Come ormai tutti sappiamo continua l'espansione del Stato Islamico sia in Iraq che in Siria e Libia. Gradualmente, ma a ritmo più veloce dell'espansione dell'Impero Romano, il Califfato sta prendendo forma e considerando i territori occupati in questi tre paesi, più quelli occupati da Boko Haram in Nigeria (che è formalmente alleato e propaggine nera dell'ISIS) e altri piccole sacche in altri paesi islamici, possiede un territorio grande quasi quanto l'Italia. Come già scritto in altri nostri articoli questa espansione non è assolutamente naturale ed è ovviamente aiutata dal non intervento diretto di paesi come USA, Israele e Turchia e dei paesi NATO, che o spinti dal bisogno di contenere Assad e l'Iran o spinti da altri obiettivi, continuano a non mettere fine all'incredibile avanzata dell'ISIS.
Scopo di questo articolo è capire i prossimi obiettivi di questa espansione:
SIRIA E IRAQDopo la conquista di Palmira, l' ISIS controlla più della metà del paese e proprio in queste ore sta cingendo d'assedio la città curda Hasakah. I prossimi obiettivi sono probabilmente Aleppo, dove sono presenti anche altre forze ribelli e la capitale Damasco già parzialmente occupata da forze ribelli sia islamiche che laiche. Nel paese, nonostante i rinforzi mandati dagli Hezbollah libanesi, sembra che le forze governative stiano perdendo il controllo, dato che le altre formazioni ribelli sono state ben rifornite di armamenti e supporto logistico da parte della coalizione occidentale, Turchia compresa. Per quanto riguarda la città di Aleppo, totalmente controllata da varie formazioni ribelli, il regime di Assad ha attuato nei giorni scorsi pesanti bombardamenti contro questi ed è stato accusato dagli USA di sostenere in questo modo l'avanzata del Califfato nella città. Questo, a nostro avviso, non deve sorprendere, potrebbe essere una strategia per mettere ISIS e ribelli sempre più uno contro l'altro e soprattutto, con l'eventuale presa jihadista di Aleppo, far pressione alla comunità internazionale per un più massiccio intervento anti-ISIS.
In Iraq, il Califfato vanta la recente conquista della città di Ramadi e la conseguente conquista della diga sull'Eufrate con la chiusura dell'acqua che arrivava fino a Baghdad, che sta costringendo i villaggi intorno alla capitale a rimanere a secco mettendo in difficoltà la logistica delle milizie sciite schierate a difesa. Inoltre, prosciugando l'Eufrate, lo Stato Islamico ottiene la possibilità di poterlo attraversare a piedi togliendo un importante vantaggio strategico ai lealisti. La chiusura della diga può creare un importante emergenza umanitaria e costringere le popolazioni ad un esodo di massa, cosa che favorirebbe la ben consolidata strategia del caos dei jihadisti.
Le recenti conquiste jihadiste in Siria ed Iraq hanno portato siti come GeopoliticalCenter ad interrogarsi su quali delle due capitali sarà il prossimo obiettivo da conquistare. Loro hanno giustamente concluso che, grazie ad una serie di motivazioni importanti, è Baghdad il prossimo obiettivo del Califfato. Noi siamo tendenzialmente d'accordo con quanto scritto nell'articolo, ma crediamo che entrambe le capitali verranno prossimamente attaccate dall'ISIS. Al tempo stesso crediamo che però sarà Damasco la prima cadere, a causa della ormai disfatta generale del regime di Assad. Inoltre, proprio a livello geopolitico, la conquista di Damasco non porterà ulteriore pressione contro l'ISIS, perché Assad non gode dell'appoggio internazionale. USA e company si limiteranno a riunire gabinetti di guerra concludendo di fornire ulteriore supporto ai ribelli moderati. Quindi, pur essendo Baghdad molto più allettante dal punto di vista strategico ed economico sarà, a nostro avviso, Damasco la prima capitale a cadere. Dal punto di vista morale, la caduta di una capitale così storicamente importante, darà al Califfato un enorme ascendente sull'intera comunità sunnita mondiale. Molti potrebbero obiettare che potrebbero intervenire i russi a difesa di Damasco, ma questo è a nostro avviso impossibile. I russi sono pragmatici, il loro unico interesse è difendere il porto militare di Tartus, come hanno difeso quello in Crimea. Intervenire direttamente in una guerra così complessa come quella siriana, costerebbe troppo sia dal punto di vista militare che da quello economico, senza considerare che si verrebbe subito identificati come crociati, rischiando una serie di attentati interni. Inoltre, Putin è un giocatore di scacchi e sa quali sono le pedine da sacrificare, considerando il più vicino fronte ucraino, e deconcentrarsi in Siria, vorrebbe dire fare il gioco dell'Occidente che alzerebbe subito la tensione in Ucraina. Molto più probabilmente Assad presto si ritirerà dappertutto per concentrarsi esclusivamente alla difesa della propria enclave alawita (minoranza sciita), dove conta del pieno sostegno della popolazione e dell'importante sostegno russo. La zona alawita sarà la Novorussia siriana.
