L'energia nucleare è anche naturale?
Scritto da Gabriella Gliozzi
Martedì 10 Maggio 2011 16:55
Ho sentito un discorso giorni fa di un eminente politico di destra che farneticava sul discorso nucleare spiegando che non c’è nulla di più naturale di esso. Per controbbatere a questa controversa affermazione parto dalla più lineare e semplicistica spiegazione di quello che è l’energia nucleare: è il fenomeno di produzione di energia attraverso la trasformazione di nuclei atomici. In particolar modo essa è una fonte di energia primaria, presente cioè in natura. In realtà però per raggiungere la fissione nucleare e per far sì che produca energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno di una Nazione è necessario utilizzare un procedimento chiamato ‘fissione indotta’. In poche parole uranio, plutonio e torio, che hanno nuclei di atomi con alto numero atomico, vengono spezzati producendo nuclei con un numero atomico minore, diminuendone la massa e sprigionando energia. Il processo di fissione viene usato per produrre energia nelle centrali nucleari: per esempio le ormai celeberrime bombe sganciate durante la seconda guerra mondiale su Hiroshima e Nagasaki erano state costruite basandosi proprio su questo processo di produzione di energia attraverso la fissione indotta. Questo significa che anche se è essa presente in natura, quando si arriva a sfruttarla per produrre energia, il procedimento diventa tutto fuorchè naturale. Esistono numerose associazioni no-profit che hanno lo scopo di fornire delucidazioni su questa forma di energia e di alimentare il dibattito sociale su queste tematiche. Esistono anche numerosi siti che sposano questa causa nella speranza di diffondere notizie sull’argomento e di convincere la popolazione che è meglio far ricorso ad altri tipi di energie, preferibilmente rinnovabili.
La Comunità Europea ha recentemente stabilito che il nucleare non può essere considerato una fonte di energia rinnovabile. Ma c’è di più: l’Italia ha già
conosciuto la paura del nucleare ed un referendum del 1987 ha stabilito che tutte le centrali nucleari costruite in Italia dal 1979 dovevano essere smantellate. Le scorie nucleari, prodotte dalle centrali elettronucleari italiane che dovevano essere smaltite, vennero consegnate alla Francia per essere riprocessate e convertite.
La questione era dunque da considerarsi conclusa... ...tuttavia nel maggio del 2006 nella centrale di Trino, in provincia di Vercelli, erano conservate ancora 52 barre di combustibile in alcune piscine. Improvvisamente esse hanno iniziato a rilasciare, in maniera incontrollata, dei liquidi radioattivi. Anche lì si è immediatamente corsi ai riparti e le piscine ad oggi risultano completamente svuotate. Il rischio però della diffusione di liquame radioattivo è stato corso, percorso e solo infine risolto, ma non evitato! Questo la dice lunga sulla capacità degli organi preposti a questo tipo di attività sulla capacità di controllare le scorie radioattive e sulla possibilità di prevenire futuri danni su terriotorio nazionale. Ma c’è di più: oltre al recente disastro nucleare avvenuto in Giappone, la storia ci insegna che il pericolo nucleare non è cosa da poco. Come molti ricorderanno il 26 aprile del 1986, alle ore 1:23:45, nella Centrale nucleare di Cernobyl si verificò un problema di funzionamento nel reattore numero quattro, a causa della violazione di tutte le regole di sicurezza relative alla centrali nucleari. Improvvisamente la temperatura cominciò ad aumentare in maniera incontrollata e le tubazioni di raffreddamento si deteriorarono, fino a rompersi. L’idrogeno presente nel reattore e la grafite incandescente, una volta a contatto con l’aria, provocarono un’esplosione fortissima e il totale scoperchiamento del reattore. Un’enorme nube radioattiva coprì il cielo e ricadde su numerose aree intorno alla centrale, raggiungendo poi Filnandia, Scandinavia, Italia, Francia, Germania, Svizzera, Austria e Balcani. L’ONU stabilì che il bilancio di morti riconducibili a tale incidente è di circa 65 decessi per tumori e leucemie su un arco di 80 anni. Tuttavia questo bilancio è fortemente rigettato da associazioni contro il nucleare che affermano che i morti causati da Cernobyl sono all’incirca 6.000.000.Ho visto in giro un pronostico sul possibile futuro posizionamento delle centrali nucleari italiane. Molte troveranno collocazione al sud. Voglio complimentarmi con le istituzioni con la loro scelta nel designare i luoghi che ospiteranno le centrali. Forse quei fannulloni meridionali, penseranno alcuni, troveranno un posto di lavoro. E che lavoro! Diciamo pure che è meglio di un campo di concentramento: con un guasto li fate secchi tutti. E Bossi verrebbe accontentato. Mi sorge solo un dubbio: in territori conosciuti soprattutto per l’attività di mafia, ‘ndrangheta e camorra non sarà un po’ rischioso andare a costruire centrali nucleari? Se già una centrale nucleare è per sua natura pericolosa, andarla a costruire in luoghi dove, grazie al pagamento di tangenti, verrano violate tutte le norme possibili e immaginabili sulla sicurezza, non porterà all’amplificazione del rischio totale?
Alcune persone poi scelgono di consolarsi credendo che basterà trovarsi lontano dai luoghi prescelti per la costruzione delle centrali. Ma nel caso si verificasse un incidente nucleare, anche minimo, la regione interessata dai danni non sarà solo quella in cui si trovava il reattore nucleare. Si parlerà di danni a livello nazionale e non solo. Se il Giappone resiste di fronte ai terremoti e crolla per il nucleare forse bisognerebbe farsi due conti e ricordare che L’Aquila e Assisi stanno ancora piangendo. Che abbiamo molti più problemi qui che in tante altre parti del mondo. Che invece di pensare a costruir ponti e centrali nucleari dovremmo imparare a sfruttare di più il territorio. Il sole è gratis e la nostra bella penisola è baciata quasi tutto l’anno dai suoi raggi. Invece di alzare il naso per scappare da nubi radioattive dovremmo farlo per sfruttare ogni sorta di energia che la terra ci offre.
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