L’Estate indiana è come una donna: morbida, calda, appassionata, ma incostante. Viene e se ne va, come e quando le pare e nessuno sa se verrà davvero né per quanto tempo resterà. Nel New England settentrionale l’Estate indiana ritarda per un poco l’avanzare dell’inverno e porta con sé l’ultimo tepore dell’anno. E’ una stagione che non esiste e che vive fino al sopravvenire dell’inverno, con la sua coorte di ghiaccio, di alberi spogli, di brina. I vecchi, ai quali i rigidi venti hanno succhiato la giovinezza, sanno che l’Estate indiana è un inganno e che la si deve accogliere con sospetto e cinismo. Ma i giovani l’aspettano con ansia, scrutando il grigio cielo d’autunno, alla ricerca di un segno che ne annunci l’arrivo. E a volte i vecchi, pur conoscendo la verità, aspettano insieme coi giovani, gli stanchi occhi invernali rivolti al cielo e cercano le prime tracce dell’ingannevole dolcezza.
(Grace Metalious – I peccati di Peyton Place – SuperPocket Longanesi -trad.Adriana Pellegrini)
(NB. E’ l’equivalente della nostra Estate di san Martino)