L’effetto Muzio Scevola e l’angoscia esistenziale!

Da Pasqualefoglia @pfoglia2

Il disagio è un atto di espiazione

I dispiaceri avvelenano l’anima e il corpo

Comprendendo tutto ciò si guarisce dalle malattie

“Si narra che nel 508 a.C., durante l’assedio di Roma da parte degli Etruschi comandati da Porsenna, proprio mentre nella città cominciavano a scarseggiare i viveri, un giovane aristocratico romano, Muzio Cordo, propose al Senato di uccidere il comandante etrusco. Non appena ottenne l’autorizzazione, si infiltrò nelle linee nemiche, grazie anche al fatto che egli era di origine e lingua etrusca, e armato di un pugnale, raggiunse l’accampamento di Porsenna, che stava distribuendo la paga ai soldati. Muzio attese che il suo bersaglio rimanesse solo e quindi lo pugnalò. Ma sbagliò persona: aveva infatti assassinato lo scriba del lucumone etrusco. Subito venne catturato dalle guardie del comandante, e portato al cospetto di Porsenna, il giovane romano non esitò a dire: Volevo uccidere te. La mia mano ha errato e ora la punisco per questo imperdonabile errore”. Così mise la sua mano destra in un braciere dove ardeva il fuoco dei sacrifici e non la tolse fino a che non fu completamente consumata. Da quel giorno il coraggioso nobile romano avrebbe assunto il nome di Muzio Scevola (il mancino).” (Da Wikipedia)

Le malattie,  la sofferenza, l’auto-sabotaggio e il disagio in genere sono causati da un bisogno innato di espiazione: ho sbagliato e devo pagare! Si tratta di una coazione inconscia o istintiva!

Già Freud aveva parlato di istinto di morte contrapposto a quello di vita; e aveva proprio ragione considerando che c’è anche una morte lenta, ossia una vita fatta di miseria, di stenti e di dolore.

Al bisogno fondamentale di importanza (o di significato personale) si contrappone, inesorabile, il bisogno di espiazione causato dalla sensazione di non valere nulla!

Una gravidanza a rischio, una malattia non diagnosticabile e il cancro sono spesso forme di espiazione: è qualcosa che ci tortura l’anima e di cui non siamo pienamente coscienti, l’origine del  malessere.

Anche il senso d’insoddisfazione quotidiano, la rabbia interiore, il fastidio che proviamo nel vedere certe persone, l’umore nero, gli alti e bassi della vita e le lamentele hanno origine dal fatto che il “bambino interiore” si sente offeso, trascurato o impotente: più precisamente, non si sente importante!

Quando i risultati ci condannano e non possiamo sentirci orgogliosi di noi stessi, siamo tristi e angosciati!

Quando non ci sentiamo su un piedistallo ideale siamo depressi, ma anziché assumerci le nostre responsabilità e rimboccarci le maniche, ci auto-puniamo! Facciamo esattamente l’opposto di ciò che andrebbe fatto per risollevare la sorte perché siamo sotto l’effetto ipnotico prevalente dell’emisfero destro e ci comportiamo in maniera irrazionale.

Quando subiamo una critica, un rimprovero, un dispiacere qualunque, quando qualcosa non va per il verso giusto, sotto l’effetto delle emozioni negative il nostro corpo sente il bisogno istintivo di punirsi!

La mente razionale, a causa della sensazione d’impotenza e di inutilità che proviamo in circostanze spiacevoli, viene anestetizzata in maniera più o meno notevole e perdiamo la lucidità mentale. Siamo così alla mercé delle sensazioni inconsce e scatta inesorabile il bisogno coatto di auto-flagellazione.

In ogni essere umano, pur con una questione di grado, si cela un Muzio Scevola!

