Angela Merkel arriva ad Atene e succede un putiferio. I greci, esasperati e arrabbiati, protestano con violenza fisica, verbale e simbolica: la Merkel è raffigurata come Hitler. Diciamo allora subito le cose come stanno: si capisce la situazione difficile e anche drammatica della condizione greca, non si capisce e giammai si giustifica non solo la violenza ma il più comune dei luoghi comuni. Il tristissimo e tragico passato europeo, quando la Germania era divisa dall’Europa e dal mondo da un dissidio spirituale che gettò il vecchio continente nella Seconda guerra mondiale, non può essere strumentalizzato da nessuno: meno che mai da europei contro europei e meno ancora dalla Grecia, madre dell’Europa, contro la Germania, che nel meglio del suo pensiero e delle sue arti dell’Ellade volle essere l’erede. L’Europa intera deve guardarsi dai luoghi comuni che semplificano la sua storia presente conducendola fuori strada.
Può darsi che quanto accaduto ieri in un’Atene blindata e militarizzata sia anche il frutto velenoso non solo di una difficile situazione interna, ma anche di altri luoghi comuni di cui nel recente passato proprio la Grecia è stata vittima. Durante i mesi estivi, mentre i turisti europei si bagnavano nelle chiare e calde acque delle isole greche, i loro giornali aprivano con titoli a nove colonne sulla possibilità o minaccia di un’uscita della Grecia dalla “zona euro”. La Grecia si sarà sentita abbandonata a se stessa proprio quando aveva bisogno dell’Europa e del suo sostegno. Tuttavia, la mano dell’Europa alla fine è arrivata: 200 miliardi di euro dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale in cambio di riforme di sistema. A conferma che conviene a tutti non velare la realtà con pregiudizi e luoghi comuni, mentre è proprio la presa d’atto di una situazione difficile in cui ognuno deve fare la propria parte a costituire la via da seguire. L’Europa di oggi soffre per i numeri, ma non per lo spirito. Nessuna divisione politica ed etica attraversa gli Stati europei che hanno non solo nella loro unità e Unione ma anche e soprattutto nella storia pacifica della loro “comunità europea” una risorsa tanto economica quanto politica che era ignota all’Europa della prima parte del XX secolo. A vedere l’Europa da questa angolazione storica, le difficoltà del momento presente sembrano assumere non il volto di ostacoli o montagne insormontabili ma quello più benefico di una crisi di crescenza. Forse, sarebbe stato troppo accogliere Angela Merkel ad Atene stendendole tappeti rossi, ma di certo la cencelliera non è né un nemico né un avversario non solo della Grecia, ma di alcun Paese europeo e ciò che tutti i governi devono sforzarsi di praticare è un maggior “spirito europeo”.
La fase monetaria dell’Unione europea, presto o tardi, è destinata a passare. A quel punto i governi europei – da Berlino a Parigi, da Roma a Madrid ad Atene, con la stessa Londra che non è un continente a sé – dovranno dar luogo agli Stati Uniti d’Europa. È la nostra stessa storia che lo richiede. Eppure, i disordini greci hanno più motivazioni greche che europee. L’origine della protesta organizzata di ieri è da ricercarsi nel tentativo dei due maggiori sindacati greci di far saltare proprio il piano delle riforme che il governo ha appena iniziato ad attuare. Si ripete in Grecia, ma in modo molto più drammatico e pesante, quanto accaduto anche in Italia con l’opposizione alle riforme del governo Monti e tuttora con la critica e messa in discussione di un processo di risanamento che anche solo il buon senso ci dice di proseguire. Anche nel caso italiano sono proprio i luoghi comuni e una propaganda che soffia sul fuoco dei bisogni, non per spegnerli ma per attizzarli, a costituire un rischio da cui guardarci con attenzione e senso di responsabilità.
La visita di Angela Merkel in Grecia è una buona notizia. La cancelliera avrebbe potuto rinunciare al “viaggio in Grecia”. Le notizie degli scontri sono di ieri, ma le informazioni sulla situazione della capitale greca si conoscevano da tempo e in Germania si sapeva benissimo che Angela Merkel sarebbe stata accolta come una sorta di “barbaro”. Atene ha dovuto impiegare una cosa come circa diecimila uomini per garantire l’ordine ad Atene. Si è dovuta perimetrale una “zona rossa” che sembra quasi un cordone di sicurezza intorno alla “zona euro”. Ma proprio la Merkel è voluta andare ad Atene: pur conoscendo la situazione non si è voluta tirare indietro. Una scelta giusta che testimonia meglio di tanti discorsi l’amicizia del governo tedesco con il governo greco. Fare marcia indietro sarebbe stato un grande errore, un passo falso che avrebbe lasciato il governo greco solo davanti alle proteste organizzate da un mondo sindacale che la Grecia dovrà comunque riformare e limitare, con o senza Germania, con o senza Europa. Oggi l’Europa, pur versando ancora in un tempo di difficoltà e ostacoli, è più solida di quanto non fosse appena prima della scorsa estate. Il governo di Atene ha accettato una sfida che, affrontata con serietà, cambierà in meglio il destino greco ed europeo.
tratto da Liberalquotidiano.it del 10 ottobre 2012