[Traduzione di Alfredo Musto da: Egypt's Military and the Pakistani Model – Stratfor]
Sommario
Anche se non potente come prima della caduta del governo di Mubarak, l’esercito egiziano è ancora l’istituzione più compatta e più potente in Egitto. Per rimanere tale, ha bisogno di una strategia per la gestione di una nuova era di politica multipartitica turbolenta. Quello del Pakistan è l’unico esercito del mondo musulmano che ha mantenuto la sua posizione privilegiata in un sistema politico sempre più democratico. Le analogie tra i due Paesi superano le loro differenze, offrendo alle forze armate egiziane un modello per il loro tentativo di mantenere il potere.
Analisi
Molto è stato detto su come i Fratelli Musulmani vogliono modellare se stessi sull’esempio del partito al governo della Turchia, l’islamico Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, che ha ridotto il ruolo dei militari nell’arena politica. Ma poco è stato detto a proposito di come i generali egiziani eviteranno questo destino. L’esercito egiziano ha bisogno di un veicolo civile attraverso il quale poter gestire il Paese. Ciò consentirebbe all’Egitto – il Paese più importante del mondo arabo – di mantenere la sua condotta di politica estera in un momento di crescente inquietudine nella regione. Il solo partner potenziale per l’esercito in questo momento è la Fratellanza Musulmana, che ha dimostrato di poter collaborare con le forze armate egiziane.
L’esercito, nel valutare gli altri blocchi politici del Paese, non lo fa allo stesso modo della Fratellanza. I laici ed i salafiti sono leve che i militari possono utilizzare per contrastare la Fratellanza e quindi evitare che il gruppo porti l’esercito sotto il controllo civile. In un rovesciamento, la più grande sfida ai Fratelli Musulmani, dal decreto del 22 novembre del presidente Mohammed Morsi, è venuta dalla sinistra non islamista. In precedenza, la più grande sfida è giunta dai salafiti a destra. Le circostanze determineranno se questa situazione cambierà nuovamente; in entrambi i casi, le forze armate saranno in grado di utilizzare questi diversi allineamenti per modellare la transizione politica dell’Egitto.
Un rapporto di cooperazione
Le forze armate egiziane vedono il Pakistan come un esempio di come gestire il nuovo panorama politico in Egitto. Da un punto di vista strategico, l’Egitto è attualmente diviso tra Fratellanza e forze anti-Fratellanza. Allo stesso modo, il Pakistan è stato a lungo diviso tra il Partito del Popolo pro-Pakistan e i suoi elementi anti-Pakistan. I generali dell’Egitto vorrebbe vedere i Fratelli Musulmani emulare il Partito Popolare Pachistano, che in precedenza è stato avversario dell’esercito, ma da allora ha sviluppato un rapporto abbastanza buono con l’apparato di sicurezza del Paese. Le differenze ideologiche tra i due – il partito al potere in Egitto è islamista e quello del Pakistan più laico – non pregiudicano il fatto che le parti principali siano disposte a lavorare con l’establishment di sicurezza con diversi gradi di entusiasmo.
L’evoluzione delle relazioni civili-militari in Pakistan dal 1988, quando il regime militare dell’ex presidente Generale Mohammed Zia-ul-Haq finì, offre indicazioni circa quello che potrebbe accadere in Egitto. Sotto molti aspetti, l’Egitto di oggi è simile al Pakistan degli anni Novanta, quando i militari hanno utilizzato quelli che chiamavano mezzi costituzionali e legali per controllare il sistema e il Partito del Popolo del Pakistan. Nel 1990, 1993 e 1996, i generali pachistani hanno usato la magistratura, la presidenza e partiti di opposizione per licenziare i governi in sella e sciogliere il parlamento per impedire ai governi civili di guadagnare terreno.
