Ha conquistato pubblico e critica con ‘Chiedi perdono’: due romanzi e milioni di copie più tardi la scrittrice, attrice e giornalista canadese Ann-Marie MacDonald torna in libreria con ‘L’età adulta’, toccante sguardo sul potere e i pericoli dell’amore familiare.
L’ultima Riga incontra l’autrice per scoprire qualcosa di più sulla sua esperienza artistica e sull’ultimo romanzo, edito Mondadori.
Scrittrice, attrice, giornalista: chi è Ann-Marie MacDonald?
In realtà sono attività correlate: ho iniziato come attrice e partecipato da subito a creazioni collettive da trasporre sul palcoscenico.
Alla mia prima commedia ‘Buonanotte Desdemone’ ha fatto seguito l’esordio letterario con il romanzo ‘Chiedi perdono’.
Per quanto riguarda il giornalismo ho presentato diversi documentari come voce narrante.
Si tratta sempre e comunque di raccontare storie, di un continuum narrativo la cui unica variabile è l’elemento focale da esplicitare.
A chi mi chiede di dedicarmi esclusivamente all’una o all’altra attività rispondo con la mia personale ‘rotazione della semina’ creativa: serve per avere terreno sempre buono!
Tra tutte, la sfida principale rimane comunque la scrittura.
Una scrittura complessa permea le tue narrazione: è il frutto di duro lavoro e maturazione o nasce da subito come composita?
Ha richiesto parecchia attenzione ma è tipico del mio modo di lavorare: capire il terreno e studiarlo, anche se la storia deve essere già presente. Un po’ come Frankenstein: parto dagli organi vitali, le ossa arrivano alla fine. L’importante è il cuore, cui seguono strutture-contenuto che si mescolano in un gioco spazio- temporale che permette di esplorare mondi sotterranei.
Violenze, tensioni familiari, amori osteggiati, menzogne.. A cosa è dovuta la scelta di trattare tematiche scomode?
Loro scelgono me. L’importante è raccontare una storia significativa, far emergere una verità che arriva indipendentemente dalla presenza di un lieto fine. L’assenza di verità non permette la narrazione.
Al centro di ‘L’età adulta’ si staglia il rapporto madre-figlia…
La protagonista Mary Rose fa un riesame: sa di sapere cose e non saperne altre. La storia si ricostruisce in questo modo: emerge il non detto, anche e soprattutto attraverso la malattia. Esiste e viene indagato un mondo nascosto, il lato più profondo di ognuno che, tanto nel romanzo quanto nella vita, convive con quello più immediato e presente.
Tale lacerante contrasto si riflette in un linguaggio che va disintegrandosi delineando situazioni strane, folli, perversamente esagerate per far emergere il vero.
Verità psicologica e fisica: basta una riflessione introspettiva o va integrata da un supporto psicologico?
L’età adulta, con il suo bagaglio di consapevolezze e responsabilità, rappresenta certo il tempo per eccellenza dell’auto analisi. Ma è necessario un apporto esterno, come il libro per il lettore.
In questo senso credo che entrambi gli approcci -introspettivo e psicologico- siano utili a svelare il nostro lato più profondo e vero.
Quanto i drammi familiari -e le tematiche ad essi connesse quali l’identità sessuale e la scoperta della verità- ti hanno aiutata come agenti catartici rispetto a ciò che sei diventata?
È inevitabile, anche se non mi succede spesso di stare bene o immedesimarmi in prima persona. Cerco piuttosto che i lettori siano coinvolti e sono felice se mi sembra di aver scritto qualcosa di vero e che possa esserlo anche per gli altri.
Nel contesto drammatico del romanzo affiorano, soprattutto con i bambini, situazioni ironiche: quanto è importante l’ironia nel dramma e nel quotidiano?
È importantissima: permette che le cose vadano avanti ed è perfettamente riconoscibile. È piacevole, fa amare. Al liceo ho studiato ironia drammatica e ne sono rimasta affascinata. Tuttavia se si esagera può sconfinare nel cinismo, nemico della creatività.
La routine quotidiana di una scrittrice…?
È una domanda importante: come si scrive? È difficile organizzare il tempo e ne serve parecchio! Ci sono mille motivi per procrastinare. Occorre dunque tanta disciplina, non solo nelle giornate produttive, quanto e soprattutto in quelle ‘corrosive’, anch’esse parte integrante del processo creativo. Ho pile di carta che non vedranno la luce e devo scrivere tantissimo per avere qualcosa che mi convinca. Oltre alla disciplina ritengo quindi necessarie concentrazione, fede e la giusta tenacia per mantenere viva e concretizzare la fede stessa.
Ann-Marie MacDonald (Baden,1958) ha esordito nella narrativa nel 1996 con ‘Chiedi perdono’, un bestseller internazionale che ha vinto diversi premi tra cui il Commonwealth Writer’s Prize. Ha successivamente pubblicato ‘Come vola il corvo’ (Mondadori, 2004) che ha ugualmente ottenuto un enorme riconoscimento di critica e pubblico.
Alla prossima lettura!
Monica