L’Europa Unita non piace più a nessuno, a quanto pare. Evidentemente ciò è dovuto alla crisi economica e alle sue nefaste conseguenze e il dibattito su chi asserisce che l’Europa sia l’artefice o la causa di tutti i problemi e chi, invece, afferma che, non ci fosse stata l’Europa, gli effetti della crisi sarebbero stati ben più pesanti non sembra poter avere né vincitori né vinti. Il punto, però, su cui credo tutti possano concordare è che l’Europa che abbiamo non è l’Europa che vorremmo.
Sono convinto della necessità che i popoli del vecchio continente si uniscano per bilanciare lo strapotere di Stati Uniti e Cina sia da un punto di vista economico che politico. Credo sia impensabile tornare ai vecchi singoli stati slegati tra loro, ad un mercato del lavoro legato da regole interne ad ogni singola piccola nazione, ad una politica estera frammentata e discontinua. Ciò comporterebbe il ritorno a situazioni da guerra fredda, inasprite dalla contingenza politica ed economica attuale, con paesi costretti a gravitare nell’orbita di America o Cina. L’Europa può e deve ambire a ben altro, per la sua storia, per la sua cultura ma, soprattutto, per il benessere degli stessi Europei.
Ma l’Europa attuale non è strutturata per soddisfare realmente i bisogni delle popolazioni del continente. Essa è stata concepita come un mercato fin dalla nascita (ricordiamo il MEC del 1957) e quello che abbiamo oggi non è altro che la naturale evoluzione di un concetto puramente macroeconomico che è cresciuto negli anni usando la politica come strumento e non come fine. Per politica, ovviamente, intendo il concetto di polis, ossia l’occuparsi della collettività. Per questo oggi abbiamo un’unica moneta ma non abbiamo una politica comune. Abbiamo un unico mercato ma le scelte, specie quelle sociali, non sono condivise.
L’Europa unita è indispensabile per la salvaguardia degli interessi degli Europei. Ma non è questa l’Europa che può farlo. Occorre quindi scegliere se riformare l’esistente o azzerarlo e ripartire da capo con la ricerca di un’unità che sia prima di tutto politica, di intenti. L’Europa pacificata dopo secoli di guerre sanguinose può davvero diventare un’unica nazione ma deve partire dai bisogni della gente e non da quelli della finanza. Sono certo che sia questa l’unica strada da seguire, bandendo le spinte antieuropeiste nazionaliste e xenofobe, per la ricerca del bene comune che non può coincidere col ritorno all’antica frammentazione.
Luca Craia