Proprio dopo aver abbozzato la prima parte di questo articolo, ho fatto una chiacchierata con una vedova, la sorella di una zia che ero andato a trovare. Le due donne erano a telefono e mi sono premurato di salutare quella all’altro capo del filo, e sapendo che non stava bene, le ho chiesto: Come va? Lei non aspettava altro per sfogarsi: «Quando sarò al cospetto di Dio gli chiederò perché mai se la prende con me: mi ha tolto così presto mio marito, mi ha strappato un figlio in tenerissima età, mi ha dato un nipote ribelle e mia figlia viene continuamente maltrattata dal marito, e ora ci voleva anche l’operazione al cuore! Il Creatore mi dovrà dire che ho fatto di male, in che modo l’ho offeso, dove ho sbagliato!»

Le ho risposto con convinzione che lei non aveva sbagliato proprio nulla, che non dobbiamo giudicarci col senno di poi perché nel momento in cui agiamo crediamo di fare la cosa migliore per noi. Noi non sbagliamo nulla, facciamo soltanto esperienza. Non possiamo giudicare con l’esperienza di oggi ciò che abbiamo fatto un anno fa, due anni fa, tanti anni fa. Col senno di poi finiamo sempre per biasimarci.

Le ho detto che doveva smettere di sentirsi in colpa credendo di aver commesso chissà quali errori, doveva smettere di prendersela con Dio e accettare il fatto che la vita è fatta non soltanto di gioia, ma anche di dolore.

Avrei voluto dirle che se accusiamo Dio o le persone dei nostri guai, anziché prenderci le nostre responsabilità, ci procuriamo un guaio dietro l’altro in maniera solo apparentemente inspiegabile.

Ed è quello che voglio ribadire anche a te, caro lettore: la vita è fatta di piaceri e dispiaceri, di alti e bassi, di successi e fallimenti! Gioia e dolore si alternano in continuazione come il bel tempo e il cattivo tempo, anzi come il giorno e la notte.

Gli esseri umani non vorrebbero mai sbagliare e non accettano le conseguenze dei propri errori; e siccome sbagliano spesso, dato che nessuno è nato imparato, siamo noi stessi i primi a criticarci e a ingiuriarci quando le cose vanno male: questo è uno dei principali motivi per cui soffriamo così tanto!

Quante volte da ragazzi, affranti dal dolore e dalle ingiustizie, abbiamo desiderato morire! I ricordi tristi del passato dissolvono il coraggio e le energie agendo come tarli che corrodono il nostro corpo attraverso i pensieri negativi; mentre la paura del futuro ci rende ansiosi, apprensivi ed insicuri. Dobbiamo vivere nel presente, nel qui e ora, e imparare ad accettarci, apprezzarci ed amarci a prescindere, riacquistando il rispetto e la stima per noi stessi ed evitando di disprezzarci quando ci capita qualcosa di brutto.

Gli stessi eventi negativi del passato devono essere reinterpretati e rivalutati sulla base della nostra maturazione e quindi di considerazioni positive e realistiche.

Purtroppo, auto-flagellandoci al minimo intoppo, ci procuriamo altri guai e diventiamo pessimisti! Credendo erroneamente che la negatività sia permanente, ci formiamo convinzioni negative e limitanti su noi stessi, come per esempio quella di essere sbagliati e immeritevoli, entrando così nella spirale delle profezie auto-avveranti negative e condannandoci da soli a un destino ingrato. Ed invece, dobbiamo convincerci che spesso proprio dal male nasce il bene e che la fortuna si presenta spesso sotto forma di sfortuna.

Un mio amico è stato operato già un paio di volte ad un polmone a causa di un versamento pleurico di cui i medici non hanno individuato la causa, e mi diceva che va avanti con il cortisone. Sono andato a trovarlo poco tempo fa e mi sono intrattenuto con lui per quasi due ore parlando del più e del meno; e quando finalmente si è aperto e mi ha confidato che aveva subito un torto, se non proprio un tradimento, da alcuni soci della sua associazione alla quale lui aveva dato anima e corpo, ho capito che il suo desiderio frustrato di fare carriera nell’associazione a livello regionale e la conseguente sensazione di nullità o di non valore, gli aveva causato una sorda depressione sfociata in quella brutta malattia.