Per quanto riguarda Baghdad, salvo un'inaspettata sconfitta del Califfato, sarà presto a corto d'acqua ed assediata dai jihadisti. La sua presa però non sarà così facile dato che governo e sciiti non possono assolutamente perderla pena la totale disfatta del paese. Anche dal punto di vista geopolitico, prendere adesso Baghdad, la capitale di un governo formalmente creato e supportato dall'Occidente, è una cosa ben diversa dal conquistare la capitale di un "cattivo" come Assad, il rischio di un forte intervento occidentale o iraniano, è troppo elevato. A nostro avviso, nelle prossime settimane i jihadisti prepareranno l'assedio della capitale ma la vera e propria presa, se avverrà, sarà più in là nel tempo magari sfruttando una futura e sempre più probabile mega recessione economica mondiale, oppure l'escalation di altri fronti che tolgano attenzione dall'Iraq (vedi Israele, Ucraina, Libia, Cina o guerra Iran-Sauditi, disfatta incontrollata della Grecia).
LIBIAMentre il Califfato rinsalda le sue posizioni, in attesa dell'assalto alle capitali, in Libia continua la propria avanzata espandendo il proprio territorio attorno alle città di Sirte e Derna e minacciando sempre più seriamente le città di Bengasi e di Misurata. Sembra che proprio qui in Libia lo Stato Islamico voglia concentrarsi, puntando, grazie alla divisione tra il governo di Tobruk e quello di Tripoli e ad una risoluzione dell'ONU non ancora approvata, alla conquista del paese che potrebbe divenire la base della Jihad nell'intero Nord Africa e nel Sahel ,dove si ricongiungerebbe a Boko Haram e ai gruppi islamisti che controllano vaste zone del deserto. I recenti attacchi terroristi in Tunisia, dimostrano inoltre, che anche quel paese è nel mirino e quindi l'ISIS punta prima a destabilizzarlo economicamente con degli attentati per poi procedere alla conquista territoriale.
SINAI E GAZAIl Califfato prende piede anche tra i palestinesi e in alcune zone del Sinai, in Egitto. Per la prima volta rivendica un attacco contro Israele. Questo può far parte di una strategia tesa a provocare Israele costringendola ad attaccare sempre più pesantemente Gaza, cosa che sarebbe utile all'ISIS per aizzare sempre più l'estremismo islamico. Inoltre, non è escluso che lo Stato Ebraico non attacchi anche postazioni jihadiste nel Sinai, provocando la sicura risposta dell'Egitto. Strategia del caos che come sappiamo precede la conquista territoriale da parte degli uomini del Califfo.
YEMEN E ARABIA SAUDITAI recenti attentati alle moschee sciite in Yemen e in Arabia Saudita mostrano che il Califfato vuole attaccare gli sciiti ovunque si trovino. In Yemen i qaedisti controllano parte del paese, non è chiaro se abbiano saldato un'alleanza con lo Stato Islamico, in tal caso l'ISIS estenderebbe il suo territorio anche a parte dello Yemen. L'attentato in Arabia Saudita contro gli sciiti, mira a provocare questa minoranza, già ostile al governo per l'attacco agli sciiti yemeniti e a fomentare il caos. Caos che i jihadisti potrebbero sfruttare per conquistare posizioni magari proprio in territorio saudita. L'esercito saudita ha dimostrato di non essere preparato a terra, perdendo anche posizioni sul confine con lo Yemen, difficilmente potrebbero tenere testa ai jihadisti pronti al martirio.
