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L'eterno ritorno

Creato il 10 ottobre 2010 da Robomana
L'eterno ritornoTra due giorni, il 12 ottobre, uscirà Imperial Bedrooms di Bret Easton Ellis: lui sarà in Italia, a Torino, Alba e Milano, e magari se mi riesce di andarlo a sentire ne parlo. Il libro non so come sia, avendone letti solo dei passaggi (ne avevo parlato qui) e devo dire che la prospettiva di un seguito di Meno di zero, specie da uno che da anni dichiara la fine della propria ispirazione, non mi sembra esaltante. Eppure Ellis è uno di quegli autori che ha innegabilmente segnato il nostro tempo, interpretando la frammentarietà del postmoderno in senso letterale e assumendo su di sé, nella propria scrittura, la serialità a cui il consumismo ci ha condannati. Quello che soprattutto mi incuriosisce dell'uscita del suo nuovo romanzo è il fatto che tra una decina di giorni, il 22 ottobre, arriverà nelle sale il seguito di un altro simbolo degli anni 80 reaganiani e yuppie, capitalisti e dannati: Wall Street di Oliver Stone, che riporta in auge Gordon Gekko e aggiorna ai tempi della crisi lo sciacallaggio finanziario degli Stati Uniti.
Come se non bastasse, poi, a Natale arriverà il sequel di Tron, che magari non ha segnato un'epoca come Ellis o Gekko, ma per quelli della mia generazione, insieme ai libri di Asimov, gli unici che leggessi a otto anni, è stato simbolo di tecnologia e potere immaginifico del cinema.
Insomma, a volte ritornano, come si dice in questi casi, stanno tornando, sono già tornati. E se la muscolarità di Stallone nel recente (e osannato da certa critica) I mercenari non era, come ha sostenuto Curzio Maltese, un revanscismo anni 80, con Imperial Bedrooms e Wall Street - Il denaro non dorme mai la faccenda si complica: qui infatti non si parla di remake o di resuscitazioni di ruderi d'argilla, ma di seguiti, riprese, continuazioni, come se vent'anni di vita fossero ancora dietro l'angolo, come se i supposti cambiamenti della società occidentale non fossero valsi a niente a confronto dell'edonismo e dal sogno di fine della storia prospettati da quegli anni e dall'ancora più ricco decennio successivo, quello della new economy e di Clinton spompinato dalla stagista sotto la scrivania.
L'eterno ritorno degli anni '80, insomma, perpetua l'idea di un'America ancora padrona, lanciata a mille all'ora nell'era della festa perenne, drogata, pompata, suicida, oscena, irresistibile, volgare, ricchissima, violenta, privilegiata, modello unico, immortale e possibile di società. Davvero siamo convinti che per il nostro famigerato immaginario collettivo la storia sia cambiata dopo la caduta del muro e le torre gemelle?

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