
L'io e il corpo, come la loro sintesi, non hanno più un proprietario certificato, indiscusso e riconoscibile. Non è un incubo quello di Gregor Samsa, che si è ritrovato fisicamente trasformato in un insetto pur essendo ancora se stesso: è un'escursione nella metamorfosi che il territorio un tempo di proprietà dell'io, il corpo, subisce ad opera delle metamorfosi tecnologico-culturali. Nemmeno è lontano dal vissuto onirico raccontato da Kakfa quell'identità che Angelo Moscarda si ritrova modificata, per la conoscenza che ne hanno maturata gli altri, a partire dalla moglie che più di tutti lo conosce, e di lui nota un dettaglio nella forma del naso di cui lo stesso Angelo Moscarda era a conoscenza. Di chi è allora l'io? Chi è? E di chi è il corpo? Non ha un proprietario né un'identità garantita, definita una volta per sempre. Viene meno la funzione che assicura l'identità riconoscibile, anche a un approccio generalissimo come questo. Quando Kafka e Pirandello scrivono "La metamorfosi" e "Uno, nessuno e centomila", sono già trascorsi decenni, anzi un secolo da quando gli effetti dell'industrializzazione e del progresso culturale e scientifico facevano notare la crisi della "società stretta": lo annotava Leopardi nello Zibaldone, ma il tema è ben presente nella cultura tedesca a lui contemporanea e successiva. Viene modificata la percezione di sé. Non solo. Sta scomparendo l'Europa, la civiltà "occidentale" cambia modi e forme, contenuti e stili. La sensibilità creativa di uno scrittore può essere un organo di percezione di una trasformazione generale.
Il mondo intero che Husserl mette fra parentesi facendo epoché, comprese le scienze che lo spiegano - in un'epoché integrale, duplice, sia del sapere che dell'esperienza che lo precede - è quel mondo trasformato, in cui l'io e il corpo non sono più riconoscibili da chi se ne identifica. La civiltà non trova più spiegazione ai propri problemi: occorre l'epoché per ricostruire una conoscenza, un'attività dell'io che produca sapere, convivenza civile, civiltà, dopo il fallimento precedente. Ma Husserl, nella sua straordinaria avventura, compiuta con stile mirabile, ripropone i fattori della stessa civiltà fallita. Dopo l'epoché, una volta ricostruire le condizioni della conoscenza, la crisi continua, perché le sue origini sono esterne alla coscienza.