L’Europa League “cugina povera”? Umberto Gandini (AC Milan) ci aiuta a capire la ratio dell’attuale format e i progetti della UEFA

L’avvento del Fair Play Finanziario ha portato alla ribalta una situazione di complessivo “disagio” del calcio europeo, che quasi ovunque (con l ‘eccezione, forse, della Bundesliga) non potrebbe vivere in assenza dei diritti televisivi. Tale situazione è particolarmente vera in Spagna ed Italia, dove esiste una marcata differenza fra le prime 3/5 squadre ed il gruppo delle altre. I diritti TV rappresentano infatti oltre il 60% dei ricavi totali e sono quindi indispensabili alla sopravvivenza dei club ed alla loro competitività.

Ad aggravare ulteriormente questo gap, vi è l'ulteriore forte divario per le squadre che partecipano alle competizioni europee:

• la Champions League ha distribuito nel 2012 circa 910 milioni di Euro (ben 156 in più dell'anno scorso, pari ad un incremento del 20,7%);
• l'Europa League ha messo invece in palio 209 milioni di Euro (contro i 150 dell'anno scorso, pari ad un incremento del 39%)

Si intuisce che parliamo di due competizioni che poco o nulla hanno a che fare fra loro. Ipotizzando che una squadra acceda alla fase a gironi, avrebbe la certezza di incassare in CL almeno 11,9 milioni di Euro, valore che scende a 1,3 milioni di Euro nel caso dell’Europa League.

Abbiamo ancora una volta approfittato della disponibilità del dott. Umberto Gandini (Direttore Organizzativo dell’AC Milan), per cercare di avere un’opinione di un addetto ai lavori. Abbiamo anche la fortuna che il Comitato Esecutivo UEFA ha da poco reso operativi alcuni cambiamenti, quindi possiamo ragionare su notizie fresche.  

Domanda: Dott. Gandini, è d’accordo con la definizione dell’Europa League quale “cugina povera” della Champions?

Risposta: In realtà no. Capisco perfettamente che misurandone soltanto il ritorno economico sia normale formulare questa rappresentazione, ma c’è un errore di fondo: le due competizioni nascono sulla base di principi diversi e, soprattutto, con obiettivi diversi.

La Champions League è nata per migliorare il format della vecchia “Coppa dei Campioni”, aprendo la competizione anche a squadre che, nonostante non avessero vinto il titolo nazionale, avevano espresso valori sportivi importanti nei rispettivi campionati.

Il format dell’Europa League (che è ancora “giovane” risalendo alla stagione 2009/2010 e modificato nel 2012/2013), invece, nasceva con una logica completamente diversa: consentire a squadre di nazioni diverse, anche piccole, di misurarsi con una competizione europea, acquisire visibilità, migliorare il proprio appeal.

Esemplificando al massimo il concetto: la CL nasce con uno spirito “elitario”, la EL “partecipativo”.

Però il format della EL sembra essere penalizzante per le squadre: si gioca il giovedì (con conseguente maggiore disagio per le squadre partecipanti) ed il ritorno economico è contenuto; per non parlare del fatto che a gennaio arrivano le squadre che sono state escluse dalla CL, tarpando di fatto le ambizioni alle altre.

Capisco le osservazioni. Tuttavia se noi allineassimo il format della EL a quello della CL sarebbe ancora peggio, perché allora si che sarebbe una “brutta copia” di un torneo più attraente.

Invece la discussione, anche a livello ECA, è stata sviluppata su un piano diverso: come fare per incrementare i ricavi della EL (senza intaccare quelli della CL) e per venire incontro alle aspettative dei club che vi partecipano.

Dobbiamo ricordare che la EL viene “venduta” solo da pochi anni, quindi – come tutti i format – ha necessità di tempo per trovare la sua nicchia. Per quanto riguarda la “discesa” dei Club dalla CL, le posso assicurare che in realtà questo genera un beneficio, perché in questo momento aumenta l’attrattiva economica della EL, che diversamente avrebbe ottenuto importi ancora minori dalla vendita del format.

Esistono già dei progetti, sono ancora preliminari, o l’iter della discussione è avanzato?

Per migliorarne l’attrattività stiamo discutendo di una serie di possibili iniziative, alcune delle quali sono già diventate operative.

Innanzitutto la CL provvederà ad incrementare la quota di contributo “solidale” che viene versato, attualmente pari a 30 milioni di Euro. È prematuro ipotizzare di quanto, ma sicuramente ci sarà per il triennio 2015/2018;

Nel frattempo il Comitato Esecutivo UEFA di Londra ha già deciso una serie di modifiche:

• il vincitore dell’Europa League acquisisce il diritto di partecipare alle fasi preliminari della CL. In questo modo aggiungiamo contenuto alla partecipazione e, potenzialmente, consentiamo anche ad un club “minore” di poter avere una chance di accedere alla CL;
• è stata decisa, a partire dal triennio 2015/18,  la centralizzazione dei diritti commerciali già a partire dal “Group Stage” (oggi parte dalle fasi ad eliminazione diretta) che si stima potrebbe portare un incremento interessante (60/70 milioni di Euro);
• verranno altresì portate da 6 a 16 le squadre classificate direttamente al “Group Stage” (le dodici vincenti le coppe nazionali e le quattro migliori piazzate delle prime quattro Federazioni. Questo consentirà ai broadcaster maggiori certezze di avere squadre della propria nazione rappresentate nella competizione: ad esempio Inghilterra, Spagna, Germania e (ad oggi) Italia, avrebbero due squadre presenti.

Ci siamo anche interrogati su possibili cambi alla modalità futura di vendita del format televisivo. Fino ad oggi, infatti, venivano trasmesse tutte le partite. Potrebbe essere economicamente più vantaggioso (ed è prassi per i campionati come la Premier League e la Ligue 1) differenziare le piattaforme di trasmissione (tv in chiaro, pay tv, internet) in modo da intercettare soggetti diversi interessati all’acquisto dello specifico segmento di diritti.  

Avete fatto una stima degli effetti di queste nuove politiche?

Sommando tutti gli interventi, non è da escludere che il budget della EL possa arrivare ai 280/300 milioni di Euro. Anche se rimane significativamente distante rispetto alla CL (che ci si attende anch’essa in crescita), si tratterebbe di un incremento del 50% sul valore attuale.

Inoltre l’eventuale diverso approccio alla vendita del format potrebbe portare, indipendentemente da un incremento dei ricavi, anche degli altri benefici: penso, ad esempio, ad un verosimile aumento dei ricavi da matchday delle squadre le cui partite non sono trasmesse in diretta.