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L'eleganza tutta giapponese della porta scorrevole

Da Mammadesign
"Giacche', quando noi apriamo una porta, trasformiamo gli ambienti in modo davvero meschino. Offendiamo la loro piena estensione e a forza di proporzioni sbagliate vi introduciamo un'incauta breccia. A pensarci bene, non c'e' niente di piu' brutto di una porta aperta. Nella stanza dove si trova, introduce una sorta di rottura, un parassitismo provinciale che spezza  l'unita' dello spazio. Nella stanza contigua provoca una depressione, una ferita aperta e tuttavia stupida, sperduta su un pezzo di muro che avrebbe preferito essere integro. In entrambi i casi turba i volumi, offrendo in cambio soltanto la liberta' di circolare, la quale peraltro si puo' garantire in molti altri modi. La porta scorrevole, invece, evita gli ostacoli e glorifica lo spazio. Senza modificare l'equilibrio, ne permette la metamorfosi. Quando si apre, due luoghi comunicano senza offendersi. Quando si chiude, ripristina l'integrita' di ognuno di essi. Divisione e riunione avvengono senza ingerenze. Li' la vita e' una calma passeggiata, mentre da noi e' simile ad una lunga serie di violazioni."Muriel Barbery, da "L'eleganza del riccio", edizioni e/o
Sono perfettamente d'accordo, architettonicamente parlando, con questa affermazione molto poetica di Muriel Barbery. E aggiungo che piu' una separazione e' invisibile all'occhio, meno turba la continuita' spaziale di un ambiente. Piu' e' semplice, sobria, materialmente omogenea ed integrata, piu' elegante e puro risulta il locale su cui si apre/chiude. O meglio i locali, che diventano, all'occorrenza, uno.

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