Ieri sera sono finito in un live club a Manly Beach, una festa in maschera dove tutti erano vestiti in uniforme delle superiori (si, la marinaretta tipo giapponese. No, non ho fatto foto).
E’ salita sul palco ad un certo punto una cantante che mi ha lasciato allibito: era la copia sputata della Santanche‘. Una quindicina d’anni più giovane, toh. Brava a cantare per carità, ma non e’ quello il punto. Ho provato a scattarle qualche foto ma sono venute da schifo. Ne metto due, spero si capisca.
Qualcuno di voi ora si starà’ chiedendo di certo come mai io mi sia messo a scattar foto alla Santanche’ invece di scattarle alle marinarette. Ma sapete che mentre scrivo queste righe me lo sto chiedendo pure io?
Ad un certo punto nella serata la Santanche’ ha tolto le tende, non prima di deliziarci con un pezzo di chiusura d’altri tempi, I wanna dance with somebody di Whitney Houston. E io sono rimasto li’ a guardarla, la Santanche’ che cantava Whitney. E mi sono messo a pensare che nella vita non si arriva proprio mai, infatti guarda quelli “arrivati” come vanno a ridursi. Parlo di Whitney, non della cantante di ieri.
Certo che i momenti di riflessione filosofeggiante mi vengono proprio nei momenti più assurdi eh.