Il problema per i leader europei, Sarkò e Angelina in testa, è che Mario Monti non è Berlusconi, che non è un’affermazione paragonabile a quella della scoperta dell’acqua calda, ma un dato di fatto. La differenza fra i due è che quando parlava Silvio tutti ridevano, quando sommessamente il nuovo presidente del consiglio dice la sua, l’impatto è immediato e il nervosismo si fa palese. Così ieri, il Professore si è presentato al suo primo appuntamento continentale non avendo nessuna intenzione di farlo con il cappello in mano né avvertendo l’obbligo prepotente di portarsi appresso lettere dal tono implorante, piene di promesse da marinaio e provvedimenti intergalattici. Il Professore e i suoi, nel chiuso delle stanze di Palazzo Chigi, si erano posti una domanda: “È proprio indispensabile appiattirci sul dibattito in corso fra Francia e Germania oppure possiamo dire la nostra?” Si erano dati una risposta: “Fermi restando gli impegni lunari presi da Berlusconi non possiamo non dire la nostra”. E Mario Monti lo ha fatto inchiodando l’Europa ad alcune responsabilità che finora il duo franco-tedesco si è ben guardato dall’affrontare. La prima è quella sulla introduzione degli Eurobond (logica conseguenza di una economia nazionale che si vuole “supervisionata” dalla Commissione Europea e dalla stessa Bce), più poteri alla Commissione per mettere in riga gli stati inadempienti (e non solo dal punto di vista del bilancio), scorporo delle spese che generano crescita dal conteggio del deficit. Il pregio di Mario Monti è che non mente perché sa che se lo facesse salterebbero fuori dagli armadi vecchi scheletri silvieschi e allora, uno dei ministri, si permette di dire: “L’operazione credibilità passa anche per l’operazione verità, l’anno prossimo molto probabilmente non saremo a crescita piatta come dicono le ultime previsioni, ma già in piena recessione e non vogliamo illudere nessuno”. La domanda che segue, e che dovrebbe trovare una risposta nelle proposte di Monti alla UE, è “come farà l’Italia a tagliare il deficit senza crescita”? C’è da notare che il Professore non ha chiesto nessuna deroga al 2013, anno previsto per il pareggio di bilancio ma, ed è quello che farà domani con la Merkel e Sarkozy, semplicemente che le spese che uno stato fa con destinazione “crescita” vengano tolte dal deficit complessivo. Non passerà, almeno per il momento, ma sia il presidente francese che la cancelliera tedesca sanno che se non prenderanno seriamente in considerazione le proposte di Mario Monti a rischio non c’è solo l’Italia ma l’intera eurozona. Qualora qualcuno non se ne fosse ancora accorto, da diversi giorni la Francia è sotto tiro e la Spagna, nonostante il cambio di regime, è in fibrillazione, Irlanda e Portogallo seguono a ruota e la Grecia ormai è data per persa. A chi conviene che resti solo la Germania a guidare la gavotta? Secondo noi neppure agli stessi tedeschi. E allora le proposte del Professore tendono proprio a questo, a rafforzare la UE e la sua governance. E proprio oggi a Bruxelles, la Commissione lancerà le sue proposte per un governo diverso dell’eurozona, e le osservazioni di Mario Monti non potranno non essere prese in considerazione se, alla fine, il rischio che si corre è quello che il Professore ha delineato in conferenza stampa: “Perché strozzarci da soli?” Ascoltato con attenzione e, secondo qualche sfascista alla Farage forse temuto perché esponente del complotto demo-pluto-ebraico-massonico in atto in Europa, Mario Monti ha fatto un’impressione della madonna a Van Rompuy che ha detto ai suoi “Italy is back to european business”. Che tradotto molto liberamente significa: “L’Italia è tornata a rompere i coglioni”. Sarà anche un piccolo fatto, ma non è detto che perché è piccolo non debba essere riportato. Ieri sera Lucia Annunziata nella sua “Mezz’ora sulla crisi”, ha raccontato quanto accaduto all’aeroporto prima della partenza di Mario Monti per Bruxelles. Accortosi che l’aereo di stato era troppo grande per le esigenze di una delegazione composta da sole dodici persone, ha dato ordine di allestire il più piccolo Falcon facendo risparmiare qualche migliaio di euro all’erario. Ora, ricordando chi imbarcava sull’Air Force One Silvio Berlusconi, ci viene in mente la differenza che nostro padre ci diceva esistere fra i signori e gli arricchiti. Figlio del proletariato più proletario che potesse esserci, nostro padre si fidava ciecamente dei signori per quanto detestava gli arricchiti che, secondo lui, avevano come unico scopo nella vita di dimostrare, e quindi di ostentare, il potere acquisito che derivava non dal lignaggio ma dai soldi. Nessuno dei signori si sarebbe mai sognato di portarsi in viaggio il giullare né le cortigiane. Questione di stile, di buon gusto e, perché no, d’intelligenza.
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