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L’empatia nell’era di internet

Da Anna
L’empatia nell’era di internet
La parola scritta sul desktop e il platonico carteggio seducono con la stessa intensità e il medesimo impatto emotivo. In entrambi i casi il corpo viene dopo oppure mai.
Uno degli esempi che possono essere utili a comprendere come sia possibile sentirsi affini a qualcuno che non si è mai conosciuto personalmente ma di cui si sono lette le parole è il legame empatico che si crea con uno scrittore o un poeta.
Probabilmente ognuno di noi ha vissuto l’esperienza di conoscere comprendere una persona attraverso i suoi scritti. Dopotutto i poeti ancora prima degli psicanalisti hanno parlato di empatia.
Forse molto presto non ci sarà più differenza tra comunità virtuale e comunità reale, là dove non c'è una contrapposizione ma una successione temporale. Virtuale non è irreale è solo ancora non reale, cioè potenziale.
"La parola virtuale proviene dal latino medievale virtualis, derivato a sua volta da virtus, forza, potenza. Nella filosofia Scolastica virtuale è ciò che esiste in potenza e non in atto. Il virtuale tende ad attualizzarsi, senza essere tuttavia passato ad una concretizzazione effettiva o formale".
Il virtuale ha una relazione stretta con ciò che è potenziale aumentando la potenza del potenziale.Uno dei motivi che induce le persone a cercare amici in internet e non solo nel mondo reale, è che in rete se ne possono incontrare molti di più, in modo che le probabilità che ve ne siano di maggiormente rispondenti alle proprie aspettative aumentano.In rete si può trovare chi gioca, in modo più o meno pericoloso, ad entrare ed uscire da chat e mailing list senza rivelarsi mai, nascondendosi dietro identità fantasiose, soggetti che non entrano mai in relazione autentica con nessuno. C’è anche chi lo fa per scegliere tra tante possibilità, qualcuno con cui confrontarsi, aprirsi e approfondire la conoscenza.
Tentiamo ora di comprendere il funzionamento comunicativo utilizzato per selezionare, aprire un varco emotivo nella giungla delle parole, dei sintagmi, delle frasi, e dell'uso frequente in rete di neologismi."L'uso di neologismi è interessante:
in alcuni casi, la parola nuova è incomprensibile, un atto non comunicativo. In altri casi (es:deparanoizzatore), il neologismo serve per creare un gergo comune alla comunità virtuale. E' un atto comunicativo, divertente e creativo." In che modo accade che in una chat, in un social network, qualcuno venga attratto da qualcun altro? Cosa si cerca nell'altro? La maggior parte delle ricerche ha portato alla constatazione che la prima forza che attrae è la somiglianza.
Ci sentiamo attratti da qualcuno simile a noi, qualcuno con cui supponiamo di poter condividere un'esperienza vissuta o un comune sentire.Si tratta di qualcosa che proviene dalle parole scritte e che stimola in noi l'identificazione. Costruiamo un'immagine dell'altro utilizzando contenuti intrapsichici, ci rappresentiamo il nostro potenziale interlocutore attraverso qualità che gli attribuiamo. L'identificazione si nutre di proiezioni, si attua una trasmigrazione di contenuti intrapsichici che offre il primo ingrediente utile a fondare una sorta di comunicazione affettiva, una alleanza-relazione empatica.

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