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L' euro e l' eurozona sono destinati a fallire, parola del ceo di saxo bank

Creato il 13 maggio 2013 da Pasquale Mattera @pasqualem85
L' EURO E L' EUROZONA SONO DESTINATI A FALLIRE, PAROLA DEL CEO DI SAXO BANKForexInfo ha pubblicato un' intervista fatta al presidente (CEO) della SAXO BANK, Lars Seier Christensen, sullo stato dell' attuale crisi. Voci di rilievo, consapevoli della sciguarata scelta fondare un' unione monetaria rivelatasi fallimentare sotto tutti gli aspetti, si fanno sempre più insistenti.
A turno stiamo assistendo da mesi, a previsioni, che tracciano una fantomatica ripresa, mai vicine alla realtà (come logico che sia). Realtà che dimostra come l' Euro, sia una progetto fallito prima di nascere. Un continente come l'Europa che non rappresenta un' area valutaria ottimale, per via delle divere circostanze che non accomunano i paesi confinanti tra loro, puo' avere un futuro di collaborazioni, ma senza un' unione monetaria. L'Euro non è L'Europa, cosi come L'Europa non è L'Euro.
"In 25 anni di carriera passata nel settore finanziario - ha detto il CEO Saxo Bank Lars Seier Christensen all’evento di Londra #FXDebates- raramente ho assistito ad un periodo così turbolento e allo stesso tempo interessante come quello della crisi dell’Euro.
La crisi dell’Euro si è rivelata un totale disastro, con conseguenze enormi per tutti i partecipanti al mercato valutario e per i cittadini dell’Eurozona.
Riportiamo di seguito i passaggi del discorso di Lars Seier Christensen che analizza il fallimento dell’Euro, dalle cause alle conseguenze. In un modo o nell’altro, dice l’autore, l’Eurozona è destinata a fallire.

La crisi dell' euro: un disastro totale !!!

La crisi dell’Euro? "Francamente, è un disastro totale che peggiora di giorno in giorno. Da Bruxelles, assistiamo ad una litania infinita di promesse di recupero nei prossimi sei mesi. Ogni sei mesi sentiamo dire che l’Euro è sicuro e che basterebbe dare più responsabilità ai Capi di Bruxelles, perché tutto vada bene.Niente potrebbe essere più lontano dalla realtà. Abbiamo appena assistito al quinto salvataggio della zona Euro, ora Slovenia e Malta sono in fila per essere le prossime.
Quando, non SE, la Troika arriverà a questi due paesi, si creerà un’assurda situazione per cui la metà dei paesi dell’Eruozona è andata alla distruzione dopo l’adozione della moneta unica, lo stesso EURO al quale hanno deciso di aderire con grandi speranze per il futuro."

Perché l’Eurozona non funziona?

Cosa sta andando male nell’Eurozona? si interroga poi Christensen:
"Credo che ognuno di noi conosca ormai la risposta. L’euro è un costrutto politico che non ha alcun tipo di fondamento economico o fiscale. Finché non verrà risolto questo, l’Euro sarà spacciato."
Il capitale politico investito nell’Euro è gigantesco, sottolinea Christensen per questo verrà mantenuto in vita per il tempo umanamente possibile e, per farlo, sarà utilizzato OGNI strumento di quelli a disposizione. Almeno fino a quando "i non eletti e non affidabili personaggi di Bruxelles si arrenderanno alla realtà. Ma che l’euro sia spacciato, non vi sono dubbi".

L’Euro, un progetto fallito prima di nascere

L’euro è un progetto destinato al fallimento, sin dalla sua introduzione, argomenta poi Christensen, ma la pressione politica dell’UE a portare avanti il disegno è stata così forte che si è creduto nella possibilità di porre le fondamenta necessarie, anche dopo aver costruito l’unione monetaria.
"Ma non è stato così. Perché durante il primo decennio dell’Euro è stato chiaro a tutti che i benefici promessi non si sarebbero mai materializzati."
Era chiaro sin dall’inizio che non ci sarebbe stato modo di controllare l’economia senza avere il controllo sui tassi di interesse, nessun modo di svalutare la valuta per ritrovare equilibrio e competitività.

