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L’etica ecologica di Don Bruno Bignami nell’incontro ecologico di Bordolano. E l’appello ai sindaci: “Dite di no”

Creato il 09 giugno 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Don Bruno Bignami ha parlato proprio a Bordolano, presso l’agriturismo la Corte dei Semplici, a pochi metri dello stoccaggio di metano, una di quelle opere pericolo, ad alto rischio di incidente rilevante. Al suo fianco Maria Grazia Bonfante, dell’associazione Salviamo il Paesaggio ed Ezio Corradi, vicecoordinatore dei comitati ambientalisti lombardi. Fra un intervento e l’altro il piccolo Davide offre la musica del suo flauto traverso.

Una ventina di persone tra il pubblico, nessun amministratore locale. Il percorso è in salita per gli ambientalisti ma nessuno si lascia prendere dall’amarezza. Siamo a Bordolano “dove si decide di fare uno stoccaggio di metano senza i cittadini siano informati sui rischi, e si voleva realizzare una centrale nucleare a San Benedetto Po”.

L’etica ecologica di Don Bruno Bignami nell’incontro ecologico di Bordolano. E l’appello ai sindaci: “Dite di no”

Da sinistra don Bruno Bignami, Ezio Corradi, Maria Grazia Bonfante

Colpisce l’intervento finale, dal pubblico, del giornalista Antonio Leoni: “Sono d’accordo con lei, don Bruno, e la ringrazio di quel che ha detto, ma se le istituzioni prendono decisioni che contrastano con i cittadini, con l’ambiente, con la giustizia, che cosa dobbiamo fare?”. Se le istituzioni si mettono contro i cittadini, al servizio di poteri incontrollati, anche se formalmente siamo in democrazia, il sistema fallisce. E allora?

“Noi dobbiamo formare le coscienze” ribatte don Bruno, che mantiene il profilo del proprio intervento. “Ma dobbiamo mobilitarci? Che cosa fare per essere giusti? Mobilitarci?”. Situazione limite, inquietante. Il timore è che si approssimi uno scenario di quel genere. La scollatura fra istituzioni e cittadini, a Cremona, nel caso Arvedi, ha dell’incredibile. Ci si stupisce di trovarsi nella tranquilla Cremona.

Don Bruno ha presentato il suo libro “Terra, aria, acqua, fuoco”, seguito con grande attenzione dal pubblico.

Il sacerdote, che presiede la Fondazione don Primo Mazzolari, sottolinea che non si può pensare a uno sviluppo illimitato se le risorse sono limitate. Oltretutto, sono usate in modo del tutto criticabile: dal 1940 a oggi il 10% dell’energia usata sul pianeta Terra è stata impiegata per le armi, ovvero per l’attività antiecologica per eccellenza. Armi che usano energia per distruggere, energia utilizzata poi per ricostruire.

Altra contraddizione è quella della crescita demografica zero “se non ci fossero gli immigrati”. E allora “perché si continua a cementificare – domanda don Bruno – l’ambiente non è una variabile indipendente per gli affari privati”.

Colpisce anche la disgregazione della vita sociale, dello sguardo contemplativo: ci sono ragazzi che non sanno riconoscere la luna calante dalla luna crescente, si perde il gusto della contemplazione.

L’alternativa si fonda sul concetto di bene comune: don Bruno cita l’articolo 40 della Centesimus annus di Giovanni Paolo II, e osserva che però anche in provincia di Cremona le tariffe dell’acqua tendono a premiare chi consuma di più. “Il mercato oggi gestisce tutto e tutti”.

Quindi proprio un prete insegna che bisogna “imparare a sospettare”, ovvero porre dubbi, cercare di capire, informarsi, essere curiosi, domandarsi il perché di certe trasformazioni che avvengono sotto i nostri occhi. Troppa gente resta senz’acqua mentre il prezzo del cibo in alcuni Paesi africani è raddoppiato a causa della speculazione.

Sulla lavagna luminosa appaiono anche le parole di Benedetto XVI, pronunciate il 22 settembre 2011 (Joseph Ratzinger ha mostrato spesso notevole sensibilità per l’ambiente): è un ringraziamento al movimento ecologico, “perché la materia non è un materiale per il nostro fare, l’ambiente è luogo di vita”.

“Stiamo tagliando il ramo su cui siamo seduti” conclude don Bruno.

Poi Maria Grazia Bonfante, dell’opposizione di Vescovato, ricorda che in provincia ci sono 140 centrali a biomasse. “Salviamo il paesaggio” ha proposto a tutti i consigli comunali uno schema di delibera per impedire che proliferassero le centrali a biomasse, che in provincia rappresentano ormai un record nazionale.

Ora ci sono progetti di altri stoccaggi di metano in zone sismiche, ricorda Ezio Corradi: “La valle Padana è stata fatta passare come un zona dove i terremoti quasi non sono possibili, invece a Cornegliano Laudense, in provincia di Lodi, un terremoto avvenne nel 1891 per un problema legato all’estrazione di metano”.

La Bonfante aggiunge che si consuma più di quel che produce, con uno squilibrio che peggiora di anno in anno.

Si consuma e mette a repentaglio anche il suolo. Proprio dall’Emilia, in provincia di Modena, a Rivara, è stato detto di no a uno stoccaggio di metano: “I sindaci possono dire di no”. Tra il pubblico si commenta quanto siano timorosi i cittadini: “La gente ha paura del Comune, teme ritorsioni, i meno informati seguono il sindaco”.

Strumento di potere, in un piccolo Comune, anche a non volerlo, è l’ufficio tecnico. Basta una firma concessa o negata, come ha rilevato Fiorenzo Lodi (assente a Bordolano), ma autore di un testo che parla anche dei ricatti che i piccoli Comuni subiscono da parte delle aziende.

Infine l’intervento di Antonio Leoni. E la voglia di non mollare, malgrado la scarso numero di presenti.

p.z.

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