Inglobata tra le Mura Aureliane e molto vicina a Porta San Paolo, si trova la Piramide Cestia, ammantata di un bianco candore: subito ci sembrerà di aver compiuto un lungo viaggio e di essere giunti in Egitto. In realtà siamo nel centro di Roma, nel quartiere di Testaccio, proprio all'inizio della Via Ostiense, l'antica strada romana che collegava l'Urbe con il suo porto, la città di Ostia Antica.
Anche la Piramide risale all'epoca romana, poiché la sua costruzione si deve a Caio Cestio, un importante membro del collegio sacerdotale degli Epuloni, che avevano il compito di organizzare in città i sacri banchetti annuali. Sappiamo con certezza, grazie al testamento dello stesso Caio Cestio, che la piramide fu costruita in soli 330 giorni e venne innalzata tra il 18 e il 12 a.C.. Ciò che certamente impressiona è la sua struttura portentosa: è alta quasi 37 metri e ha una base quadrata di circa 30 metri per lato!
Ma perché Caio Cestio volle far costruire una piramide come proprio monumento funerario? Gli anni in cui il nostro sacerdote visse furono quelli in cui il grande Ottaviano Augusto sconfisse Marco Antonio e Cleopatra, rendendo di fatto l'Egitto una provincia romana. La diretta conseguenza fu la diffusione a Roma, e in molte altre città dell'Impero, della moda e del gusto "egittizante". Ecco quindi che anche a Roma iniziarono ad essere costruiti alcuni edifici con la forma di una piramide, di cui oggi resta come unica testimonianza questa a Testaccio, che in passato invece era in buona compagnia.
Sappiamo infatti che in città ve ne erano almeno altre tre: due nell'area dove oggi sorgono le chiese gemelle di Piazza del Popolo (molto probabilmente distrutte ancora prima dell'epoca rinascimentale) e una lungo via della Conciliazione, all'altezza della Chiesa di Santa Maria in Traspontina, che fu distrutta nel 1499 da papa Alessandro VI Borgia per ampliare la viabilità della strada vicina a San Pietro, in occasione dell'imminente giubileo.
La Piramide di Caio Cestio, venendo inglobata all'interno delle Mura Aureliane, è invece giunta intatta fino ai nostri giorni.
L'edificio era contenuto in uno spazio con un grande giardino quadrato, delimitato da blocchi di tufo (ancora oggi visibili) e con quattro colonne innalzate proprio in corrispondenza dei quattro angoli della Piramide. Di queste colonne oggi ne restano visibili solo due, riportate alla luce nel 1656 e subito riposizionate, nella loro collocazione originaria, per volere di papa Alessandro VII Chigi. Ma le sorprese più grandi della Piramide si trovano al suo interno dove si trova la camera sepolcrale vera e propria. Un piccolo vano rispetto alla mole imponente della Piramide, ma con pareti interamente e delicatamente affrescate con figure femminili alternate a vasi lustrali e gioiose Vittorie alate sulla volta.
La camera fu murata appena posto all'interno il nostro Caio Cestio (non sappiamo se dentro un sarcofago o in un'urna cineraria), secondo l'usanza egizia, e non fu quindi concepita per accogliere i familiari in preghiera o per lo svolgimento dei rituali funebri. Sulle sue pareti e sulla volta è possibile notare delle grandi aperture, veri e propri buchi, testimonianza del passaggio dei "tombaroli". È all'epoca medievale che risale infatti la prima violazione della tomba - a cui poi ne seguirono molte altre - tramite lo scavo di un cunicolo ancora oggi visibile sul lato settentrionale. Ma questi sventurati esploratori non trovarono nulla una volta giunti all'interno della Piramide perché quando Caio Cestio morì, a Roma era in vigore la legge contro l'ostentazione del lusso nelle tombe e quindi fu sepolto senza alcun tesoro. Che disdetta!
Piramide Cestiaroma