Carlo A. Martigli è il vulcanico scrittore italiano (di gusto anglosassone a quanto pare) che ha saputo dare una svolta incredibile alla sua vita.
Ex dirigente di banca si è catapultato nella letteratura, seguendo la sua passione per la scrittura, diventando immediatamente un caso di “scrittore ritrovato”. Scrittore ritrovato perché molto spesso ne mancano di così eclettici e furiosamente produttivi in Italia, soprattutto in quella che potrebbe essere definita la letteratura di genere.
Martigli grazie al suo precedente libro “999 l’ultimo custode”, che è diventato un best seller internazionale, è uno scrittore che ha superato abbondantemente i patri confini e oggi torna per Longanesi con “L’Eretico” che a quanto pare è il degno successore del suo predecessore.
Avendo la capacità di coinvolgere a più livelli il lettore abbiamo voluto scambiare qualche battuta con lui per scoprire un po’ di più sul suo mondo e il nuovo libro.
Buona scelta
IBD
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L’Eretico. Continua il percorso storico di Carlo A. Martigli, che di storie ne ha tante da raccontare. Ma dove ci condurrà questo romanzo dopo 999 l’ultimo custode?
Verso due scopi. Fare riflettere la gente comune anche coloro che non leggono se possibile, sul buco storico che da secoli ci viene nascosto, sul quale ci viene perfino impedito di fare domande. Perché nell’occidente non si parla mai, non si è mai indagato su quello che è accaduto tra i dodici e i trant’anni della vita di Gesù? Quanti si sono soltanto posti questa domanda? L’Eretico è il primo romanzo al mondo che ne parla. Sembra strano, ma è così. E in secondo luogo anche a far vivere e a conoscere un periodo storico come il Rinascimento che è la culla della nostra civiltà. Molti scrittori americani hanno fatto man bassa della nostra cultura, propinandoci poi falsità colossali e storie improbabili. Hanno dalla loro una macchina pubblicitaria straordinaria, ma spero, con L’Eretico, di mostrare al lettore, come ho già fatto con 999 L’Ultimo Custode, che un rigoroso contesto storico può sposarsi ancora meglio con il gusto della lettura. E avere successo nel mondo.
Qual è il segreto di un romanzo come L’eretico?
Un’idea forte e nuova, e un buon mix di amore, avventura, immaginazione, storia e riflessioni sulla vita. E soprattutto la capacità di emozionare il lettore, così come mi sono emozionato io a scriverlo. Un libro è bello quando emoziona, altrimenti è brutto. I lavori puramente intellettuali o quelli solo di fantasia non entrano davvero nel cuore, nella mente e nella pancia del lettore. L’Eretico lo fa, e come mi hanno detto e scritto in molti, tra il pubblico e la critica, alla fine della lettura ti lascia qualcosa dentro.
Anche qui continuano le reminiscenze con Pico della Mirandola: ce ne parla un po’?
L’ombra di Giovanni Pico della Mirandola aleggia in questo romanzo, come nel precedente il filosofo era protagonista. Le sue idee di libertà e di giustizia, le sue riflessioni sull’uomo nuovo del Rinascimento e sul suo rapporto con Dio e con i poteri terreni, le sue visioni profetiche che ancora oggi appaiono modernissime, come l’unificazione delle religioni, sono un insegnamento per tutti. E moltissimo per i giovani. Dovunque vada, nei licei italiani, trovo un eccezionale interesse per questa figura che è rimasta a lungo in secondo piano e che lentamente, forse grazie anche a me, sta diventando più famosa e conosciuta. Anche in Cina, recentemente, Pico della Mirandola è stato riscoperto e non è un caso che intanto 999 L’Ultimo Custode sia approdato anche in quel paese.
Quanto la religione ci perseguita nelle nostre scelte da uomini?
Da sempre, e moltissimo. L’Eretico, in greco, significa colui che sceglie. Nell’antica Atene l’aeretikòs, l’uomo che sceglieva era considerato una persona saggia, responsabile e meritevole a volte di essere addirittura mantenuta dallo stato, dal tribunale dell’Areopago. Poi con la nascita della lingua italiana, intorno all”undicesimo e dodicesimo secolo, con la nascita della lingua italiana, la Chiesa, il potere forte insieme all’impero, riuscì con il tempo a dare di questa parola un’accezione negativa, perché temeva l’uomo che fosse in grado di operare delle scelte in libertà. Ieri come oggi. E infatti ancora oggi, il silenzio dei media della Chiesa ufficiale, quando tutti i giornali e le tv parlano di questo romanzo, è una evidente manifestazione di paura. Paura di confrontarsi, paura di informarsi, quando L’Eretico, invece, è anche un libro profondamente spirituale.
Intelletto e irrazionale, uomo e Dio. Sono i temi che sembrano affascinarla…
Certo, perché sono i grandi temi dell’uomo e della vita. Li ho studiati, ma li ho anche vissuti dentro e mi emozionano e mi affascinano ancora. Se non si è dei maiali che non hanno coscienza di sé, anche il meno colto degli uomini affronta nella sua vita queste problematiche. Ci pensa, e questo è sufficiente a distinguerlo dagli altri esseri animali. Pensare non è un compito degli intellettuali, ma la più semplice risposta alla vita stessa.
Il successo del suo precedente libro quanto ha cambiato il suo modo di scrivere?
Non lo ha cambiato. Perché la voglia di comunicare è rimasta la stessa e il mio stile credo sia piuttosto inconfondibile. L’ironia è la stessa, la capacità di mostrare la vita com’è è la stessa, la voglia di far sorridere o di commuovere non è cambiata. Cerco tuttavia di migliorarmi ogni giorno che passa e che scrivo, perché se leggere rende liberi, per quanto mi riguarda scrivere rende felici. E meglio scrivo, più sono felice, e questo entusiasmo credo sia il segreto del successo presso il pubblico, che comprende il mio desiderio di farlo entrare da protagonista, di farlo partecipare nelle storie che racconto.
Sta pensando a una specie di trilogia?
No, ogni romanzo, anche se in qualche modo collegato, è un romanzo a sé. In questo momento sto scrivendo altri due romanzi, diversi tra loro, altrimenti non sarebbe possibile. Uno, come dire, più tradizionale, ma forse più bello ancora sia di 999 L’Ultimo Custode che de L’Eretico. L’altro è…un segreto che conosce solo il mio agente. Ma in entrambi c’è la mia impronta.
Cosa vorrebbe che provasse il suo lettore alla fine de L’Eretico?
Una grande emozione. E come mi hanno scritto in molti, il far ritornare in loro la voglia di leggere. E di dispiacersi, all’ultima pagina, che il romanzo sia finito. Ma con il finire della lettura, la scoperta di un amico che ti aiutato a ridere e a piangere e che ti racconterà altre storie. Questa è la gioia più grande che uno scrittore sincero possa trovare.
Un saluto ai nostri lettori
Leggete, leggete, leggete, di tutto anche, non solo Martigli, che mi fa piacere, ma leggete. Perché come ho detto prima, Leggere Rende Liberi, e da liberi si può scegliere. In fondo a L’Eretico, nei ringraziamenti ho scritto che: nel mondo che vorrei tutti dovrebbero essere eretici (cioè liberi), ciascuno nella propria diversità. E’ un saluto, ma anche un augurio da chi crede veramente in ciò che scrive.