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L'estate dell'avanguardia

Creato il 05 novembre 2013 da Albertomax @albertomassazza

espressionismo

L’estate del 1905 fu il punto di non ritorno della storia dell’arte. A Dresda, all’inizio di giugno, un gruppo di giovani artisti, tutti studenti di architettura, fondò una corrente che sviluppò una nuova concezione del segno e del colore, proponendosi già nel nome (Die Brucke-Il ponte) l’ambizioso progetto di fare da tramite tra la vecchia e la nuova percezione artistica. Erano Ernst Ludwig Kirchner, Karl Scmhidt-Rottluff, Erich Heckel e Fritz Bleyl, ai quali si aggiunsero già dalle prime esposizioni, che iniziarono nei primi mesi dell’anno sguente, Emil Nolde e Max Pechstein. Il nucleo fondatore prese, come quartier generale, uno stabile della periferia industriale di Dresda, dove fondarono una sorta di comune artistica in cui condivisero con spirito cameratesco, oltre ai nuovi ideali estetici, una critica radicale al sistema capitalistico borghese.

In Francia, Andrè Derain aveva messo su bottega nella cittadina natale di Chatou, nell’immediata periferia di Parigi, con Maurice de Vlaminck, conosciuto all’Accademia, col quale condivideva l’interesse per la pittura di Van Gogh e del post-impressionismo e la volontà di portarne alle estreme conseguenze l’empito rivoluzionario. Proprio in quella fatidica estate, a Collioure, nel sud-ovest della Francia, Derain e un altro pittore di oltre un decennio più anziano di lui, Henry Matisse, fecero un fondamentale passo in avanti sulla strada dell’affermazione del valore autonomamente espressivo del colore, ponendo le basi della mostra del Salon d’Automne di Parigi che segnò la nascita ufficiale dell’Avanguardia Storica. In quell’occasione, il critico del Gil Blas Vauxcelles, vedendo in mezzo alla sala riservata al nuovo gruppo (ai  tre citati si aggiunsero Georges Rouault, Henry Manguin e Charles Chamoin) una scultura di un artista classicista, scrisse di “Donatello nella gabbia delle belve” (fauves, in francese).

Pur essendosi sviluppati autonomamente, Fauves e Die Brucke condivisero ascendenze e ideali estetici, pur con delle differenze. I Fauves erano orientati più verso il versante francese del Post-Impressionismo, i Die Brucke verso quello nordico rappresentato da Munch. Comune era l’interesse per il Primitivismo extra-occidentale, ma anche per le tradizioni medievali e rinascimentali europee. Il gruppo francese era portatore di un colore capace di essere segno di per sè, i tedeschi invece avevano affiancato alla sperimentazione cromatica, una stilizzazione grafica che connotava il loro lavoro di una più definita figuratività. Nei Fauves non erano presenti istanze sociali specifiche, mentre i Die Brucke erano interessati a far emergere le contraddizioni della società contemporanea.

La critica accomunò i due gruppi nel segno di un nuovo modo di interpretare l’arte, denominandolo Espressionismo, fondato sul superamento dell’oggettività realistica, attraverso una resa cromatica antinaturalistica, capace di far emergere moti e stati d’animo dell’artista. Dopo questa breve stagione, nulla fu più come prima. L’avanguardia esplose in tutta Europa, spazzando definitivamente i canoni estetici tradizionali.

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