Nel mondo dell’underground digitale, 2600 ha un significato ben preciso. È la vecchia frequenza dei centralini statunitensi ai tempi di Capitan Crunch, pseudonimo che ancor prima di identificare il suo celebre alter ego, John Draper, coincide con l’avvio dei tempi d’oro del phreacking. Ma 2600 è diventato anche il nome di una blasonata rivista, 2600 – The Hacker Quartely, che esce dal 1984 e che dal 1994 una volta all’anno dà vita a un meeting altrettanto blasonato, The Next Hope (dove la parola “hope” va intesa come acronimo di “Hackers On Planet Earth”), in programma dal 16 al 18 luglio a New York.
Come accade in questo genere di eventi, l’informatica e la tecnologia in senso stretto non sono gli unici rami del sapere che vengono affrontati. Si va dall’arte alla radiofonia fino all’informazione. Per questo, è stato annunciato (qui e qui) un ospite di particolare riguardo. Si tratta di Julian Assange, il giornalista e cyberattivista d’origine australiana che ha contribuito a fondare Wikileaks, piattaforma di cui si è parlato in passato destinata alla pubblicazione di documenti sensibili e riservati che riguardano sia la sfera pubblica che quella privata. Wikileaks, per esempio, è stato il progetto che ha consentito la pubblicazione di Collateral Murder, materiali audiovideo che testimoniano l’uccisione di una dozzina civili alla periferia di Bagdad da parte dell’esercito americano (notizia se ne dava qui).
Questa dunque la motivazione della partecipazione di Julian Assange a The Next Hope:
Nel corso degli anni e in particolare nelle ultime settimane, Julian ha dimostrato alcuni dei valori chiave contenuti nella comunità degli hacker e dei giornalisti che si sforzano di ottenere informazioni verificate. [Queste informazioni le scuciono] dalle mani della burocrazia e dagli insabbiamenti per condividerle con il resto del mondo, proteggendo costantemente le proprie fonti.
Altre notizie sul giornalista e sul suo progetto vengono fornite dalla BBC e da Colbert Nation.