BALCANII recenti attacchi da parte di guerriglieri kosovari-albanesi islamici in territorio macedone, non fanno che confermare la diffusione dell'estremismo islamico in quei territori. In Kosovo e Bosnia si segnala l'espansione di una certa condivisione dell'ideologia del Califfato. A nostro avviso, portare la guerra in Europa, attraverso i Balcani, sarebbe molto utile per il Califfato a livello di immagine. Inoltre, data l'instabilità economica e politica della regione e la grande frammentazione etnico-religiosa, ci sono tutte le premesse che facilitano l'insinuarsi dell'ISIS.
AFGHANISTAN E PAKISTANIn questi due paesi, già da tempo martoriati dall'estremismo islamico dei Talebani e di al-Qaeda, si starebbero sempre più saldando alleanze tra i Talebani e l'ISIS. La NATO ha lanciato l'allarme sul fatto che presto potremmo veder sventolare le bandiere nere in quella zona.
Ricapitolando possiamo dire che i prossimi obiettivi jihadisti oltre al consolidamento della propria posizione in Siria, Iraq ed Egitto, possano essere Gaza e il Sinai, i Balcani (Kosovo, Bosnia e Albania), lo Yemen e l'Arabia senza dimenticare l'Afghanistan.
Da monitorare anche la posizione della Turchia sempre più orientata verso posizioni estremiste e accusata sempre più di favorire in maniera attiva gli uomini del Califfato. Inoltre, guardando la cartina all'inizio dell'articolo, anche la Crimea e la Cecenia e il Daghestan figurano tra gli obiettivi, non è escluso che il Califfato si insinui nel conflitto ucraino e porti la guerra direttamente sul suolo russo considerando che il 10% circa della popolazione russa è di religione islamica e ci sono aerea specifiche in cui la loro presenza è considerevole se non maggioritaria.
Anche la posizione italiana è da monitorare con attenzione, nel caso dovesse partire questa eternamente rimandata operazione contro i barconi in acque libiche, sotto il comando italiano, è molto probabile che l 'Italia venga identificata come una nazione crociata dall'ISIS ma anche da gran parte del mondo islamico. A quel punto sicuramente verremmo colpiti da attentati senza contare l'eventuale reazione del governo islamista di Tripoli e del suo alleato turco. L'Italia, per il Califfato è il nemico occidentale ideale, non perché militarmente scarsa, ma per la debolezza, l'incapacità e la divisione della sua classe politica. L'Italia potrebbe tranquillamente imbarcarsi in questa operazione militare ed a causa di attentati e sabotaggi, battere in ritirata, dando al Califfato, l'occasione di vantare la sconfitta di uno stato crociato.Non escludiamo addirittura, azioni di commando islamisti sul nostro territorio con addirittura azioni di conquista di piccole isole o di aeree limitate soprattutto in Sicilia, dove lo Stato Islamico potrebbe contare sull'appoggio di molti clandestini di religione islamica pronti a sicuramente a saccheggiare e a combattere (questo non per fare del razzismo, ma perché è semplicemente normale essere pronti a tutto, se non si ha niente da perdere e si arriva da una situazione disperata) soprattutto se in futuro sarà impossibile dislocarli in altri paesi europei e regioni italiane e/o mantenerli. A nostro avviso, la situazione per il nostro paese è gravissima, siamo lo stato occidentale ideale contro cui combattere.
Concludiamo dicendo che continueremo a monitorare con attenzione l'espansione del Califfato, che come l'acqua, sembra travolgere tutto senza mai farsi agguantare. Probabilmente assisteremo all'assestamento delle posizioni in Iraq e Siria in attesa dell'assalto alle capitali, all'espansione in Libia e alla nascita di nuovi fronti in altri paesi islamici. Se questo articolo ti è piaciuto, non perderti Libertà Indefinita, un saggio sulla libertà e sulla legittimità di un sistema, il nostro, sempre più contestato dalla popolazione.
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