Come vi sentireste se un ragazzino di 10 anni dicesse che “Il casco è pericoloso…ad uno che è caduto, il casco gli ha tagliato la testa !“.
Ammetto il mio sconforto. Figlio di un (ex) vigile urbano, l’intera mia adolescenza è stata improntata ad un rigido rispetto delle norme stradali e di tutti quei comportamenti per la sicurezza stradale. Ho capito, con una esperienza di oltre 5 anni in ambulanza come volontario della Misericordia e della Pubblica Assistenza, cosa succede in caso di incidente e qual’è il dolore che si causa a tutti coloro che ci stanno vicini. Ho imparato, a seguito di un brutto incidente in cui sono stato coinvolto, l’importanza di indossare sempre il casco ed abbigliamento adeguato, senza il quale -forse- non sarei qui a scrivere sul mio blog.
Insomma, complice una rigida educazione sul tema della sicurezza ed adeguata “sensibilizzazione”, non potevo rimanere stupito e deluso da una affermazione simile, proveniente dalla bocca di un adolescente di 10 anni in piena età scolare.Non mi sorprende neppure, alla luce di queste affermazioni, vedere decine di persone andare su moto e scooter senza casco, in ciabatte e canottiera, come se niente fosse. E sovente anche davanti a forze dell’ordine che si voltano dall’altra parte (testimone oculare di molte scene).
Si, gran parte di queste esperienze le ho vissute al sud e lo stesso ragazzino è meridionale. Ma anche al centro ed al nord, sopratutto durante l’estate e nelle zone di villeggiatura, capita troppo spesso di vedere spericolati stormi di adolescenti su rombanti scooter, incuranti del pericolo che causano agli altri ed a loro stessi.
L’educazione stradale dovrebbe venire prima dai genitori, attraverso l’esempio, poi dalla scuola attraverso la cosiddetta “educazione stradale”, materia troppo spesso trascurata o sottovalutata, come se i morti sulle nostre strade -spesso giovani- non ci riguardasse.
Inutile continuare a parlare di “disgrazie”: un adolescente che modifica il proprio veicolo o non indossa né casco né abbigliamento adeguato mette in pericolo sé stesso e gli altri e non dovrebbe essere tollerato.
Anche con il recente boom delle cosiddette “minimoto” con piccoli motori a scoppi, si assiste troppo spesso a giovanissimi (10-12 anni), senza alcuna educazione né protezione, considerare questi veicoli come giocattoli da usare e di cui abusare, anche sulle strade pubbliche.
Ci sono anche associazioni, tra cui cito l’AMI (Associazione motociclisti Incolumi) che si occupano di organizzare corsi di guida sicura e di educazione stradale.
Mancano i controlli, sicuramente, ma è carente anche la struttura educativa sia scolastica che familiare che sociale. L’ignoranza diffusa non rende percepibile l’entità del rischio e del pericolo a cui sono sottoposti. E allora voglio provare anche io a fare la mia piccola parte, con qualche foto di incidente, perché preferisco turbare qualche coscienza oggi ma forse salvare qualche vita domani.