Di Francesco Filini
“Molto spesso la realtà supera la finzione”, un’espressione d’uso comune (ultimamente molto ricorrente) per rimarcare lo stupore che si prova di fronte a certi accadimenti, così assurdi da arrivare a superare la più sconfinata fantasia umana.
Nel mondo cinematografico vengono spesso prodotti film avveniristici e fantascientifici, con l’intento di immaginare il mondo e la società in cui viviamo in un ipotetico futuro prossimo o remoto, solo per citarne due su tutti: 2001 Odissea nello Spazio (1968) del maestro Stanley Kubrick e la trilogia Ritorno al futuro (1985), diretta da Robert Zemeckis.
Ma se c’è un film che più di ogni altro è riuscito a preconizzare i tempi che stiamo vivendo, quello è Robocop – il futuro della legge (1987) di Paul Verhoeven, dove in

Il Consiglio d’amministrazione della OCP è in

Nella Detroit del futuro Verhoeven ha immaginato la dittatura capitalista, la sottomissione legale del popolo ai padroni del profitto. Il regista olandese ha visto nella OCP i nazisti del futuro, rappresentando il nazismo oggi l’emblema del regime totalitario: infatti colori del logo OCP richiamano direttamente alla bandiera nazista.
Le assonanze con la società di oggi sono a dir poco imbarazzanti: le casse delle pubbliche amministrazioni infatti si trovano in uno stato decisamente catastrofico. La crisi economica finora è stata relegata ad un fenomeno mediatico, tant’è che ancora oggi è diffusa una certa sicurezza tra il cittadino medio, non sono poche le persone che serene e fiduciose dichiarano che noi non faremo mai la fine della Grecia. Ma questa ostentata sicurezza, che trae la sua origine da un sistema dell’informazione che riesce ad essere malato e drogato ancor più di quello politico, sarà presto minata dall’incontrovertibilità della disperazione della gente. Con le ultime misure di austerità imposte dall’€urocrazia di marca tedesca e battente badiera a stelle e strisce, e con le ancor più disastrose ricette di cura imposte dagli usurocrati sedicenti dottori della banca d’affari Goldman Sachs, la crisi sta inesorabilmente arrivando al suolo. Da mesi (se non addirittura anni) le imprese e le realtà del terzo settore che hanno svolto prestazioni per conto delle amministrazioni comunali attendono di essere liquidate. Nel frattempo, per pagare gli stipendi, i fornitori e per far fronte alle spese di gestione, le stesse sono costrette ad andare in banca a farsi scontare le fatture, pagando i soliti e usuranti tassi d’interesse, fino a quando non saranno liquidate dal debitore pubblico. Ma quando una pubblica amministrazione non riesce ad erogare denaro in virtù dei cosidetti “patti di stabilità”, alla lunga vengono meno anche i servizi. E non si parla


Questo è ciò che accade quando le città diventano facile preda dell’usura planetaria. Questa è la crisi che il regista di Robocop nel 1987 aveva immaginato nella Detroit del futuro, con il relativo avvento del privato che sostituisce il pubblico per incrementare i suoi profitti e appropriarsi dei cittadini.
Non è un caso infatti che oggi le privatizzazioni siano diventate la parola d’ordine a cui ogni pubblica amministrazione italiana è chiamata a rispondere battendo i tacchi. E nel disegno dei nuovi dominatori rappresentati dalla Troika (UE, BCE e FMI), lo smantellamento sistematico degli stati attraverso la privatizzazione del tessuto produttivo e del welfare diventa una necessità improrogabile. E gli stati dell’Unione monetaria devono sottostare al diktat, devono man mano cedere la loro sovranità (parola che suscita immediate allergie epidermiche agli €urocrati) come Mr. Goldman Sachs – Monti dichiarava sfacciatamente qualche mese fa. Devono lasciare il passo al privato, agli organismi sovranazionali non eletti e immuni a qualsiasi azione legale da parte da chicchessia. Perchè la necessita della Troika è una necessità da difendere con manganelli e proiettili di gomma se necessario. E non è detto che tutti i governi e tutti gli uomini delle forze armate siano disposti a reprimere le piazze affollate da gente che rivendica la propria sovranità, il proprio diritto ad esistere.

La profezia di Verhoeven sembra essersi avverata, le grandi consorterie finanziarie europee che si nascondono dietro la Troika si stanno impadronendo degli stati nazionali, impongono le loro regole e le loro forze dell’ordine. Il tutto sta accadendo in questi giorni, con il colpevole silenzio della politica e dei mass media, anch’essi assoldati e al servizio della Troika.
Nel film del regista olandese il protagonista è Robocop, una macchina ricavata dai resti di un poliziotto massacrato dai criminali, il simbolo della tecnica che sostituisce l’uomo. Eppure alla fine sarà proprio l’androide a sventare i piani dell’OCP, la vera mandante della criminalità organizzata. Robocop ritrova la coscienza propria dell’essere umano, che alla fine prevale sulla macchina. Nella società distopica della futuristica Detroit Verhoeven lancia un messaggio di speranza e di grande fiducia verso l’uomo. Ed è su quest’ultima parte che la realtà, purtroppo, stenta a raggiungere la fantasia…