Con l’espressione espressionismo tedesco, si può avere l’impressione che si tratti di un qualcosa d’impressionante in senso tedesco. Non è così, altrimenti si sarebbe chiamato impressionismo tedesco. Ma l’impressionismo è un movimento francese e c’entra poco con la Tedeschia. Ma analizzeremo successivamente l’impressionismo. Torniamo all’espressionismo.
L’espressionismo tedesco nacque una mattina di febbraio del 1920 grazie a Robert Wiene che disse (tra sé e sé in tedesco): “Voglio fare un film espressionista e tedesco”. E fece uscire Il gabinetto del dottor Caligari che narra le gesta di un dottore afflitto da coliche renali.
Max Schreck in Nosferatu dopo sei ore di trucco
Max Schreck prima del trucco
Ma come si riconosce un film espressionista tedesco? Per prima cosa deve avere le didascalie in tedesco, ma cosa più importante è la struttura scenografica che deve farti venire il mal di testa grazie a squadrettamenti stile scacchiera sul muro, ombre che tagliano la scena in modo da formare ragnatele perfette e sbilenche. Pure gli attori recitano sghembi ma con lo sfondo sghembo sembrano dritti.
Ma come sappiamo i tedeschi sono dei maiali pervertiti peggio dei giapponesi e quindi questi film nascondevano messaggi subliminali sessuali che all’occhio perverso dello spettatore medio piacevano tanto. Nosferatu che esce dalla bara tutto dritto altro non è che un bella erezione mattutina, Grishus che si bagna le mani nell’acquasantiera non vi dico cosa simboleggia. Insomma, gli espressionisti tedeschi erano dei bei porcelloni.
Il movimento raggiunge il suo culmine nel 1927 con il film di Fritz Lang Metropolis musicato da Freddie Mercury prima della sua prematura scomparsa. Con questo film si raggiunge la vetta più alta di schizofrenia scenografica e recitativa che provocò la malattia mentale e il lento declino degli autori espressionisti.
Ancora oggi nel cinema moderno ci sono cenni di follia espressionista nei film di Tim Burton – che tanto bene di capoccia non sta – e qualche cenno pure nei film di Neri Parenti. Ma nessuno osa dirlo. Io sì.