I generali egiziani beneficiano dell’aver sviluppato un rapporto di collaborazione con i Fratelli Musulmani più rapidamente rispetto ai loro omologhi pakistani con il Partito del Popolo – cosa che non è accaduto in Pakistan fino al 2008. Tuttavia, in Egitto il presidente proviene dal principale partito politico; in Pakistan, il presidente era un burocrate civile e una creazione dell’establishment controllato dai militari. L’esercito egiziano dovrà pertanto lavorare con Morsi per contenere il potere legislativo, che la Fratellanza Musulmana vede come un mezzo per consolidare il potere. Come l’establishment della sicurezza pakistana, i generali egiziani cercheranno di contrastare il partito al governo, aiutando i piccoli partiti ad ottenere seggi in più nel parlamento, nella speranza di negare una maggioranza.
A tal proposito, i prossimi anni potrebbero vedere il parlamento egiziano sciolto prematuramente più di una volta. In una fase più estrema, l’esercito egiziano potrebbe costringere il presidente ad abbandonare il suo sostegno per il partito di governo, come è accaduto in Pakistan nel 1996, o addirittura progettare la cacciata di Morsi o dei suoi successori da presidente. Che Morsi prenda le distanze dai Fratelli Musulmani in futuro non è fuori questione, date soprattutto le crescenti pressioni su di lui affinché agisca come una figura nazionale piuttosto che di parte. Queste forze implicano che egli sempre più si troverà schiacciato tra i Fratelli Musulmani, l’esercito e l’opposizione politica.
L’esercito egiziano potrebbe anche intervenire sulla falsariga del Pakistan nel 1999, quando il Gen. Pervez Musharraf prese la presidenza in un colpo di stato. Dato il clima interno, regionale e internazionale, ciò accadrebbe solo se l’esercito egiziano si trovasse di fronte ad una situazione in cui le istituzioni civili non fossero in grado di governare e/o il disordine raggiungesse un livello in cui la guida dei Fratelli Musulmani non riuscisse a controllare la situazione.
Conoscendo il destino di Musharraf ed il danno inflitto all’apparato di sicurezza durante il suo mandato, i generali egiziani eviteranno di prendere il potere troppo apertamente. Il Consiglio Supremo delle Forze Armate permetterebbe agli anziani leader militari dell’Egitto di evitare di dover avere un generale supremo che assuma la presidenza. Diversamente, subentrerebbe la leadership collettiva del consiglio, anche se alla fine nominerebbero un nuovo presidente, come accaduto dopo la cacciata di Mubarak. L’attuale progetto di costituzione egiziana istituzionalizza il ruolo dei militari in politica, una clausola che il progetto finale probabilmente conterrà, in modo da facilitare qualsiasi futuro intervento contro la presidenza.
L’esercito egiziano dovrà fare un lavoro migliore rispetto a quello che il Pakistan ha fatto per evitare di essere schiacciato tra gli assertivi poteri esecutivo, legislativo e giudiziario. Fare ciò richiederà mantenere i poteri dell’Egitto divisi internamente, e questo significa arrivare al punto in cui i Fratelli Musulmani affrontino la concorrenza da parte di una costellazione di forze politiche più piccole, in particolare nell’assemblea. I partiti nazionali islamisti del Pakistan sono sempre stati deboli e non hanno mai rappresentato una sfida realistica al Partito del Popolo, e per i partiti laici egiziani sarà probabilmente lo stesso.
Ma i generali pachistani hanno ammesso i partiti regionali piccoli come il Pakistan Muslim League nel Punjab, il Muttahida Qaumi Movement nell’area urbana di Sindh e l’Awami National Party nella provincia di Khyber-Pakhtunkhwa, limitando il potere del Partito del Popolo Pakistano e costringendolo a cooperare con l’esercito. L’Egitto non è così diviso lungo linee regionali come il Pakistan, il che significa che la possibilità di forti partiti regionali è assente. Ma l’Egitto ha abbastanza piccoli partiti che i militari possono incoraggiare a contenere il potere dei Fratelli Musulmani – cosa che stanno già facendo.