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L'esecrabile sonno

Da Jitsumu

L'esecrabile sonnoQuando non posso volar via
col mio monoplano, io percorro la città,
a notte alta,
con orde di studenti,
rompendo tutti i vetri dei pianterreni,
lanciando nelle finestre aperte
grosse pietre che s'odono
poi ruzzolare fragorosamente nell'interno!
Nulla è più divertente! Ecco, noi prepariamo
con cura minuziosa il blocco e l'assedio metodico
d'una casa addormentata...
Ognuno di noi reca fra le mani grossi sassi
come se fossero astri carbonizzati...
Poi, ad un tratto, tutti i vetri della casa
emettono grida umane
e lunghi singhiozzi di terrore...
Talvolta, si svolgono trattative d'armistizio...
"Portinaio, che ne diresti
se fracassassi i tuoi vetri?"
"Oh! no!... Per pietà! Non lo fate!..."
supplica la voce. "Ebbene, prendi!
Ecco il nostro sasso sublime, nel tuo vetro infranto,
per insegnarti a non imputridire
senza fine, nel tuo letto nero!
Tu mi dirai che lavori dalla mattina alla sera.
Noi facciamo altrettanto... Che vuol dire?"
Questo non c'impedisce di correre nella notte
come un incubo enorme,
per le piazze, vasi sanguigni,
e per le vie, circonvoluzioni della città,
grande cranio assopito!
Bisogna pure che qualcuno si dia la briga
di rinnovare così lo stupore
nel cervello degli uomini!
Come te, noi abbiam lavorato tutto il giorno,
ma ad onta della stanchezza che ci rompe le gambe,
continuiamo a lavorare
diversamente e ancor meglio!
Poiché bisogna pure che qualcuno s'incarichi
di dipingere le statue nelle piazze alberate,
di sostituire all'insegna d'un dentista
quella imponente d'un avvocato,
o d'appendere alla porta d'un lupanare,
che s'affatica ed ànsima,
il cartello d'un teatro che annunzia: "Riposo"!
Bisogna pure che qualcuno provveda
a lanciar nei canali
le persiane dei pianterreni,
graziose zattere avventurose
che vanno forse a ritrovare, lontano,
lontano, nella campagna,
le loro radici d'alberi segati
e a rivedere i loro amici
d'infanzia vegetale!
Si calano le brache allo spirito filosofico
per sculacciarlo come si deve!...
Che fa quella puttana, col suo sorriso
come una lenza,
sull'acqua torbida e pescosa del marciapiede?
Non si diverte affatto! Per divertirla,
l'afferriamo gentilmente per i fianchi
e ce la mettiamo sulle spalle!
Da una viuzza all'altra, dove si va? Aspettate!
Alt! Silenzio!... Quella finestra aperta,
a pianterreno, russa stranamente!
Soffi di clarinetto, e a quando a quando
sordi ribollimenti di caldaia...
Non è altro che la grossa marea notturna
d'un seno di donna obesa...
Qui s'infradicia l'inondante borghesia
clericale e sudante, dalla faccia di sego...
La chiamano Saggezza, nel rione...
A teatro, essa lascia grondante dal palco
le sue due poppe ripugnanti,
su cui son tatuati questi due sudici nomi:
"Pudore! Morale!"
Ora capirete con quali attente precauzioni
introduciamo la puttana guizzante
per la finestra aperta...
Senza far rumore deponiamo cautamente
il corpo bene aerato
accanto al grosso corpo costipato...
Che cosa accadrà?... Chi ci pensa più?...
Abbiamo altro da fare... Per esempio?...
Chi di noi ha del mastice?...
Ecco una serratura inglese da ostruire...
Eccone un'altra!...
E poi ci si nasconde, fondendoci nelle rughe
della casa dirimpetto,
ad aspettare il lento piede del borghese che rincasa
dal teatro, senza affannare
la sua paziente stupidità!...
Ah! Ah!... Potrà divertirsi un pezzo a stappare la serratura
con la sua chiave che non serve più!
Mio Dio! Quante bestemmie e quante
imprecazioni!... La neve intanto
gli fiocca sulla schiena
che tossisce malgrado la costosa pelliccia!...
Divertitevi, pance ben pensanti!
Arrivederci fra poco...
Una carrozza di piazza?... Utilizzabile anch'essa!...
Si apre e si richiude lo sportello,
si finge di salutare qualcuno che è dentro,
e si grida al vetturino: "Alla stazione!"
E' semplicissimo: Egli si rimette in cammino
scarrozzando il vuoto!
Un campanello?... "Levatrice"...
"svegliatevi, signora!"
Si suona ancora... "Presto! Su Alzatevi! Correte!...
La terra ci partorisce! Siamo noi, i neonati!
Milano sta per mettere al mondo
un nuovo futurista!"
Ora gettiamo a terra quest'altra vetrina
piena di vasi e di cristalli...
Fragore di valanga, di terremoto!...
E' l'ora della ricreazione!
Passando via, si fracassano coi bastoni
le vetrate che pensano e guardano...
Poiché, insomma, rispondeteci,
chi vi ha dato
diritto di dormire?... La polizia, siamo noi!
Polizia del disordine e della libertà!
A grandi passi si va per le vie riconquistate,
alta la testa, come re, con la spavalderia
e la superbia dei capitani vittoriosi. E' naturale!
Lo vedete! La Città tutta intera
sta supina, atterrita davanti a noi!
Fanciullaggini, dite?
E altri brontolano: "Vandalismi indecenti!..."
Per conto mio, mi auguro di morire prima
d'aver perduto le mie deliziose fanciullaggini
e i miei cari vandalismi!...
Io non sarò mai due vecchierelli tremanti,
un vecchio cuore, un vecchio corpo
incollati come due cani
sotto le risate di quelle folli educande
che sono le stelle!...
Sia maledetto il giovane che adora il suo letto
e che non casca dal sonno tutto il giorno
per aver scatenati i suoi istinti durante la notte!
Sia maledetto il giovane che non è convinto
di essere diventato, finalmente,
padrone della città, dopo mezzanotte,
con tutti i suoi sputacchi lanciati a ventaglio
sull'ordine carceriere
e sul sinistro come-si-deve della società!
Filippo Tommaso Marinetti

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