Ieri sera ho fatto un test. Ho provato a immedesimarmi nel cervello di un cittadino italiano medio (però animato dalle migliori intenzioni e quindi per questo forse già un filino superiore alla media) e ho provato, tramite una scorsa all'informazione nazionale, sia in ambito televisivo che della stampa, di cercare di capire perché diavolo gli studenti stanno okkupando i tetti. Ebbene, non sono riuscito a trovare un solo articolo di giornale o un solo servizio di telegiornale, che sia riuscito a spiegarmi sul serio le ragioni di questa protesta e mi abbia fatto comprendere l'importanza che queste istanze hanno per i manifestanti.
Naturalmente avendo voglia e tempo di andare a spulciare per bene, magari su Internet, sui blog, sui forum, eccetera, informazioni più dettagliate e puntuali a riguardo si troveranno. Ma la stragrande maggioranza dei cittadini questo non lo fa. La stragrande maggioranza dei cittadini rispetto all'informazione è completamente passiva e il picco del la sua attività è riuscire a farsi un bel nodo al bavaglino. Per il resto apre diligentemente la bocca e si lascia infilare il cucchiaio da Minzolini, da Rossella o da Mentana, senza neanche chiedere a che gusto è la zuppa. Figuriamoci scegliere dal menù.
Il massimo dell'informazione nazionale che sono riuscito a trovare in proposito è stato questo articolo di Repubblica.it che si presenta come - era ora! - una disamina esauriente per tutti coloro che vogliono destreggiarsi in questa sciagurata (?) riforma. Ma se si ha la pazienza di arrivare alla fine della lettura, ci si accorge di non avere aggiunto alcunché di significativo al proprio bagaglio di conoscenze, niente che consenta al lettore di formarsi un'idea. Quello che si trova, al massimo, sono opinioni preconfezionate, surgelate, liofilizzate, prêt-à-penser, e non le informazioni necessarie a cucinarsene una su misura.
Così, la mancanza di un'informazione degna di questo nome (o comunque l'estrema difficoltà nel recuperarla) non fa entrare il cittadino nel merito dei motivi che animano la rivendicazione e lo abbandona in balia della solita deriva strumentale - ovvero l'equivalente di una manipolazione - sia da destra che da sinistra, in quella digitalizzazione radicalizzata delle opinioni di cui ho parlato nel post precedente. E questo non accade solo oggi, nel caso della protesta degli studenti e dei ricercatori, ma tutte le volte in cui il cittadino si trova a confronto con un qualsiasi conflitto sociale che non sia legittimamente semplificabile a concetto digitale (divorzio sì/no, aborto sì/no, nucleare sì/no ecc.). Cioè quasi sempre.
Di certo assistere alla moltiplicazione del numero di pietanze preconfezionate nei banchi surgelati dei supermercati non mi rende particolarmente ottimista.
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