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L’egemonia sottoculturale

Creato il 23 maggio 2011 da Mdalcin @marcodalcin

 

L’egemonia sottoculturale

Massimo Panarari, docente di analisi del linguaggio politico all’università di Modena, ha scritto un libretto di 130 pagine molto utileper ripercorrere il cambiamento culturale che il nostro paese ha subito dagli anni ottanta in poi. Il sottotitolo recita: l’Italia da Gramsci al gossip. Panarari, infatti, parte proprio da Gramsci per dimostrare come l’egemonia culturale si sia spostata da sinistra, verso il pensiero unico neoliberale, in modo talmente soft che nessuno ha potuto (o voluto?) fare niente per contrastarlo. L’egemonia, che un tempo era nelle mani degli intellettuali che producevano cultura, ora è saldamente nelle mani di chi detiene i  mass media, televisione in primis.

La sinistra, come osserva Carlo Freccero “non ha fatto nulla per difendere l’enorme patrimonio culturale accumulato in anni di riflessione e dibattito. Dopo il crollo del muro di Berlino ha continuato a restare attaccata alla realtà materiale delle cose, all’economia, anche se liberata dai parametri marxisti, piuttosto che all’ideologia e alla comunicazione.”

Il controllo ideologico delle elite nei confronti delle classi subalterne ora si ottiene senza l’uso della forza, dei muscoli, ma forgiandone gli stili di vita e le credenze ad uso e consumo di chi comanda. Una rivoluzione leggera, senza sangue, che ha modificato le nostre vite mutando il nostro immaginario. Gli anni 80 sono stati il decennio chiave, gli anni del ci volgiamo divertire, gli anni del riflusso, anni dove il Drive In del post situazionista Antonio Ricci troverà terreno fertile, un programma che darà inizio alla cosiddetta controrivoluzione televisiva; il Drive In segnerà un’epoca; un cambio di paradigma rispetto alla televisione pedagogia della Rai degli anni passati.

Panarari passa in rassegna con acutezza e sarcasmo, tutti i programmi e i personaggi funzionali alla colonizzazione dell’immaginario del popolo italiano, partendo dal già citato Ricci a Signorini (a cui dedica un intero capitolo), passando poi per Maria de Filippi arrivando a Simona Ventura (senza dimenticare due pesi massimi come Bruno Vespa e Maurizio Costanzo).

L’egemonia sottoculturale

Un libro utile, e perché no, divertente; l’unica pecca, a mio avviso, è la mancanza di quel distacco che avrebbe consentito al lettore una propria riflessione sugli eventi; la presenza eccessiva di considerazioni, di giudizi, lo rende leggermente soffocante, così come la prosa decisamente barocca.  L’autore interviene – quasi a imboccare il lettore – con spiegazioni e giudizi che risultano, a volte, indigesti.

Il libro si conclude con una nota di ottimismo, un rilancio per un futuro possibile:

“E, allora, la sinistra ci provi, orsù, a sviluppare un nuovo, postmoderno, progetto di egemonia (almeno vagamente) culturale volto a contrastare ad armi pari l’attuale regime ircocervo. È un tentativo rinviato, stoltamente, da troppo tempo, al punto che ne abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi esiti e conseguenze. E non è un bello spettacolo, per niente.”

Ps: molto utile la breve ma mirata bibliografia

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