Allora gli ho chiesto (pur sapendolo!) che cosa aveva realizzato negli anni in cui lui era stato presidente e così, elencando ciò che aveva fatto, si è tirato su di morale senza neanche accorgersene auto-incensandosi ed entusiasmandosi. A questo punto gli ho spiegato che sarebbe guarito del tutto, perché ora lui sapeva che “l’acqua nel polmone” era causata dai torti subiti che gli rodevano dentro facendolo sentire una nullità; ma non c’era alcuna ragione valida per deprimersi, non c’era assolutamente nulla di cui rimproverarsi, e anzi doveva sentirsi soddisfatto e orgoglioso di sé e del proprio operato avendo realizzato, tra l’altro, in concerto con l’amministrazione comunale, addirittura un monumento al centro di una piazza e ottenuto la denominazione di una strada (in onore dell’associazione)!

Gli ho detto che tutti cadiamo prima poi, anche l’indomabile Berlusconi è caduto! Bisognerebbe essere così saggi da mettersi serenamente da parte al momento opportuno, senza malanimo e senza risentimenti, evitando di esasperare le situazioni e i nemici…, perché è la vita stessa che ci fa cadere servendosi degli uomini. Ma la vita ci riserva sempre nuove e inattese soddisfazioni più avanti negli anni, proprio come è successo all’onorevole Giorgio Napolitano diventato in maniera inattesa Presidente della Repubblica e rivelatosi, in virtù della sua saggezza, del suo alto senso di responsabilità, della sua schietta obiettività e coerenza il migliore presidente in assoluto.

Il rancore ha un’enorme energia autodistruttiva, probabilmente è la vera causa del cancro perché apparentemente è rivolto contro i nemici, mentre in realtà è diretto proprio contro noi stessi rodendoci il fegato e il corpo e indebolendo il sistema immunitario!

Dopo di che gli ho spiegato i due segreti più importanti della vita: ogni cosa, ogni evento, ogni situazione ha sempre vantaggi e svantaggi, o come suol dirsi, ogni medaglia ha sempre due facce; e, analogamente, ognuno di noi ha sia pregi che difetti.

Ogni persona ha sempre pregi e difetti. Eppure, quando c’innamoriamo vediamo soltanto i pregi dell’amata o dell’innamorato, al punto che se i genitori tentano di ostacolare il rapporto, c’innamoriamo ancora di più: l’infatuazione è irrazionale e cancella letteralmente i difetti del partner! Ma ecco che dopo il matrimonio, come per incanto scompaiono i pregi del partner e vediamo soltanto i difetti!

Per andare sempre d’amore e d’accordo col partner, ma anche con gli amici e i conoscenti, dobbiamo concentrarci sui loro pregi e non sui loro difetti, altrimenti qualunque relazione si guasta!

Ogni medaglia ha sempre due facce: per esempio, l’inverno è l’altra faccia dell’estate, il dolore è l’altra faccia della gioia, il dispiacere è l’altra faccia del piacere, la fame è l’altra faccia della sazietà, il fallimento è l’altra faccia del successo, l’aggressività è l’altra faccia della gentilezza; e il senso d’importanza è l’altra faccia della sensazione di nullità… che ci consuma attraverso l’auto-espiazione e la malattia. Purtroppo, guardando soltanto ad una sola faccia delle questioni, ci squilibriamo allontanandoci dal giusto mezzo e dalla saggezza.

Recentemente mi ha scritto su piuchepuoi-esperti un neo-padre che mi chiedeva come rimediare ai suoi pensieri negativi e al fatto che né lui, né la moglie, riuscivano a dormire la notte da quando… era nato il loro bambino. E sì, purtroppo, la realtà è proprio questa: anche la gioia più grande si porta appresso qualche problemino… I cambiamenti sono un momento di crescita, ma sono sentiti come dolorosi perché non siamo ancora abituati al nuovo e soprattutto perché non siamo disposti ad accettare la parte negativa che non ci aspettavamo minimamente.

Per guarire dal disagio è necessario accettare i “cambia-menti ” pensando in maniera diversa da prima.

