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L’episodio più diseducativo di The Walking Dead

Creato il 18 marzo 2014 da Paopru

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Quando Obama venne eletto presidente degli Stati Uniti, molti americani si sentirono minacciati da quella parte del suo programma che prevedeva una messa al bando delle armi da fuoco. Un mercato così florido quello delle armi da non conoscere mezze stagioni. Se un ladro entra in casa tua per farti la festa e tu lo accogli calorosamente con un M16 tra le mani, nessun tribunale ti riconoscerà un giorno di galera per averlo spedito al creatore. Diversamente, se un ragazzino armato fino ai denti decide di far passare qualche oretta di terrore ai suoi compagni di scuola, la cosa diventa un tantino più complicata (per approfondire cinematograficamente la questione consiglio il pregiatissimo film Elephant di Gus Van Sant).

Poi arriva la quattordicesima puntata della quarta stagione di The Walking Dead e ti sembra che qualcosa stoni. La 4×14 si rivela finalmente un episodio valido, in cui Carol, Tyreese, Lizzye, Mika e la piccola Judith vagano per i boschi cercando di raggiungere questo fantomatico luogo di raccolta noto Terminus. Nel bel mezzo del nulla trovano una casa molto confortevole e non manca molto prima che qualcuno proponga di fermarsi li per “rifarsi una vita”. E sembra che l’idillio funzioni, finchè non succede il disastro che cambierà tutto. Pur essendo uno dalle larghe vedute, mi fa comunque strano vedere una bambina a malapena dodicenne recitare per quaranta minuti con una pistola in mano. Una reazione che avrei ugualmente avuto se si fosse ad esempio fumata una sigaretta.

L’apocalisse zombie non nasconde solo un pericolo all’incolumità fisica dei protagonisti, ma anche mentale sotto forma di stress post-traumatico. E i più giovani sembrano reagire peggio degli adulti, mostrandosi insensibili a certi orrori. Carl fu il primo a dare piccoli segni di squilibrio (forse magari perchè ha sparato in testa alla madre) e ora è uno che non ha più emozioni e trangugia cibo come se non ci fosse un domani. Diversamente Lizzye vede negli zombie solo persone “cambiate”, con cui ci si può fare amicizia o giocare ad acchiapparello. Diversamente la sorellina Mika ha colto la natura maligna di queste creature, con le quali è meglio non avere nulla a che fare. Sarà questa piccola bambina a salvare la sorella in più occasioni, aggirandosi con in mano una pistola che a malapena riesce a reggere. Sfoglia la gallery qui sotto.

 

 

Ok va bene una volta, va bene anche la seconda, ma alla terza inquadratura in cui la si vede giochicchiare con l’arma senza un apparente motivo, la mente inizia a  pensare a quegli americani che si esaltano nel girare per casa con un arma carica o a quel povero Barack Obama che cerca senza riuscirci di mettere al bando le armi proprio per evitare che i ragazzini le impugnino mai, cercando di contrastare messaggi distorti e diseducativi provenienti proprio dalla tv. Se poi ci aggiungiamo il finale in cui Carol spara a sangue freddo la povera Lizzye per il solo fatto che aveva appena accoltellato a morte la sorellina nella speranza che si trasformasse in zombie, il quadro diventa ancora più cupo.

Un episodio che in linea di principio sembra progettato con un’idea di fondo: ricordare allo spettatore che i protagonisti non stanno affrontando un graduale percorso di rinascita, ma che sono ancora immersi fino al collo nell’orrore. Strano, avevo percepito un sentimento totalmente diverso nel guardare le puntate precedenti, dove si dava spazio alla riconciliazione familiare, all’amore o alla sua ricerca. Quindi che cavolo c’entra un episodio del genere, molto più adatto a una seconda o forse addirittura una prima stagione? Credo che gli sceneggiatori stiano letteralmente facendo abuso di LSD.


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