Come un rettile alato che spalanca la sua bocca di fuoco, il Mediterraneo ingerisce ogni notte donne, uomini e bambini: 20.000 persone, è una statistica solo ipotetica, sono già morte nel tentativo di attraversare il mare nostro, nell’indifferenza generale dell’Europa. Sembra quasi inutile reclamare un’azione incisiva delle istituzioni europee, perché sappiamo bene che su molti fronti l’Europa è solo un concetto astratto. E le istituzioni, se ci sono, non funzionano.
Ci chiediamo tutti in queste ore dove sia finita quell’Europa che ha proclamato il suo primato nei diritti umani, nella tolleranza, nella solidarietà. Come è possibile che quell’insieme di paesi che si erano uniti per creare una ‘comunità di destini’, sia finito così…alla deriva?
Ridotta ad anello debole dell’economia mondiale, l’Europa è ormai incapace di prendere persino uno straccio di decisione umanitaria. Siamo impoveriti, impauriti, con addosso la certezza che i meccanismi decisionali europei non esistono, se esistono non funzionano, se funzionano non ne azzeccano una.
Mi è venuto a tiro un bel libro, Europa Sovranità dimezzata, edito da Il Foglio quotidiano, meno di cento pagine, scritto da Antonio Pilati, intellettuale esperto di media ma con uno sguardo molto speciale -pragmatico, orizzontale, capace di vedere connessioni inedite, di ricostruire le sedimentazioni successive che ci hanno portato qui dove siamo – che forse può aiutare a capire l’intreccio degli eventi.
Cosa dice Pilati? Intanto dice che vi sono colpevoli negligenze con cui sono stati stabiliti, a monte, i patti iniziali di questa Europa. La malattia insomma comincia nell’impianto politico-giuridico disegnato a Maastricht, fatto a posta per mettere in difficoltà i paesi deboli dell’area del Mediterraneo, e favorire la Germania. Una specie di difetto strutturale sospetto, di cui l’autore dà conto e spiega con chiarezza.
“Con la fine delle singole valute nazionali” scrive Pilati “il governo della moneta che ha sede non a caso a Francoforte, si è dato come principale tema operativo l’inflazione, la deflazione non è mai stata considerata”. Invece, bastava prevederlo, la deflazione è stata un’ovvia, naturale conseguenza. E così che il mantra dei conti a posto, quell’ angosciosa, continua insistenza sul taglio a breve termine dei deficit, manco fosse un imperativo divino, ha di fatto massacrato la base industriale dei paesi del Mediterraneo.
Al contrario, la Germania in questi anni è cresciuta e se la spassa, gode di un tasso ridotto al minimo con il quale finanzia titoli di debito pubblico e investimenti privati.
E mentre tutto sta affondando nella brutalità dei sacrifici (“la tempesta finanziaria non si lascia sedare dagli algoritmi” scrive Pilati), noi moriamo a poco a poco, nell’illusione che stiamo facendo i compiti a casa e che saremo premiati. Che fare? “Non c’è un aggiustamento di politica economica che possa reggere questo stato di cose” dice Antonio Pilati “se la moneta unica non sarà ripensata l’Europa ha molte probabilità di essere l’epicentro della prossima crisi”.
La conclusione è amara. Ci resta almeno la consolazione di un libro che indaga le questioni più importanti, risale alle ragioni delle cose, e aiuta a comprendere. Non è poco di questi tempi, per chi vorrà leggerlo.