Ed invece gli esseri umani vanno in tilt non appena compare un dispiacere nella loro vita, dispiacere che ha l’enorme potere di cancellare letteralmente dalla mente tutte le cose belle di cui si potrebbe gioire! E iniziano a ritenersi sfortunati, credono di essere sbagliati, di non essere all’altezza, di non meritare l’amore, di non meritare il successo, di non meritare nulla. E così cominciano ad autoflagellarsi entrando nella spirale dei problemi, dei guai e del pessimismo, e ben presto l’insoddisfazione sfocia inesorabilmente in una brutta malattia!

I dispiaceri sono micidiali: colpiscono a morte il bisogno più importante degli esseri umani, quello di essere importanti, e ci fanno sentire una nullità! In questo modo si blocca il dinamismo e la vitalità stessa delle nostre cellule, in misura direttamente proporzionale alla gravità del dispiacere stesso, fino al punto da diventare… cancerogeni! Come minimo ci corrodono l’anima con i pensieri negativi!

E come Muzio Scevola, puniamo la mano che ha fallito il colpo bruciandola sul braciere ardente! Quanto siamo sciocchi! Persino una persona pluri-laureata si annulla quando qualcosa gli va storta perché non riconosce che c’è una continua alternanza tra  dolore e gioia. Quando ci accade una cosa spiacevole, il che succede a tutti in maniera più o meno frequente, piombiamo nella paura come se si trattasse di un fatto permanente, ignorando la legge dell’alternanza, dimentichiamo che il sole risorge ogni giorno e perdiamo la stima e la fiducia in noi stessi cadendo in depressione!

In realtà, anche ammalarsi è un fatto normale, perché la malattia è la reazione del nostro organismo che si dà da fare per farci guarire. E anche i dispiaceri e i conseguenti pensieri negativi sono anch’essi sintomi utili, come quelli delle malattie: sono i messaggi che ci manda il nostro inconscio che vorrebbe proteggerci chiedendo aiuto alla mente razionale, la quale però non sempre riesce a capire! Cosicché, i sintomi che dovrebbero salvarci, non compresi in tempo o male interpretati finiscono per farci ammalare rivoltandosi contro di noi.

E’ questa la causa del bisogno di espiazione, del cancro, dell’angoscia esistenziale: l’umanità non ha ancora una corteccia cerebrale all’altezza della situazione! Sono ancora troppe le cose che non conosciamo!

Come scrivo nella quarta di copertina del mio saggio “Se vuoi sbloccarti lanciati!”: Il nostro errore più grave è quello di amarci soltanto quando le cose vanno bene. Ed invece non dobbiamo mai smettere di accettarci, approvarci ed amarci, neanche quando le cose vanno male, perché il nostro Sé Istintivo (o Bambino Interiore) è assetato di baci, carezze, sorrisi e attenzioni. E quando tutto ciò gli viene negato, anche per poco tempo, ci comportiamo -aggiungo ora- come Muzio Scevola: diventiamo irrazionali, cioè stupidi, dando calci e pugni agli oggetti, o alle persone, oppure bestemmiamo e gridiamo come pazzi, e poi ce la prendiamo con noi stessi, ci autoflagelliamo ed entriamo nella spirale dell’insoddisfazione, della depressione e della corrosione.

L’effetto Muzio Scevola” è la coazione più irrazionale, dannosa e a volte tragica dell’umanità! Infatti, non è necessario arrivare ad un gesto estremo per rovinarsi l’esistenza: basta anche averne soltanto l’intenzione per farsi male e moltiplicare le proprie sventure!

Dalla sua forma più tragica come il suicidio, a quelle più soft come le lamentele quotidiane, solo apparentemente innocue, l’effetto Muzio Scevola è sempre micidiale e auto-distruttivo: ecco la causa dell’angoscia esistenziale da cui possiamo liberarci soltanto attraverso l’equilibrio, la consapevolezza, l’assunzione delle proprie responsabilità e l’esperienza!


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