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L’Epica postmoderna e il Metal: gli Holy Martyr

Creato il 24 settembre 2014 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

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Salve a tutti coloro che per costrizione, gentilezza o affetto, sono tornati a camminare sulle mie parole scritte. Quando ho annunciato di voler dedicare una rubrica alla musica e a coloro che ogni giorno attraverso di essa vivono, mangiano (spiritualmente), guardano; o non vedono (ma questo è un caso a parte che forse tratteremo in un’altra occasione) … mi sono persa, mi capita spesso quando sono in giorni in cui il cervello è compresso tra molti input… troppi. Dicevo… appena ho annunciato il mio progetto sono stata contattata da un “ragazzo” che, su facebook, proponeva una foto profilo piuttosto elegantona con un vestito perfetto… un bianco e nero classico e ormai inflazionato come non mai. Ho pensato che si stava avvicinando il classico personaggio che passando sul cadavere di un Tenco o di un De André vuole rimorchiare qualche ragazza iscritta a qualche strana scuola di design.

In realtà parlando in modo distratto… mi sono trovata davanti a una persona arguta, interessante, che …. (fermi tutti!) mi ha mandato un link di youtube in cui una potenza inaudita unita ad una serie di “scapellamenti” energici mi ha messa davanti ad uno stupendo gruppo Epic Metal. Per chi non conosce il genere vi dico brevemente che l’aggettivo “epic” si riferisce alle tematiche trattate: legate al mondo fantasy, epico, storico o mitologico. Spesso all’interno di questo genere si possono trovare rare perle di talento e genialità; ma essendo una categoria (e mi tocca anche qui usare un altro aggettivo anti-mainstream, ma assolutamente mainstream), piuttosto “underground”, è spesso difficile conoscere e godere di queste perle a meno che non si sia dei veri appassionati dell’Heavy Metal in generale. In questo caso il gruppo in questione che ho dovuto (fortunatamente) ascoltare e che vi voglio presentare… è il gruppo Epic Metal degli HOLY MARTYR.

Sono stata contattata dal chitarrista Ivano Spiga. L’anima creativa di un gruppo orgoglioso e “forte” che si è presentato davanti ai miei occhi in un video di un live ad Atene. E vedere una coltre di metallari di un altro paese cantare appassionatamente i pezzi di una band italiana ha mostrato subito quello che ho poco prima osservato. La loro forza e comunicatività che sicuramente funziona; perché, sapete, in un genere già di “nicchia” come il Metal e in un sottogenere spesso fatto di piccole case discografiche già non è semplice emergere, figuriamoci in Italia dove il pop è il genere più amato, e in cui veramente pochi gruppi riescono ad uscire dai confini in modo duraturo.

Il gruppo degli Holy Martyr è nato nel 1994. Oltre ad Ivano Spiga alla chitarra, abbiamo Alessandro Mereu alla voce, Nicola Pirroni al basso e Stefano Lepidi alla batteria. Hanno prodotto tre dischi sotto l’etichetta “Dragonheart” e tre demo autoprodotti. La discografia ufficiale comprende: Still at War (2007), Hellenic Warrior Spirit (2008) ed Invincible (2011).

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Hellenic Warrior Spirit è il primo concept album (di cui ho ascoltato molte tracce ed è assolutamente dal respiro “internazionale”). I brani sono interamente ispirati alla battaglia delle Termopili e a Sparta. Posso immaginare che molti di voi staranno pensando a “300” e ad addominali in sovrabbondanza; in realtà mi è stato spiegato che tutto questo progetto è nato molto prima del film da tutti voi visto e conosciuto (io devo ammettere che neanche l’ho visto); infatti nel 2003 era stato autoprodotto, con l’aiuto di fan da tutta Europa, un ep chiamato Hail to Hellas, contenente tre tracce ri-registrate nel concept del 2008. Questo oltre a dimostrare una loro intuizione tematica, chiarifica anche molto la mia osservazione di inizio articolo che parlava delle difficoltà logistiche (e spesso economiche) di questi gruppi che, però, riescono a vivere appunto grazie ai “GIUSTI” che io invoco sempre. Ai fan, e ai cuori aperti e curiosi che riescono a diventare la parte di un tutto fatto di contenuti che riescono a resistere e crescere grazie a chi ama l’arte.

L’Epic (come abbiamo osservato con Ivano chiacchierando) ha una sua missione speciale: attraverso la semplicità di un’azione vecchia come il mondo della comunicazione, ossia il raccontare storie, porta l’inventiva ad un tempo diverso, impalpabile ed eterno; vuole salvare emozioni, renderle immuni allo sgretolarsi del tempo umano. Renderle superiori al concreto tangibile del quotidiano. Cristallizza emozioni, le rende indelebili, vive nel racconto. L’Epic è una fiaba adulta.

Gli argomenti scelti dagli Holy Martyr non restano fissi o generalmente di un colore principale. L’album Invincible, ad esempio, è nato come una sorta di esperimento. Può apparentemente sembrare un concept sul Giappone. La copertina (che io spero andrete a vedere senza che io ve la descriva, perché spero che qualche piccolo nerd vada cercarsi le informazioni che sto diffondendo) e il trucco dei componenti ispirato al teatro Kabuki giapponese traggono un po’ in inganno; in realtà Invincible è un album “cinematografico”. Almeno cinque brani sono ispirati ad alcuni film… fra cui Ghost Dog di Jim Jarmusch, Lord of War di Andrew Niccol; e due canzoni sono legate a due film di Akira Kurosawa.

Come ha comunicato appassionatamente Ivano alla mia domanda «Cosa vorresti far sapere? Cosa ti preme, dai…», gli Holy Martyr sono vivi e scalcianti. Spesso mi chiedo perché, andando per locali, trovo spesso ultraquarantenni lampadati che propongono strane cover che mi fanno rivalutare le mie performance al Karaoke. Io e Ivano abbiamo con un filo di voce sospirato alla mancanza generale di ricezione e sensibilità. Non scegliete la distrazione per paura. Interessatevi. Innamoratevi. Sia esso un gruppo o una ragazza. “Alla guerra!“ Con la speranza che gli Holy Martyr possano incontrare qualcuno di voi…




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