Integrazione: quando diventa una forzatura

Oggi, oltre un decennio dopo, la popolazione Europea non ne vuole più sapere di quell’integrazione che è necessaria a portare avanti l’Euro.
"Non che a loro [i cittadini] venga chiesto molto, visto che tutte le decisioni vengono prese nei parlamenti o a Bruxelles dietro porte chiuse: perché nessuno osa chiedere il parere ai propri elettori per mezzo di un referendum - sanno che la risposta sarebbe un fragoroso NO!
E NO sarebbe la risposta giusta, perché l’Europa non è, e non sarà mai gli Stati Uniti. Le nostre culture, le nostre economie e le nostre popolazioni sono troppo diverse per essere efficientemente e felicemente integrate in un’unione forzata.
"
Invece in Europa l’integrazione entra dalla porta sul retro, per mezzo di contributi ai meccanismi di salvataggio, per un’unione bancaria che se effettivamente implementata, distruggerebbe la credibilità del settore bancario.
In Europa, continua Christensen, l’unione si fa con le modifiche ai trattati, giustificate dalla democrazia rappresentativa.
"Ebbene, non è così. Un parlamento che cede parte del potere sovranazionale sapendo perfettamente che la popolazione non approverebbe, sta commettendo un tradimento a mio avviso."

Tre modi in cui l’Euro potrebbe finire

"Alla fine, l’Eurozona si distruggerà" dice Christensen, e ciò potrebbe accadere in una moltitudine di modi:
  • I paesi più deboli potrebbero lasciare l’unione monetaria: gestendo l’evento all’antica, i costi sarebbero inferiori rispetto a quelli di un bailout e i paesi uscenti tornerebbero a crescere.
  • La Germania potrebbe lasciare l’Euro. In qualità di unico beneficiario dell’Eurozona, è improbabile che si materializzi nel breve questa eventualità. Ma se "il conto" dovesse cominciare ad aumentare, potrebbe diventare una forte attrattiva per i cittadini tedeschi.
    Oltretutto, in questo modo si ridurrebbe il senso di crisi per gli altri 16 paesi dell’Euro che beneficerebbero di una spinta alla crescita da un tasso di cambio dell’Euro molto inferiore, ma non catastrofico.
  • Potrebbe svilupparsi un’Eurozona a più valute, con paesi dalle condizioni economiche più simili con la stessa valuta, come una sorta di Euro a più livelli.
Sono scenari possibili?
"Ognuno di questi richiederebbe un ritorno alla razionalità da parte di Bruxelles e, sicuramente, potrebbe essere raggiunto con meno confusione e meno tragedie economiche di quante attendano nel futuro dell’Eurozona."

Recupero in sei mesi? Dimenticatevelo

"A mio avviso, la recessione continuerà per anni, trasformandosi in depressione. Dimenticatevi del recupero in sei mesi, in qualsiasi momento ci vorranno sempre sei mesi a partire da adesso."
In futuro, scrive poi Christensen, Bruxelles chiederà maggiori poteri che userà "miseramente". Il settore finanziario sarà affogato in se stesso con una regolamentazione asfissiante, fatta di tasse e responsabilità per le banche al fallimento perché, ricordiamocelo, "Cipro È un modello".

Cipro? Potrebbe ricapitare

Dobbiamo aspettarci sempre meno salvataggi e più "confische" dice Christensen:
"I governi d’Europa hanno bisogno di denaro, e il settore privato ce l’ha. È molto semplice. Siate paranoici."
Il caos del salvataggio di Cipro ci ha insegnato che "l’Eurozona è un campo minato di sorprese":
"Un normale depositante privato che ha lavorato duramente per risparmiare per la sua famiglia, non sposterà il proprio conto in Svizzera o a Singapore. Ma cosa farà quando il suo paese deciderà nel weekend per un piano di salvataggio? Direi che il materasso sarà certamente un posto più sicuro rispetto alla sua banca durante quel fine settimana. Istantaneamente, potrebbero iniziare corse agli sportelli."
Ma c’è un modo per impedire le corse agli sportelli: le restrizioni sui movimenti di capitale. L’Europa ne introdurrà di nuove, dice Christensen, sempre temporanee, ma sempre più difficili da eliminare una volta che siano messe in atto. Tanto per informazione, l’Islanda è al quinto anno di restrizioni "temporanee" sui capitali.

Crisi significa "cambiamento"

Ci sono tantissime cose di cui preoccuparsi nell’Eurozona, sia per i cittadini, sia per gli investitori, conclude il Ceo Saxo Bank:
"La crisi non passerà, ma è anche un’opportunità di creare le condizioni per il cambiamento. Speriamo un cambiamento verso la maggiore trasparenza, le riforme, ma anche la maggiore onestà intellettuale."
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