Magazine Cinema
55 di calcio della Repubblica Democratica Popolare di Corea
Marco Bagozzi
stampato in proprio
Qui su occhio abbiamo una concezione idilliaca dello sport, del calcio in primis, una visione utopistica dove non esistono ingaggi stratosferici, falsità, abbietti movimenti sotterranei, indecenti sponsorizzazioni, individualismo sfrenato, ignoranza, maleducazione, spocchia e grottesco gossip; tutti morbi del cosiddetto "professionismo" e non solo.
Utopia perché la situazione sarebbe risolvibile solo con una rivoluzione che dovrebbe spazzar via il 95% di quello che esiste attualmente, per rimpiazzarlo con una struttura sportiva, dalla testa alle fondamenta, con la S maiuscola. Vista l'impraticabilità della cosa, difficilmente riapparirà lo stesso argomento in queste pagine, ma stavolta vogliamo segnalare un'opera di gran interessante e vicina alle parole scritte finora.
Come si evince da titolo si parla proprio del mondo della sfera di cuoio nella Corea del Nord, di un qualcosa di cui molti non sospettano neanche l'esistenza.
Marco Bagozzi ha svolto un lavoro sovrumano, diversificato nella proposta e riportante nozioni e situazioni che neanche il più alto dei sedicenti esperti nostrani conosceranno.
Dopo le introduzioni si parla della nascita delle attività, anche prima della divisione delle due Coree. In seguito veniamo sommersi dalla marea di statistiche, scoprendo una moltitudine di campionati affascinanti e in alcuni casi anticipatori di quelli occidentali: quanti conoscono i non più esistenti GANEFO, le Spartakiadi, la Coppa delle Nazioni Asiatiche Comuniste? Per non parlare dei giochi olimpici orientali o delle competizioni che riportavano o riportano ancora oggi i nomi dei regnanti nei paesi del Medio Oriente o del Sud-Est asiatico. Forte risalto anche per i tornei "under" e quelli femminili, spettacolari quanto quelli maggiori. Ovviamente, in tutto questo, viene riportato che le nazionali della Corea Popolare hanno spesso fatto la parte del leone, con vittorie schiaccianti e sfoggio di misconosciuti campioni e campionesse.
Maggior risalto, come normale, ai "grandi": cammino della Nazionale, con fermata obbligata sui Mondiali del 1966, con la strabiliante vittoria sull'Italia, e su quelli del 2006, spiegazione delle regole e della composizione dei campionati di club dello Stato e permanenze dei cittadini coreani in società al di fuori dei confini nazionali. Le ultime pagine sono occupate da fotografie vecchie e nuove, molte inedite ai nostri occhi.
Curiose anche le smentite sulle varie leggende metropolitane, tipo quella del Pak Doo-Ik (goleador contro l'Italia) dentista o dei sedicenti tifosi fasulli, ritenuti cinesi, presenti al seguito della rappresentativa nel 2006. Non da meno la conclusione che l'attività sportiva è stata forse l'unico vero punto di riavvicinamento fra gli Stati del Nord e del Sud.
Ma cos'ha di particolare questo volume, rispetto ad un qualsiasi almanacco? Per comprenderlo bisogna essere di mentalità davvero flessibile, profonda e, concedetecelo, preparata. Chi si vorrà impegnare a giudicare con cognizione di causa riuscirà a cogliere l'animo di pura energia sportiva di questi atleti. Onorevoli sono le virtù sfoggiate in mezzo secolo: spirito di abnegazione, approccio al gioco tutto sudore, spirito di squadra, di partecipazione, sportività, coesione, tutte cose improponibili in un contesto marcio come quello del calcio occidentale. I professorini con il poster di Ibrahimovic in camera e Hollywood nel cuore, quelli che sul Paese in esame credono di conoscere tutto (lo chiamano comunista o socialista, ciò rende l'idea...) stiano alla larga, in questa sede SAPPIAMO BENISSIMO com'è strutturato quel luogo, ma abbiamo anche saputo coglierne le sfumature.
Ci complimentiamo con Marco Bagozzi per l'intelligenza e la curiosità dimostrate!
“Chollima, il leggendario cavallo alato, poteva coprire un migliaio di ri in un sol balzo, superando altissime montagne e vaste distese, attraverso nebbia e nuvole. Questa è l’origine del ‘movimento Chollima’, un movimento collettivo ed innovatore dei lavoratori, che simbolizza la velocità vertiginosa della costruzione dello spirito rivoluzionario della Corea” tratto da Baik Bong, Kim Il Sung. Biografia. Volume II
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