Magazine Politica

L’Europa fa perno sull’Asia

Creato il 21 dicembre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
L’Europa fa perno sull’Asia

Un’importante delegazione di leader europei si è riunita in Laos lo scorso 5 novembre per prendere parte al Vertice Asia-Europa (ASEM). Il presidente francese François Hollande, il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione José Manuel Barroso si sono incontrati con i loro corrispettivi asiatici nella tranquilla atmosfera della città di Vientiane. Questa parte d’Europa gira attorno all’Asia?

I membri dell’ASEM rappresentano tutti insieme più del 60% del commercio internazionale. Dunque l’Europa può ancora far valere la sua presenza in Asia, soprattutto in ambito commerciale. Quando gli asiatici pensano all’Europa, l’associano però immediatamente alla crisi del debito in corso. I paesi dell’area, soprattutto la Cina, seguono con grande interesse la crisi dell’UE, uno dei loro principali mercati per l’export. Non scoraggiata dalla crisi domestica, l’UE ha cominciato ad allargare il suo network di accordi di libero scambio (Free Trade Agreements – FTA). Lo scorso anno è stata siglata un’intesa con la Corea del Sud, mentre sono in corso negoziati sia con l’India sia con altri Paesi ASEAN. Il Giappone segue a ruota ed anche la Cina si è aperta al dialogo con l’UE, temendo che possa rimanerne fuori così come è accaduto con il partenariato trans-pacifico. L’UE dimostra che conta ancora per le economie asiatiche.

L’impegno europeo nei confronti della più ampia questione riguardante la sicurezza dell’area asiatica rappresenta però un’altra storia. Gli europei in questo campo sono ancora assenti, come ha sostenuto recentemente a Berlino l’ex primo ministro australiano Kevin Rudd durante un incontro con alcuni esperti europei di politica estera. Secondo Rudd, infatti, se il mondo si sta trasformando in un sistema in cui l’Asia-Pacifico ricoprirà un ruolo fondamentale è legittimo pertanto chiedersi: come si colloca l’Europa in questo contesto? Il Vecchio Continente continua ad avere la stessa visione unidimensionale dell’ascesa dell’Asia e considera la regione come un luogo di opportunità economiche, con l’eccezione delle dispute sulle isole tra la Cina ed i suoi vicini, che rappresentano un evidente sentore di pericolo per l’UE. Tuttavia recentemente Bruxelles sembra essersi accorta della questione. L’Alto rappresentante per gli affari esteri Catherine Ashton ha dichiarato che l’Europa si trova nel mezzo di un “semestre asiatico”, dal momento che sono stati organizzati diversi meeting e si aspira a rendere l’UE un “partner asiatico”. Tutti gli Stati membri dell’Unione hanno da poco accettato le nuove linee guida della politica estera europea per l’Asia orientale, includendo anche temi delicati come quello del Mar Cinese Meridionale. E in occasione dell’ultimo forum regionale dell’ASEAN, Ashton si è alleata con il segretario di Stato nordamericano Hillary Clinton per una cooperazione congiunta in Asia.

Le dispute territoriali metteranno alla prova la risolutezza dell’UE durante i summit ASEAN. La Cina si sta applicando per rimuovere tale questione dall’agenda. A luglio scorso si è registrata una certa tensione tra Cina e ASEAN in occasione del vertice dei ministri degli affari esteri, tanto che questo si è concluso senza la consueta dichiarazione finale congiunta. La Cambogia, il paese ospitante, ha cercato di mediare con la Cina, evitando qualsiasi riferimento alle dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale, ma il Vietnam e le Filippine, direttamente coinvolti, hanno rifiutato di avallare questa proposta. Durante le preparazione del summit ASEM i paesi europei hanno ricevuto istruzioni a proposito della volontà cinese di non veder comparire la questione anche in questa riunione. Le relazioni UE-ASEAN si trovano in una fase interessante, in cui le parti sono pronte a rafforzare la cooperazione. Nel passato, UE e ASEAN sono state distanti a causa dell’approccio da adottare nei confronti del Myanmar, poiché l’una spingeva per le sanzioni mentre l’altra optava per una “quieta diplomazia”. Dal momento che sono state implementate alcune riforme da parte del governo birmano, l’UE e l’ASEAN possono ora ricominciare a lavorare insieme per instaurare delle opportunità di sviluppo nel paese asiatico. L’UE sta aumentando la sua presenza in Myanmar, il che risulta di buon auspicio per una futura cooperazione.

Inoltre, dopo la crisi dell’euro, l’UE non può più farsi portatrice di un “modello” di riferimento per un’integrazione di tipo regionale. L’autunno europeo ha segnato l’occasione per rilanciare le relazioni con l’ASEAN su una base maggiormente paritaria. Entrambe le organizzazioni hanno difficoltà a far sentire le proprie istanze in maniera unitaria e tutte e due permettono in un certo modo che la propria integrità sia minacciata da potenze esterne. UE e ASEAN hanno dunque lo stesso problema; entrambe hanno bisogno di capire come evolversi in migliori organizzazioni di tipo regionale. Alla fine dunque l’UE potrà intendere le proprie relazioni con l’ASEAN come una piattaforma per favorire ulteriori futuri incontri regionali. L’UE ad esempio non è stata invitata al Vertice dell’Asia Orientale, nonostante abbia docilmente richiesto lo status di membro osservatore dell’organizzazione. Tuttavia l’UE potrà far parte di questi meeting solamente se riconsidererà il proprio approccio. Il resto del mondo è decisamente esasperato per il numero dei Paesi europei presenti nel G20.

Una presenza dell’UE al Summit dell’Asia Orientale potrebbe essere composta dal Presidente Van Rompuy, da Barroso, dall’Alto rappresentante Ashton e da un presidente locale. La Gran Bretagna, la Germania e la Francia potrebbero volerne far parte anche loro, in difesa dei propri interessi; ma gli europei, così facendo, potrebbero far venir meno la presenza degli altri partecipanti. All’interno del Summit dell’Asia Orientale, pertanto, uno dei requisiti che si profilano per un’effettiva presenza europea è quello di rendere possibile la partecipazione di un interlocutore credibile che rappresenti un unico messaggio della posizione europea. L’UE deve rendersi conto al più presto di questa nuova realtà in Asia. Non è più garantita una sua sicura presenza al tavolo ed anzi, deve impegnarsi di più per continuare ad essere influente. L’ASEM rappresenta la giusta occasione.

(Traduzione dall’inglese di Maria Zanenghi)


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :