazia e del regno del mondo di là, come noi son dotate di mente sveglia e capace di sapienza, spesso più del nostro sesso; anche ad esse è aperta la via della grandezza, se Dio stesso le ammise a reggere i popoli, a dare salutari consigli ai principi e re, a conoscere la medicina, e ad altri uffici utili al genere umano, a dare persino profezie e riprendere sacerdoti e vescovi. Perché dunque dovremmo ammetterle sì a studiare l’abbiccì e poi tenerle lontane dai libri?”

Con questa importantissima e famosa riflessione Comenio riconosce una valida funzione storica della donna, e ritiene che la nota “mancanza di riflessione” a cui la donna è attribuita, non è un dato naturale quindi causa della mancanza di cultura cui essa è stata costretta, ma solo un risultato della stessa.

FENELON

Un altro scritto importante per la questione sull’educazione femminile nel ‘600 è il “Trattato sull’educazione delle fanciulle” (1688) di François de Salignac de la Mothe, detto Fènelon (1651 – 1715). Egli, a differenza dell’emancipato Comenio, non si allontana dagli stereotipi dell’epoca, ed espone il suo metodo educativo partendo dal presupposto che “le donne hanno la mente ancora più debole è più mobile degli uomini: per tal motivo non conviene applicarle in istudi nei quali potrebbero diventare maniache. Esse non debbono né governare lo Stato, né fare la guerra, né essere adibite al sacro ministero: quindi possono fare a meno di estese cognizioni in materia di politica, di arte militare, di giurisprudenza, di filosofia e di teologia.”

In ogni modo Fènelon ritiene che le donne, avendo una casa da gestire, i figli da accudire, un “marito da accontentare” e dovendo eseguire i suoi ordini “senza discutere”, dovessero avere anche loro una sorta di educazione sebbene differente, perché tenerle nella completa ignoranza ed incapacità si procurava una danno alla società. L’educazione domestica-religiosa quindi è la soluzione perchè salvaguarda le fanciulle dalla corruzione dei loro vizi e difetti, conducendole alla modestia e alla semplicità.
I CONVENTI
Uno dei luoghi principali dell’educazione femminile del tempo è il convento, soprattutto in epoca di Riforma e Controriforma. Gli scopi di questi centri erano l’educazione e la carità. Le ragioni per cui le famiglie nobili mandavano le figlie nei conventi erano principalmente due: alcune erano destinate sin dall’infanzia al voto, altre li frequentavano solamente il periodo necessario per ricevere un’adeguata educazione. Per quanto riguarda le bambine povere, esse venivano accolte per carità e quindi erano inevitabilmente destinate al voto. I conventi quindi nella maggior parte dei casi ospitavano donne di differenti estrazioni sociali anche se all’interno si formavano gerarchie in base alla famiglia di provenienza. Importante da ricordare è la congregazione dell’ordine delle Orsoline, fondato a Brescia nel 1535 da una donna, Angela Merici. Nel convento, luogo esclusivamente femminile, le donne potevano trovare uno spazio e un’opportunità di organizzazione e meditazione fuori dall’onnipresenza maschile. Un caso particolare è quello di Orsola Benincasa che fondò a Napoli nel 1582 il “Ritiro”, un convento in cui volle creare un’intensa attività profetica di meditazione per la “reformazione del mondo”, e tutte queste attività erano al di fuori di qualsiasi controllo maschile. Il Sant’Uffizio allora venendo a conoscenza di questo, aprì un’indagine nei suoi confronti, portandola al carcere e alla tortura. (“santo” uffizio…)

Orsola però nella sua anima non si fece mai corrompere e, nonostante ormai il suo Ritiro fosse passato sotto ordini maschili, lei pochi giorni prima della sua morte scrisse il suo “Testamento Spirituale”, in cui espose la sua teoria educativa per le donne che volevano ritirarsi dal mondo, in particolare da quello maschile.

IL SALOTTO
Oltre il convento, ho già accennato che uno spazio importante per l’educazione femminile è stato il salotto, luogo di estrazione sociale elevata. All’interno del salotto la donna si faceva protagonista, in contrapposizione alla sottomissione domestica ai loro mariti. Queste letterate, filosofe, avevano così uno spazio riservato in cui discutevano di politica, letteratura, società, a cui accedevano anche gli uomini. Un fenomeno interessante è dato dal “preziosismo” in Francia, che ha come principale figura di riferimento Madeleine de Scudéry. Valori di tale comunità erano l’estrema eleganza, la letteratura galante, la caratteristica dell’honnête homme (galantuomo) che doveva dimostrare la sua brillantezza ed abilità nel conquistare la donna che a sua volta lo educava alla raffinatezza. Importanti gli obiettivi oggetto di discussione all’interno dei circoli delle preziose, come ad esempio il diritto al divorzio e a scegliere liberamente il proprio uomo.
CONCLUSIONI
Nonostante le prime teorie dell’educazione risalgano addirittura a Socrate, dobbiamo aspettare il XVII secolo per vedere evolversi una vera e propria teoria educativa incentrata sulle donne, precedentemente escluse da qualsiasi interesse socio-culturale.
Mi preme sottolineare l’importanza che ebbero questi luoghi di cultura femminile, tanto da promettere ulteriori approfondimenti e ricerche. Credo sia fondamentale per noi donne conoscere il nostro passato, in tutti i campi del sapere. Noi singole donne, abbiamo il nostro piccolo passato, intimo, personale, ma data la nostra situazione in questo mondo storicamente maschile, ognuna di noi ahimè è coinvolta anche nel passato di tutto il genere femminile.


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